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Delle Odi Barbare Libro II
La madre (Gruppo di Adriano Cecioni)

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LA MADRE

(gruppo di adriano cecioni)


Lei certo l’alba che affretta rosea
al campo ancora grigio gli agricoli
mirava scalza co ’l piè ratto
passar tra i roridi odor’ del fieno.4

Curva su i biondi solchi i larghi omeri
udivan gli olmi bianchi di polvere
lei stornellante su ’l meriggio
sfidar le rauche cicale a i poggi.8

E quando alzava da l’opra il turgido
petto e la bruna faccia ed i riccioli
fulvi, i tuoi vespri, o Toscana,
coloraro ignei le balde forme.12

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Or forte madre palleggia il pargolo
forte; da i nudi seni già sazio
palleggialo alto, e ciancia dolce
con lui che a’ lucidi occhi materni16

intende gli occhi fissi ed il piccolo
corpo tremante d’inquïetudine
e le cercanti dita: ride
la madre e slanciasi tutta amore.20

A lei d’intorno ride il domestico
lavor, le biade tremule accennano
dal colle verde, il büe mugghia,
su l’aia il florido gallo canta.24

Natura a i forti che per lei spregiano
le care a i vulghi larve di gloria
cosí di sante visïoni
conforta l’anime, o Adrïano:28

onde tu al marmo, severo artefice,
consegni un’alta speme de i secoli.
Quando il lavoro sarà lieto?
quando securo sarà l’amore?32

quando una forte plebe di liberi
dirà guardando ne ’l sole: — Illumina
non ozi e guerre a i tiranni,
ma la giustizia pia del lavoro —?36