Novellino/XLII
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Guiglielmo di Berghedan fue nobile cavaliere di Proenza al tempo del conte Raymondo Berlinghieri. Un giorno avenne che ’ cavalieri si vantavano, e Guiglielmo si vantò che non avea niuno nobile uomo in Proenza che non gli avesse fatto votare la sella e giaciuto con sua mogliera: e questo disse in aldienza del conte. E ’l conte rispuose:
«Or mee?».
Guiglielmo disse:
«Voi, signor, il vi dirai».
Fece venire un suo destrier sellato e cinghiato bene; li sproni in piedi, mise il piè nella streva, prese l’arcione e, quando fu così ammanato, parlò al conte e disse:
«Voi, signor, né metto né traggo»; e monta in sul destriere e sprona e va via.
Il conte s’adiroe molto. Que’ non veniva a corte. Un giorno si ragunaro donne a uno nobile convito: mandaro per Guiglielmo — e la contessa vi fu —, e dissero:
«Or ci di’, Guiglielmo: perché hai tu così unite le nobili donne di Proenza? Cara la comperai!».
Catuna avea uno mattero sotto. Quella che li parlava li disse:
«Pensa, Guiglielmo, che per la tua follia e’ ti conviene morire».
E Guiglielmo, vedendo che così era sorpreso, parlò e disse:
«D’una cosa vi prego, donne, per amore della cosa che voi più amate: che inanzi ch’io muoia voi mi facciate un dono».
Le donne risposero:
«Volentieri: domanda, salvo che tu non dimandi tua scampa».
Allora Guiglielmo parlò e disse:
«Donne, io vi priego per amore che quale di voi è la più putta, quella mi dea in prima».
Allora l’una riguarda l’altra: non si trovò chi prima li volesse dare, e così scampò aquella volta.