Novelle (Sercambi)/Novella XXX

Novella XXX

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XXX


La dilettevole novella di quello da Genova ha molto la brigata consolata, e massime le giovane. E per aver più piacere <il preposto> comandò alle cantarelle che una canzona dicano. Loro preste disseno:

«A forniuol vo’ cu cu un cu, qual fanno,

volendo un mio fuggito uccel pigliare,

sì ch’io uccello e vegomi ucellare.
Un’oga fa co co com’ella sente

che cheto a lui m’acosti in tempo scuro,

e par pur ch’ella gridi: — Al furo, al furo! —
Ond’e’ si scuote e tutto si rintocca,
poi fugge me. Perch’è l’oca sì sciocca?»

E poi il preposto comandò a l’autore che una bella novella dicesse fine che a Sisi seranno giunti: «Dove noi prenderemo quel perdono di santo Francisco». L’altore come ubidente disse che sará fatto; e voltòsi alla brigata e disse:


DE INGANNO

Di monna Antonia vedova, de’ Virgiliesi di Pistoia.


Fu nella città di Pistoia una donna nomata madonna Antonia vedova, de’ Virgiliesi, la quale di suo corpo era grande et assai bella e molto balda e leggiera assai bene. E quella madonna Antonia tornava spesso di fuori a un suo luogo al Poggio a Caiano, [p. 141 modifica]là u’ molte massarizie e letti v’aveva, e alcuna volta dell’anno si trovava in Pistoia sola.

Avenne che uno giorno uno giovano nomato Ricciardo gentile della casa de’ Panciatichi amalò. E non avendo in casa neuno che ’l governasse (però che non avea ancora avuto donna e stava al governo di una sua fante), un giorno una parente del ditto Ricciardo vicina di madonna Antonia disse alla ditta monna Antonia che li piacesse andar seco. Madonna Antonia disse: «Volentieri».

E messesi le mantella, andonno a casa di Ricciardo e trovollo molto grave; equine trattosi le mantella, comincionno a porgerli del zucaro e dell’altre cose bisognevoli a Ricciardo. Ricciardo confortatosi, stato alquanto dice: «Per certo se io potesse stare fuori di Pistoia in qualche villa ch’io vedesse l’arie, io guarrei per certo». Madonna Antonia, per amor della sua vicina, disse a Ricciardo che se pensava d’avere per quello . . . . . . . sto fusse in piacere, che ella lo condurè’ a’ luogo suo al Poggio a Caiano. Ricciardo . . . . . . . disse: «Madonna, per certo se io vi fusse guarrei». Monna Antonia disse: <Se tu ci> volessi andare, io verrò teco e penso che guarisse». Ricciardo disse: «Poi che vi piace <che io> vegna al vostro luogo, mi pare già esser guarito».

E ditto tra loro lo dì dell’andare, Ricciardo procacciò du’ cavalli, l’uno per madonna Antonia e l’altro per sé. E fatto venire alcuna bestia da soma per portare alcune cose, venuto il giorno, preso tutti i gioielli (che n’avea assai) e’ suoi denari et aparecchiatosi per montare a cavallo per andare in villa con madonna Antonia, la quale montata a cavallo acompagnata da Ricciardo, escirono di Pistoia. E mentre che cavalcano, dice Ricciardo che lui è ricco di bella casa e di buoni gioielli e denari. Madonna Antonia dice: «Bene io so che tu hai bella casa, et anco credo che abbi quello dici». Ricciardo dice: «Acciò che mi crediate»: si trasse di seno una scatoletta in che erano di belli gioielli e disse a madonna Antonia che lei serbasse. Madonna Antonia li prese dicendo: «Volentieri».

