Capitolo 191
Della città d'Escier

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Capitolo 191
Della città d'Escier
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Escier si è una grande città, ed è di lungi dal porto d’Aden 400 miglia. Ed è sottoposta ad uno conte, lo quale si è sotto il soldano d’Aden; e si à molte castella sotto sé, e sí mantiene bene ragione e giustizia. È sono saracini, i quali adorano Malcometto. E sí ci à porto molto buono, al quale si capitano molte navi, le quali vengono de l’Indiaco molte mercatantie, e portane di buoni cavalli da due selle. Qui si à molti datteri; riso ànno poco, biada vi viene d’altronde assai. E sí ànno pesci assai, ma si ànno tonni molti, che per uno viniziano si averebbe 2 grandi tonni. Vino si fanno di riso e di zucchero e di datteri. E sí vi dico ch’elli si ànno montoni che non ànno orecchi né foro, ma colà dove debboro essere li orecchi si ànno due cornetti; e sono bestie piccole e belli. E sappiate che danno a’ buoi ed a’ camegli ed a’ montoni ed a’ ronzini piccoli a ma(n)giare pesci; e questa si è la vivanda che danno a le loro bestie. E questo è per cagioni che in loro contrada sí non à erba, perciò ch’ella si è la piú secca contrada che sia al mondo. E li pesci di che si pascono queste bestie, sí si pigliano di marzo e d’aprile e di maggio in sí grande quantità ch’è una maraviglia. E seccagli e ripongogli per tutto l’anno, e cosí li danno a loro bestie; veritade si è che le bestie loro vi sono sí avezz[e] che, cosí vivi com’egli escono dell’acqua, sí li mangiano.

Ancora vi dico ch’egli si ànno di molti buoni pesci, e fannone biscotto; ch’elli tolgono questi pesci e tagliali a pezzuoli quasi d’una libbra il pezzo, e poscia sí li apiccano e fannoli seccare al sole; e quando sono secchi sí li ripongono, e cosí li si mangiano tutto l’anno come biscotto. Qui si nasce lo ’ncenso in grande quantità e fassine molto grande mercatantia.
Altro non ci à da ricordare; partimoci di questa cità ed andamo verso la cità Dufar.