Novellino/XXXVII
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Due re furo, ch’erano delle parti di Grecia; e l’uno iera troppo più poderoso che l’altro. Furo insieme a battaglia: lo più poderoso perdeo. Andonne in una sua camera, e maravigliavasi, siccome avesse sognato; e al postutto non credeva avere combattuto.
In quella l’angelo di Dio venne a·llui e disse:
«Come isté? Che pensi? Tu non hai sognato, anzi combattuto; e se’ isconfitto».
E lo re aguardò l’angelo e disse:
«Come può essere? Io avea tre cotanta gente di lui! Perché m’è avenuto?».
E l’angelo rispuose:
«Però che tu se’ nimico di Dio».
Allora lo re disse:
«O è lo nemico mio sì amico di Dio, che però m’abbia vinto?».
«No» disse l’angelo: «che Dio fa vendetta del nimico suo col nimico suo. Va’ tu coll’oste tua e ripugna co·llui, e tu lo sconfiggerai com’elli ha fatto te».
Allora questi andò e ricombatté col nemico suo e sconfisselo e preselo, sì come l’angelo li avea detto.