XIII

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XII XIV

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XIII.

La Villa delle Acacie si chiuse quasi improvvisamente pochi giorni dopo — era la fine di settembre — e la bella e benefica dama sparì da Wild-Forest, lasciando dietro a sè una scia di rimpianto in chi l’aveva conosciuta, e di rancori in chi non l’aveva potuta avvicinare. Si seppe che era andata in Iscozia per la stagione delle caccie.

Prima di partire aveva chiesto al dottor Harding se le sue figliole, o almeno una di esse — forse la piccola Leslie? — avrebbe potuto essere della partita. Ma questa proposta aveva gettato un tale panico nel tranquillo ambiente di Rose Cottage, che Lady Randolph aveva trovato prudente non insistere.

Ella si limitò allora a rammentare al dottore la promessa più d’una volta ripetuta, che, al di [p. 87 modifica] lei ritorno a Londra in dicembre, egli le avrebbe concesso di avere ospiti in casa sua le due care fanciulle.

— Me le confiderà per qualche settimana; meglio ancora per qualche mese, — aveva detto, col suo scintillante sorriso, la gentildonna, — Impareranno a conoscere un poco il mondo, la vita.... Passeranno dei giorni lieti....


Se il pensiero di un’immediata separazione e, più ancora, della partenza d’una di loro aveva spaventato le due sorelle, altrettanto le deliziò l’idea della progettata visita a Londra, ancora abbastanza remota per non essere temibile. C’era tutto il tempo per pensarci, per parlarne, per preparare l’anima e il vestiario all’importante avvenimento.

Fu quest’ultimo il problema più arduo: poichè, se Myosotis trovava che i loro abiti dell’anno precedente e la biancheria che possedevano poteva perfettamente bastare, la vecchia Jessie asseriva sdegnata che ci voleva tutto un corredo nuovo.

— Guardate se è mai possibile, — esclamava, ciondolando sdegnosamente davanti ai loro ceruli occhi un po’ trasognati, delle informi [p. 88 modifica] calze nere assai rattoppate e degli altri indumenti di forma imprecisata, da cui pendevano molte fettuccie: — guardate se è possibile andare a stare in un palazzo come sarà quello, infagottate di simili orrori!

Nessuno osò discutere davanti a quegli oggetti penzolanti come corpi rei e giustiziati.

— Poi — continuò con severità Jessie, che era in arretrato di vent’anni sulla moda attuale — avete qui dei copribusti, — e sollevava per la manica disadorna uno degli indumenti in questione. — A che serve il copribusto se il busto non l’avete? Bisogna averlo.

Myosotis protestò. Non poteva portare il busto; le faceva male. E quanto a Leslie, inutile pensarci.

— Già — fece Jessie, con disapprovazione, — grasse non siete. — E percorse con occhio severo le due esili figurette. — Ma il busto si deve portare lo stesso. E a Londra, — concluse, — senza un corredo decente, finchè sono viva io, non andrete.

Myosotis e Leslie furono esterrefatte a tale annuncio; allora fu chiamato il dottor Harding a dare il suo giudizio.

Egli si trovò assai perplesso davanti alla [p. 89 modifica] fila di indumenti femminili ordinatamente stesi sui due letti in attesa del suo verdetto; e, a vero dire, le sue osservazioni non servirono affatto a schiarire la situazione.

— Potreste domandar consiglio a Mrs Russel o alla maestra, — disse egli infine, dopo essersi schermito alla meglio da un fuoco di fila di domande sulla maggiore o minore convenienza di portar giacca e sottana piuttosto che costumi «princesse» e se a passeggio era meglio portare le scarpe alte coi tacchi bassi o le scarpe basse coi tacchi alti.

— Sì, sì, domanderemo a Miss Jones, — dissero le fanciulle, riconfortate.

E Miss Jones fu pregata di venire a dare il suo autorevole parere su ciò che a Londra si poteva e non si poteva portare.

Miss Jones fu da prima un poco acidula e sprezzante, non essendo ella stata invitata al concerto di Lady Randolph. Ma poscia, più che il rancore potè il piacere di occuparsi di fronzoli, e Miss Jones s’interessò, si appassionò, consigliò, ordinò, vietò, e finì col passare tutte le ore che la scuola le lasciava libere, a Rose Cottage preparando le due fanciulle, materialmente e spiritualmente, alla loro gita a Londra. [p. 90 modifica]

— Dunque, — sentenziava lei, — appena arriverete.... — Ma, secondo una sua abitudine s’interrompeva tosto con un nuovo ammonimento. — Farete in modo di arrivare nel pomeriggio, dopo l’ora del thè, per non aver l’aria di venir subito a mangiare....

