Novelle orientali/XX. Tratti diversi di Bahalul, buffone d'Arun-Errechid

XX. Tratti diversi di Bahalul, buffone d'Arun-Errechid

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XX. Tratti diversi di Bahalul, buffone d'Arun-Errechid
XIX. Giustizia di un Sultano
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XX.


Tratti diversi di Bahalul, buffone d’Arun-Errechid.


Arun-Errechid, saggio principe, avea nella sua corte un buffone che avea l’uffizio di ricrearlo, ed avea nome Bahalul. Chiesegli cotesto Califfo un giorno quanti erano in Bagdad i pazzi. Oh, sarebbe un po’ lunghetta la lista, risposegli il buffone. Orsù, sbrigati, gli disse il principe; scrivila, e intendo che sia puntuale. Uditemi, ripigliò Bahalul, e intendiamoci bene: essendo io nemico della fatica, farò la nota de’ saggi; questa, vi do parola, sarà assai breve, e di qua saprete quanti sono i pazzi.

Essendosi lo stesso Bahalul posto a sedere sul trono del Califfo, tanta temerità, come volea ragione, venne gastigata dalle guardie con una tempesta di bastonate. Le replicate grida di Bahalul trassero quivi il principe, il quale ridendosi della pazzia di quello sciocco, procurava di consolarlo della ricevuta correzione. Io non piango, rispose il buffone, per me; ma il mio pensiero è per voi. Se per avere occupato il trono vostro un momento ho ricevute tante percosse, qual gragnuola ne cascherà dopo morte a voi che l’avete occupato pel corso di una lunga vita?

Lo stesso Bahalul era almeno stato cotanto saggio, che non avea mai voluto prender moglie. Errechid [p. 265 modifica]gli diede ordine che si ammogliasse con una fanciulla giovane, bella e virtuosa, colla quale dicea egli avrebbe fatta vita felice. Ubbidì Buhalul; ma non sì tosto si coricò a lato della novella sposa, che tutto ad un tratto si levò, mostrandosi tutto atterrito. I parenti della sposa, offesi da tale ingiuria, corsero a dolersene al principe, il quale, fatto venire il buffone a sè, gli domandò con oscura e rigida faccia, qual fosse stata la ragione del suo strano procedere. Signor mio, gli rispose Bahalul con l’aria di uomo innocente, io non saprei di che rimproverare la sposa che a voi è piaciuto di darmi. Ella è bella, e saggia credo che sia; ma non sì tosto io fui entrato nel letto nuziale, che io udii molte tumultuose voci uscire del suo ventre: una di esse domandava un turbante, un’altra del pane, questa pantofole, quella un vestito. Allora non fu possibile ch’io raffrenassi il mio spavento, e con tutti gli ordini vostri e la grazia e la bellezza della sposa mia mi diedi a fuggire con quante avea gambe, temendo di aver a diventare più miserabile e più pazzo di quel che io mi sia.


FINE