Nuovi poemetti/I due alberi
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I DUE ALBERI
Vento dei Santi, il giorno si raccoglie
già per morire; e tu su’ due gemelli
3alberi soffi, e stacchi lor le foglie.
Ora le tocchi appena, ora le svelli:
quali cadono a una a una, quali
6partono a branchi, come vol d’uccelli.
Tutta una fuga, quando tu li assali,
si fa nel cielo, e in terra, fra le zolle,
9un fruscìo grande, un vano tremor d’ali:
stridono e vanno, girano in un folle
vortice, frullano inquïete attorno,
12calano con un abbandono molle.
A volte sembra muovano al ritorno,
a sbalzi... Ma, tu le riprendi, e porti
15con te, via. Tutte son cadute e il giorno
è morto: tu lo sai, vento dei Morti!
Viene col vento un canto di preghiera
e di tristezza, e vanno via le foglie
19con lui, stridendo in mezzo alla bufera:
“Noi di noi siamo le fugaci spoglie:
21la nostra vita è sempre là dov’era.
Il vento in vano all’albero ci toglie:
23là rinverzicheremo a primavera„.
Col vento via le vane foglie vanno;
25gemono, mentre intorno si fa sera.
“Non torneremo al rifiorir dell’anno:
27noi ce n’andiamo avvolte nell’oblìo.
Non fu la vita che un fugace inganno.
29L’albero è morto. Addio per sempre! Addio!„
È morto il giorno, ed anche muor la sera,
ed anche muore il canto tristo e pio.
32E il cielo splende su la terra nera.
Il vento trova la sua strada ingombra
di foglie e stelle. Gli alberi, sparito
35e l’uno e l’altro. Io vedo una grande ombra.
Ne vedo un solo. All’animo lo addito,
l’albero solo. Spunta da un velame
38di nebbia eterna, ed empie l’Infinito.
Protende le invisibili sue rame
cui sono appesi d’ogni parte i mondi.
41Si crolla ad un grande alito il fogliame;
e d’un perenne tremolìo le frondi
lustrano ardenti. Alcuna cade e brilla
44giù per gli abissi ceruli, profondi.
Io, sotto la corona, che sfavilla,
dell’Universo, odo, smarrito assòrto,
47uno stridìo. Forse una foglia oscilla
ancora a un ramo dell’albero morto.