Monete del Piemonte inedite o rare - supplemento/Appendice

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APPENDICE


Era giunta al termine la stampa di questa memoria, quando frammezzo ad una quantità di vecchi calchi ne scopersi cinque di monete sinora sconosciute cd appartenenti alla classe di quelle sopra descritte, le quali essendo per noi di somma importanza credo utile di aggiungere, ed unitamente dare il disegno di bellissimo sigillo di uno degli antenati dei nostri principi della Cisterna, cioè di Iacopo Dal Pozzo, che però mi riuscì impossibile di conoscere a quale dei personaggi di tal nome possa aver appartenuto, essendo varii i Iacopi che nelle carte di Biella del secolo XIV si trovano menzionati, e spettando a quegli anni questa cera, come appare dalla forma delle lettere, delle quali è composta la leggenda S . IACOPI . DE . PVTEO . che ve lesi attorno allo stemma parlante del suo casato, cioè un pozzo fra due draghi alati ed affrontati.

Venendo alla descrizione di queste monete, la prima (T. VI, N° 63) ha da un lato uno scudo inclinalo colla croce e col teschio alato di leone per cimiero, ed accostato da due lacci d’amore, colla leggenda AMED . CO . SAB . ET . AUG . DVX, e dall’altro una figura in piedi di S. Morizio colla spada a terra nella destra e scudo con croce trifogliata pure a terra alla sinistra, e SANCTVS . MAVRICIV. Questo pezzo consimile ad uno di Amedeo VIII duca di Savoia1 è ugualmente che quello un mezzo grosso, e probabilmente battuto a S. Morizio nell’alto Chiablese per la figura di detto santo, che vi si vede.

La seconda (T. VI, N° 64) mostra nel diritto un guerriero a [p. 49 modifica]cavallo volto a sinistra, e tenente uno scudo appuntato colla croce caricata di bastone posto in banda, con attorno LVDOVICVS . D . SAB ., e nel rovescio in una bella cornice formata di piccoli segmenti di circolo un elmo avente un leone nascente per cimiero e PRINCEPS . ACHAIE . EC. Essa è il fiorino d’oro di piccol peso coniato da Ludovico di Savoia Acaia anteriormente al 1418, e descritto in una tariffa francese del detto secolo così2: Florins del prince de pinajriol que liegon LVDOVICVS, et son ai tals coma vezes duna part et dautra, et peson 11 d. 111 g., an de tara ixit de siment 111 g.

La terza (T. VI, N° 65) è uguale alla precedente in tutto, fuorchè, essendo di altro conio, vi si è ommesso l’ornamento attorno al campo del rovescio; la stessa pure ne è la legge.

La quarta (T. VI, N° 66) battuta da Ludovico II di Savoia, signore di Vaud, ha da una parte chiusa fra quattro gran segmenti di circolo ed accostata da quattro rosette una grande L, con attorno il tutto LVDOVIC . SABAVDIA ., e dall’altra, in una cornice formata di tre frazioni di circolo separate da tre angoli acuti, uno scudo appuntato colla croce caricala di bastone in banda, e sormontato da una rosetta; in giro poi leggesi il titolo della sua signoria, cioè DOMINVS . VAVDI. Questo pezzo è un bianco fatto ad imitazione di altro consimile del conte Amedeo VI3.

La quinta (T. VI, N° 67), che serve a provare quanto dissi come i varii discendenti di Aleramo, vedendo che Teodoro I marchese di Monferrato apriva una sua zecca in Chivasso, credendo di avere uguale diritto, coniando subito moneta propria le sue imitarono, ed appunto questa, della quale ora do il disegno, è un matapane di Oddone del Carretto marchese di Cortemiglia, simile a quelli nel tipo c vario solamente nella leggenda, che invece di Theodorus ha accanto alla figura in piedi che riceve la bandiera ODONVS, e contro l’asta disposte verticalmente le lettere MCH per Marchio; contro il santo poi, dove nel monferrino leggesi S. Martinus, nel nostro evvi S. MICAEL. Nel rovescio non vedesi varietà alcuna dagli altri, essendo tutti contraffazioni del veneto.

Prima di por termine a queste poche linee parmi non sarà discaro [p. 50 modifica]ai cultori della numismatica l’aver notizia di un altro matapane scoperto anni sono in Piemonte, ed al suddetto contemporaneo come appare dal tipo e forma delle lettere. In esso chiaramente leggesi il nome del santo così: S . MICHAEL, cioè lo stesso che nel precedente, però più correttamente vi si aggiunse la H; accanto poi all’asta della bandiera non dubiterei di leggere MCH, ma il nome del signore che lo coniò è talmente guasto, che poche lettere con certezza si possono distinguere, e pare si vegga HEN . . . . . CVRI. Quando invece di un I vi fosse un T, allora si troverebbero le prime lettere di Curtismilia, ma altrimenti essendo, non so come ciò spiegare. Così neppure comprendo cosa possano indicare le lettere che paiono HEN . . ., forse Henricus, ma siccome nemmeno alcuno dei nostri aleramici di tal nome trovo in quest’epoca a cui si possa con probabilità attribuire, così aspetto a classificare questa moneta quando possa scoprirne un esemplare in miglior condizione, parendomi che debba appartenere a qualcheduno di quei marchesi, che in sì gran numero ebbero nei bassi tempi signoria in quella parte del Piemonte chiamata volgarmente Langa, e che tutti pretendevano discendere dal celebre Aleramo.


Note

  1. Monete dei Reali di Savoia. Tomo II, tav. VI, N° 9.
  2. Idem Tom I, pag. 370.
  3. Idem. Tom. II, tav IV. N° 8.