O sacro terzo ciel, col tuo valore
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A FIORENZA
O sacro terzo ciel, col tuo valore
Riscalda sì il mio ingegno frale,
Che nel diritto segno
Suoni la lingua come il cor disìa.
5Io dico a te, possente sir d’amore,
A cui per grazia lagrimando vegno,
Che tu mi faccia degno
Di ragionar dell’alta donna mia;
In cui dimora senno e cortesìa,
10Magnanimo possente core altero
E disdegnoso e fero
In contro a chi l’invidia ingiustamente:
Però, cui acconsente
Di questa donna posseder sue gioie,
15E’ gustale con pace e senza noie.
O donna bella mia! o bel paese!
O voi ch’avete la sua chioma in mano!
O gentil popolano,
Sia chi si vuole, ascolta il mio latino!
20Dimenticate le passate offese.
Questo vi provo con consiglio sano:
Tu perdoni allo strano;
Pensa che debbi al tuo concittadino!
Se tu non credi nel falso destino,
25Di buona operazion debbi sperare
Più tosto prosperare
Che pur seguendo guerra trovar pace.
Ma se, lupo rapace,
Fiero tiranno si vuole appressare,
30Allor conforto il franco guerreggiare.
Non le strappate la dorata chioma,
Non murmurate i suoi dorati membri,
Sì che non si dismembri
Da voi la giusta spada e la colonna.
35Recatevi a memoria l’alta Roma,
Quel ch’ella fu e quel che la trasmembri.
E, se ben ti rimembri,
Vedrai come del mondo fu madonna,
Mentre ch’e’ si vestiro ad una gonna
40I suoi possenti e legittimi figli:
Poi, pe’ falsi consigli
D’invidia e d’avarizia e di superba,
Sol la fama si serba,
Che le doppie tristizie nelle menti
45Quando è in felice tempo si rammenti.
Prendete per ispecchio il gran reame
Di Napoli ch’è sì nobil cittade;
Che nella mia etade
Ricordo ch’era un mezzo paradiso;
50E quante terre già per Talia grame,
Che lagrimar mi fanno per pietade!
Ben hai in te crudeltade,
Tu che m’ascolti, se non bagni il viso.
O soli, o gigli, o perle, o fiordaliso!
55Io triemo tutto per la gelosìa
Di te madonna mia,
Che tu non cresca sempre la tua insegna,
Ma colui ti sovvegna
Che tutto regge, e di te s’innamori,
60Sì che Fiorenza sempre si rinfiori.
Va’ riverente e d’umiltà vestita,
O canzon mia, e contro ad ogni errore;
Sicchè con puro core
Ragion ti faccia franca compagnìa.
65E per non esser tu così pulita,
Non ti curar; dirai — Il mio fattore
Non è da più valore:
Bastivi il buon voler ch’a voi m’invìa;
Chè, per voler di quel che mi desìa,
70E’ si muove a narrar queste parole. —
Tu che leggi, ricôle;
Non ti gittar delle virtù da lato.
Questo ch’i’ t’ho narrato
Prudenza e carità mel venne a dire;
75Ed un raggio d’amor mel fe ridire.
(Dal vol. II delle Poesie italiane inedite, raccolte da F. Trucchi.)