Novellino/XXVIII
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Grandissimi savi stavano in una scuola a Parigi e disputavano del cielo impireo e molto ne parlavano disiderosamente e come stava di sopra li altri cieli. Contavano il cielo dov’è Saturno, e di Giupiter e di Mars, e quel del Sole e di Venus e della Luna, e come sopra tutti stava lo ’mpireo cielo; — e sopra quello sta Dio Padre in maiestate sua.
Così parlando, venne un matto e disse loro:
«Signori, e sopra capo di quel Signore, che ha?».
E l’uno rispuose a gabbo:
«Havi un capello».
Il matto se n’andò, e ’ savi rimasero. Disse l’uno:
«Tu credi al matto aver dato il capello, ma elli è rimaso a noi. Or diciamo sopra capo che ha».
Assai cercaro loro scienzie: non trovaro neente. Allora dissero:
«Matto è colui ch’è sì ardito che la mente metta difuori dal tondo».
E via più matto e forsennato quelli che pena e pensa di sapere il suo Principio, e sanza veruno senno chi vuol sapere li suo’ profondissimi pensieri, quando que’ molto savi non potero invenire solamente quello ch’Egli sopra capo avesse.