Ohimè, che uscio lo spaventoso arresto
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Gio. Battista Cotta
XIV
Ohimè, che uscìo lo spaventoso arresto
Dall’implacabil Giudice superno:
Già veggio il nero auriga, ed il funesto
Carro di Morte, e spalancarsi Averno.
5Già i Rei, di tromba al rauco suono e mesto
Son strascinati al duro incendio eterno:
Giuoco feral di quel reo Spirto è questo,
Che fa de’ corpi lor crudo governo.
Quindi il collo, le mani, e i piedi avvinti
10Piombano in quelle oscure chiostre orrende
D’alta ignominia, e di squallor dipinti.
E ’l carro in giù precipitoso scende,
E gli urta, e porta agli ultimi recinti,
Dove penosa Eternità gli attende.