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Finestra illuminata Campane a sera

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SOLITUDINE


i

Da questo greppo solitario io miro
passare un nero stormo, un aureo sciame;
mentre sul capo al soffio d’un sospiro
4ronzano i fili tremuli di rame.

È sul mio capo un’eco di pensiero
lunga, nè so se gioia o se martoro;
e passa l’ombra dello stormo nero,
8e passa l’ombra dello sciame d’oro.

ii


Sono città che parlano tra loro,
città nell’aria cerula lontane;
tumultuanti d’un vocìo sonoro,
12di rote ferree e querule campane.

Là genti vanno irrequïete e stanche,
cui falla il tempo, cui l’amore avanza
per lungi, e l’odio. Qui, quell’eco, ed anche
16quel polverìo di ditteri, che danza.

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iii


Parlano dall’azzurra lontananza
nei giorni afosi, nelle vitree sere;
e sono mute grida di speranza
20e di dolore, e gemiti e preghiere...

Qui quel ronzìo. Le cavallette sole
stridono in mezzo alla gramigna gialla;
i moscerini danzano nel sole;
24trema uno stelo sotto una farfalla.