Novelle orientali/XIV. Modo ingegnoso usato da un Visir per liberare il suo signore, il quale per la poca sua prudenza, era stato fatto prigione

XIV. Modo ingegnoso usato da un Visir per liberare il suo signore, il quale per la poca sua prudenza, era stato fatto prigione

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XIV. Modo ingegnoso usato da un Visir per liberare il suo signore, il quale per la poca sua prudenza, era stato fatto prigione
XIII. L'Uomo di corte virtuoso XV. Atto straordinario di generosità di un Egiziano

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XIV.


Modo ingegnoso usato da un Visir per liberare il suo signore, il quale per la poca sua prudenza, era stato fatto prigione.


Melekchah, re di Persia, sosteneva la guerra contro l’Imperadore di Costantinopoli: stavansi i due eserciti a fronte, divisi da un fiume ch’era la sicurezza dell’uno e dell’altro. Affidatosi a così fatto riparo, il re de’ Persiani, che giovane era, giudicò di poter andare a caccia mentre che stavano vicendevolmente in guardia; ma l’imperador greco avea fatto passare il fiume ad alquanti armati alla leggiera, che colsero i cacciatori sprovveduti e gli condussero al campo loro. Non avea il monarca persiano sopra di sè verun segno della sua dignità: era vestito alla leggiera, a modo di cacciatore, e come erano tutti gli altri del suo accompagnamento: si deliberò a nascondere il suo grado, acciocchè il nemico non conoscesse quanto importasse la sua preda. Avea questo principe un visir, al quale avea dato il comando dell’esercito. Nizamelmulk (questo era il nome del visir), avuto notizia della disgrazia accaduta al suo signore, usò cautela per tenerla celata: fece star la guardia, secondo l’usanza, al padiglione del sultano, e mandò genti all’esercito nemico a chiedere parlamento al principe greco. Avuta la risposta favorevole da’ Greci, passò il visir al quartiere del nemico, e sì larghe proposizioni gli fece da parte del suo signore, che l’imperadore di Costantinopoli lietamente le accolse. D’altro più non trattavasi che di certe difficoltà di picciolo rilievo. Nizamelmulk fece credere ch’egli avea debito di riferire al suo signore la volontà dell’imperadore. Mentre che egli era per dipartirsi, gli disse il Greco, che i suoi guastatori aveano il giorno avanti presi alquanti officiali persiani che si erano dilungati dall’esercito per cacciare. Non possono costoro essere altro che [p. 254 modifica]subalterni, rispose il gran visire con aria di uomo che quasi di ciò non si curasse punto, poichè non mi venne annunziato che capo alcuno sia stato fatto prigione. Ve gli farò vedere, rispose l’imperadore di Costantinopoli, e gli ricondurrete al vostro signore come primo pegno di pace.

Incontanente venne quivi condotto il principe persiano accompagnato da’ suoi. Giovò la sua confusione a tenerlo celato, poichè non avea animo di alzare gli occhi nè in faccia all’inimico, nè al suo visire. Questi parlò al prigione con aria di severità di un capo che riprende: indi lasciò l’imperadore greco, promettendogli pronta risposta da parte del monarca persiano.

Non sì tosto furono usciti del campo il visire ed i prigionieri, che Melekchah ricevette le scuse del suo primo ministro, e con facilità gli perdonò quella ch’egli dicea mancanza di rispetto. Le proposizioni di pace state fatte dal visire solamente per necessità del caso, furono rotte fra poco. Il principe greco, mal pago che gli fosse stato fatto tal giuoco, si affrettò a dar la battaglia, la quale fu viva e piena di uccisioni. Furono rotti i Greci, e l’imperadore venne fatto prigione e condotto al padiglione del suo vincitore. Oh, qual maraviglia fu quella del greco monarca, quando riconobbe sopra un trono circondato di gloria quel giovane imperadore che avea veduto pochi giorni prima in istato cotanto umile, sgridato dal visire, e felicissimo di avere ottenuta la libertà da lui che era al presente suo schiavo!

Il principe greco, senza punto dimenticarsi l’alterezza conveniente al suo grado: Io, disse, non mi nascondo; tu sai chi sono. Se tu sei l’imperadore de’ Persiani, rimandami; se mercatante, vendimi; se macellajo, uccidimi.

Melekchah, punto l’animo dalla generosità, rispose: Se davanti agli occhi tuoi non fui sempre imperadore, voglio esserlo oggidì: ritorna al tuo campo, tratteremo di poi.