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LA CUTRETTOLA


Sii maledetto, lugubre bombito,
sparo che i colli franto iterarono,
          urtata via via
                    4la loro autunnale agonia;

scoppio donde ora resta una nuvola
grigia che pigra fuma nel vitreo
          serale silenzio,
                    8tra i salci colore d’assenzio!

C’era, de’ doppi per la Vigilia
de’ Morti, un vago pendulo palpito
          appena: sol oggi
                    12vedevo i castagni già roggi:

quando quel tuono per sempre il gracile
bisbiglio ruppe d’una cutrettola
          oh! scesa nel piano
                    16per questa sementa del grano.

Parea dicesse: — L’uomo, che semina,
io l’amo. Buono, con un suo vomere
          egli apre le zolle
                    20scoprendo l’anelide molle.

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Non sementina forse è quest’umida
giornata? Or ora goccie di nebbia
          piovevano mute
                    24su l’aride foglie cadute.

Ma non un muglio s’ode a cui correre
possa io sui toffi con tremiti agili
          e balli, nel solco
                    28che segue alle spalle il bifolco.

O dove è il curvo bifolco? Trepida
schiere ho vedute muovere squallide
          in umile cappa
                    32al luogo ov’è un solo che zappa.

Zappa, non ara; zappa e non semina;
talor con uno, pallido pallido
          e tacito, appresso;
                    36nell’ombra d’un lungo cipresso...

L’uomo è men lieto della cutrettola:
pensano e vanno, pensano e piangono;
          ed oggi più. Certo
                    40n’è causa quel campo deserto.

Oh! là tra i tanti fiori che odorano,
c’è il serpe. Io voglio domani al lugubre
          umano aratore,
                    44seguendone il solco «Fa cuore!»

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vuo’ dirgli: «è tanto dolce il tuo vivere,
che con la stessa marra a te semini
          il grano, ed amico
                    48tu scopri ad un altro il lombrico!»...