Montenero/Cap. IV.
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Capitolo IV.
Il Santuario e la sua Storia.
Se le memorie storiche del villaggio di Montenero e delle sue colline sono assai scarse e difficili a rintracciarsi, onde prima di questo nessun libro le ha raccolte, non così deve dirsi della storia del Santuario la quale è stata scritta da molti, tantoché se ne ha un’assai notevole bibliografia che abbiamo pubblicato nell’appendice del presente volume. A quei lavori, e principalmente all’Oberhausen ed al Tausch, che possono dirsi le fonti principali nonché al Magri, al Santelli, al Vivoli, ed al Can. Piombanti che alla storia del Santuario aggiunse il racconto del primo pellegrinaggio toscano alla Madonna 8 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/124 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/125 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/126 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/127 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/128 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/129 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/130 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/131 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/132 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/133 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/134 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/135 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/136 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/137 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/138 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/139 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/140 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/141 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/142 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/143 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/144 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/145 della Madonna; dove comincia il primo gradino era l'Altare sul quale stava l'Immagine venerata; e poiché l'Altare stesso era addossato al muro, così la chiesa mancava anche del coro. Colla grande affluenza dei visitatori del Santuario in certe occasioni dell’anno, la Chiesa era penosamente angusta, molto più che occorreva che i religiosi occupassero un certo spazio per l'ufficiatura. Ecco perchè gli Ingesuati stessi nel secolo XVII avevano veduto la necessità di ampliarla, almeno coll’aggiunta del coro dietro l'Aitar maggiore. 1 soliti contratti dell’Economia della Sambuca e di Montenero, da noi citati più volte ed esistenti nell’Archivio della città di Livorno1, riportano un testamento fatto nel 1636 dal cav. Gerolamo De Rossi di Pistoia, il quale oltre ad un lascito per celebrazione di messe in suffragio dell’anima sua, ingiungeva che quando le spese per il coro che i medesimi Ingesuati avevano ideato di erigere dietro l’Aitar Maggiore avesso raggiunto la somma di 400 scudi, fossero pagati loro scudi trecento per contribuire al compimento del medesimo2. Il coro però, così certamente ideato, non ci consta che fosse neppure incominciato, e forse o ne mancavano i mezzi, o le difficoltà della costruzione, dovendosi abbattere il monte retrostante, avranno distolto dall’opera; se pur non si pensò, coni’ è molto probabile, fin d’allora a fere non un coro, pel quale ben poco avrebbe la
Chiesa guadagnato d’ampiezza, ma un più notevole ingrandimento.
Il Santuario di Montenero, adunque, quando i Teatini ne presero possesso, era molto inferiore materialmente parlando, alla grande fama che godeva in Toscana e fuori. Fra i documenti dell’Archivio livornese3 si conserva l’inventario delle masserizie, effetti ed altro ritrovato nel convento dei PP. Ingesuati a Montenero, e consegnati al can. Giovanni Battista Costa sopra ricordato, cui era ingiunto di tener tutto a disposizione dell’arcivescovo di Pisa. Da quell’inventario, nel quale si fa naturalmente una enumerazione di mobili che se può avere importanza per i costumi di quel tempo, sarebbe qui inopportuno e noioso riportare, si conosce come la chiesa di Montenero sia stata nel 1669 piccola e disadorna, e piccolo ancora il convento che aveva altresì una foresteria la quale trovasi distinta in vecchia e nuova con diverse stanze e appartamenti. La chiesa della Madonna aveva un campanile con tre campane ed oltre del campanile l’intero edifizio era sormontato anche da una torre la quale, secondo l’uso del medio evo, continuato molto tempo dopo, serviva anche di abitazione; e di tal costumanza si ha monumento
ancor vivo nella storica terra di S. Grimignano in Valdelsa, che ha conservato il tipo caratteristico delle torri italiane di quel tempo. L’inventario dei beni di S. Maria ricorda la prima stanza di detta torre, con un letto a panche, un saccone vecchio, e tavole d’albero vecchio; una seconda stanza, verosimilmente sopra quella, colle stesse suppellettili; ed una terza in cima alla torre con undici spingarde con cassa ed una senza cassa; un orologio grande di ferro dentro ad un castello di legno ed una campana per detto orologio e quattro palle di ferro. La torre serviva adunque per l'orologio; e che fosse distinta dal campanile possiamo esser certi, perchè dopo aver parlato della torre ed avere enumerato altri oggetti l'inventario ricorda il campanile con tre campane. La chiesa di Montenero, quando la lasciarono gli Ingesuati, aveva ancora un antiporto, (così trovo scritto nel documento) ove l'anno in cui fu fatto l’inventario, ossia il 1669 si trovavano, lo noto a titolo di curiosità, cinque palle di artiglieria fra grosse e piccole.
Già fatto segno di doni e di offerte a tempo degli Ingesuati, si moltiplicarono quelli e queste sino dai primi tempi della custodia teatina, e non in denari soltanto, ma in derrate, vino, olio, uva passa, formaggi, mandarle, acciughe, pollastri, pesci, dolci maioliche, ripetutamente ed anche da parte di persone di condizione ragguardevole, come il Console di Spagna in Livorno (1697); il Marchese de Selva, che si trova menzionato come uno dei più assidui e zelanti benefattori del Santuario nel 1697 e 98, e la pia Marchesa sua consorte che donò dodici tovaglioli di Fiandra, una saliera di argento e dodici coltelli, oltre il cospicuo dono Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/149 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/150 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/151 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/152 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/153 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/154 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/155 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/156 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/157 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/158 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/159 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/160 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/161 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/162 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/163 Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/164
- ↑ Registro F, c 169 e segg.
- ↑ Vedi il Testamento del Rossi pubbl. fra i documenti dell’Appendice
- ↑ Registro di contratti dei Beni di S. Maria di Montenero, Reg. B c. 5 e segg. - L’Inventario poi della Casa e Convento dei PP. di Montenero e quello della Sagrestia e Chiesa, da consegnarsi al Sac. Giovanni d’Jacopo Fazzini Vicario Generale della Diocesi di Pisa si trovano per esteso nell’Archivio stesso, Contratti dell'Economia della Sambuca e Montenero; Registro C, c. 249 r. e segg. e 255 r. e segg.