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SOLITUDINE
i
Da questo greppo solitario io miro
passare un nero stormo, un aureo sciame;
mentre sul capo al soffio d’un sospiro
4ronzano i fili tremuli di rame.
È sul mio capo un’eco di pensiero
lunga, nè so se gioia o se martoro;
e passa l’ombra dello stormo nero,
8e passa l’ombra dello sciame d’oro.
ii
Sono città che parlano tra loro,
città nell’aria cerula lontane;
tumultuanti d’un vocìo sonoro,
12di rote ferree e querule campane.
Là genti vanno irrequïete e stanche,
cui falla il tempo, cui l’amore avanza
per lungi, e l’odio. Qui, quell’eco, ed anche
16quel polverìo di ditteri, che danza.