Milione/173
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Della provincia di Lar
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Lar è una provincia verso ponente, quando l’uomo si parte dal luogo ov’è il corpo di san Tomaso. E di questa provincia sono nati tutti li bregomanni e di là vennero primamente. E sí vi dico che questi bregomanni sono i migliori mercatanti e’ piú leali del mondo, ché giamai non direbbero bugia per veruna cosa (del mondo), né non mangiano carne né non beono vino. È stanno in molta grande onestade, e non tocherebboro altra femina che loro moglie, né none ucciderebboro veruno animale, né non farebboro cosa onde credessoro avere peccato.
Tutti li bregomanni sono conosciuti per uno filo di bambagia ch’egli portano sotto la spalla manca, e sí ’l si legano sopra la spalla ritta, sicché li viene il filo atraverso il petto e le spalle. E sí vi dico ch’egli ànno re ricco e potente, e compera volontieri perle e priete preziose, e conviene ch’abbia tutte le perle che recano li mercatanti delli bregomanni da Mabar, ch’è la migliore provincia ch’abbia l’India.
Questi sono idolatri e vivono ad agura d’uccelli e di bestie piú ch’altra gente. Ed àvi uno cotale costume: quando alcuno mercatante fa alcuna mercatantia, elli si pone mente a l’ombra sua; e se l’ombra è tamanta come dee essere, sí compie la mercatantia, e s’ella non fosse tale come dé essere in quello die, non la compie per cosa del mondo; e questo fanno se(m)pre. Ancora fanno un’alt(r)a cosa: che quando elli sono in alcuna bottega per comperare alcuna mercatantia, e se vi viene alcuna tarantola - che ve n’à molte -, sí guata da quale parte ella viene; e puote venire da tale parte ch’e’ compie il mercato, e da tale che che per cosa del mondo nol compierebbe. Ancora, quando escono di casa, ed egli oda alcuno starnuto che no gli piaccia, imantenente ritorna in casa e none anderebbe piú inanzi.
Questi bregomanni vivono piú che gente che sia al mondo, perché mangiano poco e fanno magiore astine(n)za; li denti ànno bonissimi per una erba ch’egli usano a mangiare. E v’à uomini regolati che vivono piú ch’altra gente, e vivono bene 150 anni o ’nfino 200 anni, e tutti sono prosperosi a servire loro idoli; e tutto questo è per la grande astinenza ch’e’ fanno. E questi regalati si chiamano congi(u)gati. È mangiano sempre buone vivande, cioè, lo piú, riso e latte; e questi congiugati pigliano ogne mese uno cotale beveraggio: che tòlgoro arien(t)o vivo e solfo, e míschiallo insieme coll’acqua e béollo; e dicono che questo tiene sano e ’lunga gioventudine, e tutti quelli che l’usano vivono piú delli altri.
Elli sono idoli, ed ànno tanta isperanza nel bue, che l’adorano; e li piú di loro pòrtaro uno bue di cuoio [o] d’ottone inorato nella fronte. È vanno tutti ignudi sanza coprire loro natura alcuno di questi regolati; e questo fanno per grande penitenzia. Ancora vi dico ch’elli ardono l’ossa del bue e fannone polvere, e di quella polvere s’ungono in molte parti del loro corpo con grande reverenzia, altressí come fanno i cristiani dell’acqua santa. È non mangiano né in taglieri né in iscodelle, ma in su foglie di certi àlbori, larghe, secche e non verdi, ché dicono che le verdi ànno anima, sicché sarebbe peccato. Ed elli si guardano di non fare cosa ond’ellino credesser avere peccato, enanzi si lascerebboro morire. E quando sono domandati: «Perché andate voi ignudi?», e quelli dicono, perché in questo mondo non ne r[e]caro nulla e nulla vogliono di questo mondo: «Noi non abiamo nulla vergogna di mostare nostre nature, perciò che noi non facciàno con esse veruno peccato, e per(ciò) noi non abiamo vergogna piú d’un vembro che d’altro. Ma voi, che li po(r)tate coperti, e perciò che voi li aoperate in peccati, e perciò avete voi vergogna». Ed ancora vi dico che questi none ucciderebbero niuno animale di mondo, né pulci né pidocchi né mosca né veruno altro, perché dicono ch’elli ànno anima, onde sarebbe peccato. Ancora no mangiano niuna cosa verde, né erba né frutti infino tanto che non sono secchi, perché dicono anche ch’ànno anima. Elli dormono ignudi in sulla terra né non tengono nulla né sotto né adosso; e tutto l’anno digiunano e no mangiano altro che pane ed acqua.
Ancora vi dico ch’elli ànno loro aregolati, che guardano l’idoli. Ora li vogliono provare s’egli sono bene onesti, e mandano per le pulcelle che sono oferte all’idoli, e fannoli toccare a loro in piú parte del corpo ed istare con loro in sollazzi; e se ’l loro vembro si rizza o si muta, sí ’l mandano via e dicono che non è onesto, e non vogliono tenere uomo lusorioso; e se ’l vembro non si muta, sí ’l tengono a servire l’idoli nel munistero.
Questi ardono li corpi morti, perché dicono che se e’ non s’ardessero, e’ se ne farebbe vèrmini, e quelli vèrmini si morrebbero quando non avessero piú che mangiare, sicch’egli sarebbero cagioni della morte di quelli vermi; [perciò] che dicono che li vermi ànno anima, onde l’anima di quello cotale corpo n’averebbe pena nell’altro mondo. E perciò ardono i corpi, perch’e’ no meni vèrmini.
Avemovi contato de’ costumi di questi idolatri; diròvi una novella ch’avavamo dimenticato de l’isola di Seila.