Novellino/IX
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Uno borgese di Bari andò in romeaggio e lasciò trecento bisanti a un suo amico con queste condizioni e patti:
«Io andrò sì come a Dio piacerà; e s’io non rivenisse, dara’li per l’anima mia; e s’io rivengo a certo termine, quello che tu vorrai mi renderai, e li altri ti terrai».
Andò il pellegrino in suo romeaggio; rivenne al termine ordinato e radomandò i bisanti suoi.
L’amico rispuose:
«Conta il patto».
Lo romeo lo contò a punto.
«Ben dicesti» disse l’amico. «Te’ ’diece bisanti ti voglio rendere; i dugentonovanta mi tengo».
Il pellegrino cominciò ad adirarsi dicendo:
«Che fede è questa? Tu mi tolli il mio falsamente».
E l’amico rispondea soavemente:
«Io non ti fo torto; e, s’io lo ti fo, siànne dinanzi alla Signoria».
Richiamo ne fue; lo Schiavo di Bari ne fu giudice. Udìo le parti; formò la quistione onde nacque questa sentenzia, e disse così a colui che ritenne i bisanti:
«Rendi ’ dugentonovanta bisanti al pellegrino, e ’l pellegrino ne dea a te ’ dieci che tu li hai renduti, però che ’l patto fu tale: »ciò che tu vorrai mi renderai«. Onde i dugentonovanta bisanti ne vuoli, rendili; e i diece, che tu non volei, prendi».