Novellino/LXXXIII
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Andando Cristo un giorno co’ discepoli suoi per un foresto luogo, nel quale i discepoli che veniano dietro videro lucere da una parte piastre d’oro fine (onde essi chiamarono Cristo maravigliandosi perché non era ristato ad esso), sì li dissero:
«Signore, prendiamo quello oro: sì·nne consolerai di molte bisogne».
E Cristo si volse e ripreseli e disse:
«Voi adimandate quelle cose che toglie al nostro regno la più parte dell’anime che·ssi perdono; e che ciò sia vero, alla tornata ne vedrete l’asempro».
E passaro oltre.
Poco stante, due cari compagni lo trovaro, onde furono molto lieti; et in concordia andò l’uno alla più presso villa per menare uno mulo, e l’altro rimase a guardia. Ma udite opere ree che ne seguiro poscia, de’ pensieri rei che ’l nemico diè loro. Quelli tornò col mulo e disse al compagno:
«Io ho mangiato alla villa, e tu dei aver fame. Mangia questi due pani così belli, e poi caricheremo».
Rispuose quelli:
«Io non ho gran talento di mangiare ora; e però carichiamo prima».
Allora presero a caricare e, quando ebbero presso che caricato, quelli ch’andò per lo mulo si chinò per legare la soma, e l’altro li corse di dietro a tradimento con uno apuntato coltello e ucciselo. Poscia prese l’uno di que’ pani e diello al mulo, e l’altro mangiò elli. Il pane era atoscato: in pruova cadde morto elli e ’l mulo inanzi che movessero di quel luogo, e l’oro rimase libero come di prima.
E ’l Nostro Signore passò indi co’ suoi discepoli nel detto giorno, e mostrò loro l’asempro che detto avea.