Milione/176
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Del reame di Coilun
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Coilun si è uno grande reame verso garbino, quando l’uomo si parte di Mabar e va 500 miglie. E tutti sono idolatri, e sí v’à di cristiani e giudei; e ànno loro linguaggio.
Qui nasce i merobolani embraci e pepe in grande abondanza, che tutte le campagne e i boschi ne sono pieni; e tagliansi di maggio e di giugno e di luglio. E gli àl[bori] che fanno il pepe sono dimestichi, e piantansi ed inàcquarsi. Qui à sí grande caldo ch’a pena vi si puote soferire, che se toglieste uno uovo e metesselo in alcuno fiume, non andresti quasi niente che sarebbe cotto. Molti mercatanti ci vengono di Ma(n)gi e d’Arabia e di levante, e recano e portano mercatantia co loro navi.
Qui si à bestie divisate dall’altre, ch’egli ànno lioni tutti neri e papagalli di piú fatte, che vi n’à di bianchi, ed ànno i piedi e ’l becco rosso, e sono molto begli a vedere; e sí v’à paoni e galline piú belli e piú grandi de’ nostri. E tutte cose ànno divisate dalle nostre, e non ànno niuno frutto che s’assomigli a’ nostri. Egli fanno vino di zucchero molto buono. Egli ànno grande mercato d’ogni cosa, salvo che non ànno grano né biada, ma ànno molto riso. E sí v’à molti savi astrolagi. Questa gente sono tutti neri, maschi e femmine, e vanno tutti ignudi, se no se tanto che si ricuopre loro natura con uno bianco panno. Costoro non ànno per peccato veruna lussuria, e tolgono per moglie la gugina e la matrigna, quando il loro padre si muore, e la moglie del fratello: cotale è il loro costume, come avete inteso.
Partimoci quinci, ed andamo nelle parti d’India, in una contrada che si chiama Comacci.