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III V
Come uno re commise una risposta a un suo giovane figliuolo, la quale dovea fare ad ambasciadori di Grecia

Uno re fu nelle parti di Egitto, lo quale avea un suo figliuolo primogenito, lo quale dovea portare la corona del reame dopo lui. Questo suo padre dalla fantilitade sì cominciò e fecelo nodrire intra savi uomini di tempo, sì che anni avea quindici e giamai non avea veduto niuna fanciullezza.

Un giorno avenne che·llo padre li commise una risposta ad ambasciadori di Grecia. Il giovane, stando sull’aringheria per rispondere alli ambasciadori — il tempo era turbato e piovea —, volse li occhi per una finestra del palagio e vide altri giovani che accoglievano l’acqua piovana e facevano peschiera e mulina di paglia. Il giovane, vedendo ciò, lasciò stare l’aringheria e gittossi subitamente giù per le scale del palagio et andò alli altri giovani che stavano a ricevere l’acqua piovana e cominciò a fare le mulina e le bambolitadi. Baroni e cavalieri lo seguirono assai e rimenarlo al palazzo; chiusero la finestra, e ’l giovane diede sufficiente risposta.

Dopo il consiglio si partìo la gente. Lo padre adunò filosofi e maestri di grande scienzia; propuose il presente fatto. Alcuno de’ savi riputava movimento d’omori; alcuno, fievolezza d’animo; chi dicea infirmità di celabro: chi dicea una e chi un’altra, secondo le diversità di loro scienzie. Uno filosofo disse:

«Ditemi come lo giovane è stato nodrito».

Fu·lli contato come nodrito era stato con savi e con uomini di tempo, lungo da ogni fanciullezza.

Allora lo savio rispose:

«Non vi maravigliate se·lla natura domanda ciò ch’ella ha perduto. Ragionevole cosa è bamboleggiare in giovanezza, et in vecchiezza pensare».