— Ma.... questo dipende dal treno, — osservò Myosotis.

— Non importa il treno. Se arrivate troppo presto a Liverpool-Street, rimarrete ad aspettare alla stazione, quindi prenderete una carrozza e giungerete in quella casa a un’ora corretta e conveniente. A proposito — e Miss Jones aprì un’altra parentesi — badate di pagare lautamente, anche eccessivamente, il cocchiere, perchè non vi faccia una scena disaggradevole davanti alla porta. Io conosco i cocchieri di Londra, e....

Myosotis la ricondusse in carreggiata.

— E allora? Quando saremo arrivate?...

— Entrerete in casa con tranquilla compostezza, vi toglierete i mantelli nell’anticamera, e poi, nè troppo timide, nè troppo audaci, entrerete nel salotto, dove....

— E il cappello? — interruppe Myosotis, — lo teniamo in testa? O lo togliamo anche quello in anticamera? [p. 91 modifica]

— E i guanti? — chiese Leslie.

— I guanti si debbono sempre tenere, — sentenziò Miss Jones. — Quanto al cappello.... Oh, a proposito badate che a colazione si deve sempre avere il cappello in testa.

— E perchè? — chiese Leslie.

— Perchè è così, — disse con grande sicurezza Miss Jones. — Una mia amica, Flora Bates, è stata invitata a colazione dalla contessa di Marlbury, e tutte le signore, compresa la padrona di casa, portavano il cappello. Anzi, lei fu molto mortificata perchè, visto il cattivo tempo, s’era messa in testa una vecchia toque di sua zia che....

Myosotis e Leslie si scambiarono un’occhiata di disperazione.

— Ma volete dire che quando si è in casa e che la colazione è annunciata, si va disopra a mettersi il cappello?

Miss Jones diede una risposta evasiva, basata sulle dolorose esperienze di Flora Bates.

Myosotis che cominciava a sentire un po’ di nervosismo riguardo alla progettata visita, chiese: — Dobbiamo essere noi le prime a parlare, o aspettare che ci parlino gli altri?

— E a tavola — interruppe Leslie — si deve mangiare finchè si ha appetito? o un po’ meno? [p. 92 modifica]

— È più moderno mangiar molto che poco, — dichiarò Miss Jones. — Dimostra salute e disinvoltura. Mentre all’epoca della regina Vittoria....

— Oh, non importa la regina Vittoria, — esclamò con lieve impazienza Myosotis; — proseguiamo con ciò che vi è di più importante.

Ma più proseguivano e più si trovavano davanti a problemi, di maggiore o di minore importanza, che nè loro nè Miss Jones erano in grado di sciogliere. Per esempio: parlando con persone titolate (certo se ne incontrerebbero molte in quella casa!) si doveva dire «Sì, contessa» «sì, signora contessa?», o semplicemente: «Sissignore» e «nossignore»?... E parlando con qualcuno che aveva il titolo di «Sir» si diceva: «Sir Ottavio Tottenham»? «Sir Tottenham»? o «Sir Ottavio»?

Erano problemi senza scioglimento.

Allora Miss Jones ebbe una felice idea.

— Bisognerebbe domandare tutto questo alla Zia Marianna, — disse.

— Chi è la zia Marianna? — chiese, un poco scettica, Myosotis.

— È quella che scrive la rubrica dei consigli mondani nel giornale settimanale di Leeds: «Il Mondo e il Focolare». Dà consigli su tutto [p. 93 modifica] ciò che riguarda la vita di società. Consiglia sul modo di pettinarsi e di vestirsi; dice quali cosmetici bisogna usare per la carnagione e i migliori rimedi per la caduta dei capelli....

— Ma a noi non cadono i capelli, — disse con impazienza Myosotis.

— Insegna come si deve entrare in una sala, — continuò imperterrita Miss Jones, — e il modo corretto di salutare....

— Va bene, va bene, — esclamò Leslie, per tagliar corto. — Scrivete alla zia Marianna!

— Ma, a dir vero, — disse Miss Jones un poco esitante, — sarebbe meglio che le scriveste voi. Io le ho già chiesto tante cose, che alle mie ultime tre lettere non ha risposto.

Allora le sorelle passarono una serata di delizie componendo la lettera per la zia Marianna. Le narrarono brevemente e semplicemente il caso loro e le posarono tre o quattro soltanto delle mille domande che avrebbero voluto farle. Myosotis firmò la lettera, accluse un francobollo per la risposta e — dietro suggerimento di Miss Jones — vi mise anche un vaglia postale di due scellini.

E attesero la risposta.