Capitolo 58
De Camul

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Camul è una provincia, e già anticamente fue reame. E àvi ville e castella assai; la mastra città à nome Camul. La provincia è in mezzo di due diserti: da l’una parte è ’l grande diserto, da l’altra è uno piccolo diserto di tre giornate. Sono tutti idoli; lingua ànno per sé. Vivono de’ frutti de la terra e ànno assai da mangiare e da bere, e vendonne asai. È sono uomini di grande solazzo, che non attendono se no a sonare in istormenti e ’n cantare e ballare. E se alcuno forestiere vi va ad albergare, egli sono troppi alegri e comandano alle loro mogli che li servano in tutto loro bisogno. E ’l marito si parte di casa e va a stare altrove 2 dí o 3; e ’l forestieri rimane colla moglie e fa con lei quello che vuole, come fosse sua moglie, e stanno in grandi solazzi. E tutti quegli di questa provincia sono bozzi delle loro femine, ma nol si tengono a vergogna; e le loro femine sono belle e gioiose e molto alegre di quella usanza.

Or avenne che al tempo di Mogu Kane, segnore de’ Tartari, sappiendo che tutti gli uomini di questa provincia faceano avolterare loro femine a’ forestieri, incontanente comandò che niuno dovesse albergare niuno forestiere e che no dovessero avolterare loro femine. E quando quelli di Camul ebbero questo comandamento, furono molto tristi, e fecero colsiglio e mandaro al signore uno grande presente; e mandarollo pregando che gli lasciasse fare la loro usanza e degli loro antichi, però che gli loro idoli l’aveano molto per bene, e per quello lo loro bene de la terra è molto moltiplica[t]o. E quando Mogu Kane intese queste parole, rispuose: «Quando volete vostra onta, e voi l’abiate». E tuttavia mantengon quella usanza.

Or lasciamo di Camul e diremo d’altre province tra maestro e tramontana.