Monete dei romani pontefici avanti il mille/Nicolò I
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858-867.
L’imperatore Lodovico che poco prima della morte di Benedetto era stato a Roma, appena inteso il suo decesso subito vi ritornò per impedire colla sua presenza che non avvenissero disordini nell’elezione del nuovo papa, la quale cadde di comune accordo, secondo Anastasio, sulla persona di Nicolò diacono che vi era presente1, ma amò il Muratori mettere a confronto di questo l’autore degli annali bertiniani che viveva in Francia, il quale scriveva che Nicolaus praesentia magis ac favore Hludovvici regis et procerum eius, quam cleri electione substituitur; contuttociò non potè a meno di dire che Nicolò riuscì uno de’ più ragguardevoli papi che abbia avuto la Chiesa.
Tre anni dopo vediamo che di nuovo un arcivescovo di Ravenna causava infinite pene al sommo pontefice. Questi fu Giovanni, che coll’appoggio dell’imperatore ogni sorta di prepotenze ed estorsioni commetteva nella sua diocesi, ma quantunque protetto dai messi cesarei dovette alla fine gettarsi ai piedi di Nicolò ed implorarne il perdono.
Nell’anno 864 ebbe questo pontefice nuovi disgusti per causa di Lottario re di Lorena. Questi aveva ripudiato la legittima moglie per sposare una sua concubina, e tal matrimonio venne confermato in un concilio presieduto dagli arcivescovi di Colonia e Treveri; ma il papa avendo annullate le loro decisioni, questi due prelati con salvocondotto di Lodovico vennero a Roma per tentare di sorprendere la sua fede, ma invece esso li scomunicò e depose. Allora l’imperatore che trovavasi a Benevento fortemente irritato, pretendendo che non era lecito al pontefice a ciò addivenire senza il suo assenso, venne con molta soldatesca in questa città causandole mille mali, ma essendo in quel mentre caduto gravemente infermo, la sua moglie ricorse a Nicolò, il quale subito recatosi al suo letto gli fece conoscere l’ingiustizia della sua condotta, onde Lodovico pacificato se ne ritornò nel suo regno, ed i due arcivescovi umilmente si sottomisero alla sentenza del papa.
Questo santo pontefice passò a godere la ricompensa dei giusti sulla metà di novembre dell’anno 867.
Due sono i denari che io conosco spettare indubitatamente a questo papa. Hanno ambedue lo stesso tipo (Tav. IV, Ni 4, 5), da una parte leggendosi in giro LVDOVVICVS IMP, e nel campo assieme legato in forma di croce il nome di ROMA; dall’altra poi col SCS PETRVS attorno hanno in mezzo un monogramma, che a prima vista pare debbasi leggere Iohannes, ma che ben esaminato si scorge avere la C, ed il nome di NICOLAVS, colla varietà nel N° 5 di un globetto nel campo. Questi due pezzi pesano, il primo grani 23 ed il secondo grani 21, il che prova sempre più la decadenza di questa moneta.
Il Vignoli2 ci dà l’impronta d’un denaro, che dice conservarsi presso Zaverio Scilla distinto nummografo papale, e che attribuisce a Nicolò, nel quale non leggesi nome d’imperatore, ma invece ha un tempio e Roma. Dall’altra parte col Scs Petrus ha un monogramma, nel quale forse per essere un po’ guasto, in luogo della lettera O mise però punteggiato in segno dubitativo una C per potervi così leggere Nicolaus, punti che il Muratori copiandolo ommise.
Questo pezzo che ci presenterebbe coll’assenza del nome di Lodovico una novità, la quale non si può spiegare conoscendo il carattere conciliante di questo papa, che se ebbe gravi dissapori coll’imperatore vediamo che subito anzi che contrariarlo, cercò di riconciliarsi seco, bene esaminato si vede avere il monogramma di IOANS con doppia e PA come distintamente vedesi disegnato in un codice vaticano, epperciò non può appartenere che a Giovanni X, come parlando di questo papa vedremo.
Il Cinagli3 ci descrive un’altra moneta uguale alla suddetta, e che dice venire pure accennata dal Vignoli del peso di grani 11, onde sarebbe un mezzo denaro, però io non seppi in quest’autore rinvenire che l’altro sopradetto pezzo, e dubito molto che vi sia stata confusione, oppure che uguali ne siano i conii.