Novelle lombarde (Cantù)/Alla Melanconia
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ALLA MELANCONIA
Melanconia, dell’anima
Nube soave e cara,
Onde a soffrir s’impara
4Dei casi all’alternar,
Me del tuo latte al pascolo
Traendo ancor fanciullo,
Dall’ilare trastullo
8Volgevi al meditar.
Di tortorella il gemito,
L’aura che bacia il rio,
Il suon d’un mesto addio
12Pareanmi il tuo sospir.
Fiori spargeva e lagrime
Degli avi miei sull’urna?
Col vol d’aura notturna
16Io ti sentia venir.
Dove quell’ermo vertice
Lungi dal mondo tace,
Chiesi, al tuo piè seguace,
20Pensieri e libertà:
O dove il muschio e l’edera
Sul mio castello erranti,
L’ire, le laudi, i pianti
24Copron d’un’altra età.
Spinto a lottar nel pelago,
Soffrii, compiansi, amai;
Ma de’ tuoi miti rai
28Sempre ebbi vago il cor:
Te dall’urbano turbine
Cercai, te in cupa stanza,
Fra sogni di speranza,
32Nell’ansia del terror.
Con te fremei se l’empio
Franger il dritto io scôrsi:
Al pio calcato io porsi
36Per te l’amica man.
Teco evocai d’Italia
Le ceneri eloquenti,
Cercando ai corsi eventi
40Gli eventi che saran.
Giovin, ma stanco e naufrago
Riedo al paterno lido:
Teco all’ombria m’assido
44Che me fanciul coprì.
Riedo, col cor dall’odio,
Straziato e dal dispetto,
Ove a benigno affetto
48Tu m’educavi un dì.
Melanconia, col placido
Spettacol di natura,
Le piaghe mie deh cura,
52Rendi me stesso a me;
Tornami in pace agli uomini,
M’insegna oblio, perdono;
Di’ che follia non sono
56Onor, giustizia e fè.