Odi barbare/Delle Odi Barbare Libro II/Canto di Marzo
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Canto di Marzo
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Quale una incinta, su cui scende languida
languida l’ombra del sopore e l’occupa,
disciolta giace e palpita su ’l talamo,
sospiri al labbro e rotti accenti vengono
5e súbiti rossor la faccia corrono,
tale è la terra: l’ombra de le nuvole
passa a sprazzi su ’l verde tra il sol pallido:
umido vento scuote i pèschi e i mandorli
bianco e rosso fioriti, ed i fior cadono:
10spira da i pori de le glebe un cantico.
― O salïenti da’ marini pascoli
vacche del cielo, grigie e bianche nuvole,
versate il latte da le mamme tumide
al piano e al colle che sorride e verzica,
15a la selva che mette i primi palpiti — .
Cosí cantano i fior che si risvegliano:
cosí cantano i germi che si movono
e le radici che bramose stendonsi:
cosí da l’ossa de i sepolti cantano
20i germi de la vita e de gli spiriti.
Ecco l’acqua che scroscia e il tuon che brontola:
porge il capo il vitel da la stalla umida,
la gallina scotendo l’ali strepita,
profondo nel verzier sospira il cúculo
25ed i bambini sopra l’aia saltano.
Chinatevi al lavoro, o validi omeri;
schiudetevi a gli amori, o cuori giovani,
impennatevi a i sogni, ali de l’anime;
irrompete a la guerra, o desii torbidi:
30ciò che fu torna e tornerà ne i secoli.