E mentre che calumavano, Ricciardo dice: «Come sarò guarito mi vo’ fare cavalieri, e sempre arò in Pistoia et altró’ buono officio». Madonna Antonia dice che farà molto bene. Ricciardo, [p. 142 modifica]che si dava di gran vanti, cavalcando disse: «O monna Antonia, io vo’ una grazia da voi». Madonna Antonia pensando <Ricciardo> le domandasse qualche cosa . . . . . . . . alla sua malatia, rispuose: «Che ti piace?» Ricciardo <disse>: «Vorrei, et a me sarè’ somma allegrezza, che voi fuste contenta d’esser mia moglie». Ella disse: «Or che t’odo dire? È questo il mal che tu hai?» Ricciardo disse: «In veritá vi dico che a me sarè’ sommo piacere». Madonna Antonia disse: «Or come vorresti tu me? Credi, io non <sono> a età d’aver figliuoli, e tu se’ giovano». Ricciardo afermando: «Io vi dico se a voi piace io per me sono più che contento»; madonna Antonia, che le parole l’aveano fatto venire la rósa al culo, non guardando altro rispetto, ralegratasi del parlare <di> Ricciardo disse: «Andiamo al mio luogo e briga di guarire, che io sarò contenta di ciò che vuoi».

Giunti al Poggio a Caiano a’ luogo di madonna Antonia, là u’ quine Ricciardo fu <per> madonna Antonia servito indella malatia tanto che guarito fu, e mentre che in tal maniera stava, Ricciardo disse: «Madonna Antonia, io vorrei che fornissimo il matrimonio». Madonna Antonia, che avea la rabbia al culo, disse: «Poi che contento se’ d’esser mio marito, io vo’ che mi prometti in chiesa di prendermi per moglie». Ricciardo disse che li piacea. Et andati innella chiesa, quine promisse quello che poi non attenne.

E fatta tal promissione tornaro in casa, e qui monna Antonia sì cominciò a cavarsi la rabbia del culo, non avendo guardato a che era condutta. Ricciardo saziatosi più volte e non guardando lo vitupero e la promessione fatta, prendendo alcuna scusa, dicendo: «Antonia, a me è di necessità esser a Pistoia e richiedere i miei parenti e dare ordine che ne vegni onorevilemente come s’apartiene; e acciò che io possa fornire quello bisogna, dammi quelli gioielli»; Antonia, che già per lo suo fallo avea perduto il nome di madonna, li gioielli diede a Ricciardo dicendoli che ordinasse che a casa la meni.

Ricciardo partitosi e tornato in Pistoia vantandosi d’aver sì cavato la voglia a sé e parte della rabbia ad altri, di queste cose a’ parenti di Ricciardo venne notizia e simile a’ parenti di Antonia. E ciascuno de’ parenti andò al suo: cioè li parenti di Antonia dis[p. 143 modifica]seno: «O Antonia, può esser questo, che Ricciardo abbia auto contentamento di te et usato teco?» Antonia disse: «Sì, però che m’ha promisso prendermi per moglie, et è ito a Pistoia a dar ordine di menarmi». Li parenti, che sapeano la condizione di Ricciardo — quanto era di cattiva condizione — , dissero: «Ogimai sarai vergognata come meretrice». Antonia disse: «Non credo che mi inganni, che quando mi stava a dosso prendendo di me suo piacere mi disse di tornar per me». I parenti isvergognandola dissero: «Or ti rimane».

Li consorti di Ricciardo, odendo dire quello che con Antonia avea seguito, ordinonno di darli moglie una giovana. Antonia ciò sentendo ricorse al vescovo dicendo: «Io sento che Ricciardo vuole prendere moglie; et io vi dico che non la può prendere, però che me ha presa, et in segno di ciò più volte è usato meco carnalmente». Lo vescovo, udendo tali parole, mandato per Ricciardo e narratoli quello che Antonia li avea ditto, li disse che rispondea. Ricciardo disse ch’era vero che spessissime volte avea usato con lei come s’usa colle meretrici, ma non che mai la volesse né prendesse per moglie. Antonia, udendo quello che Ricciardo avea ditto in presenzia de’ suoi parenti e del vescovo, Svergognata si partìo né mai più non ebbe onore.

Ricciardo, preso moglie, non molto tempo steo che, quello avea consumato, e fu costretto di Pistoia partirsi, e la seconda moglie con lui non volse tornare. E ultimamente alla moglie fu fatto quello ch’e’ fatto avea a Antonia; e così li fu renduto del pan focaccia.

Ex.º xxx.