Silvio Pellico

1837 Indice:Poesie inedite di Silvio Pellico I.djvu Poesie Letteratura Mestizia Intestazione 22 ottobre 2012 100% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Poesie inedite (Pellico)


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MESTIZIA.





In eo enim in quo passus est ipse et tentatus,
     potens est et eis qui tentantur auxiliari.

(Ep. ad Ilebr. 2. 18).



Ah, nell’uom non v’è possa costante!
     E quell’io che poc’anzi era forte;
     Di repente in mestizia di morte
     4Sento l’alma di novo languir!
               Grave incarco per me stesso
          Portar so di giorni amari,
          Ma pacato de’ miei cari
          8Ricordar non so il martìr.

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Questa almen, questa grazia dimando
     Nell’affanno che oppresso mi tiene,
     Che del mio Federico alle pene
     12Talor possa conforto versar:
               Ch’io talvolta ridir possa
          A quel mesto amico mio,
          Che per lui non cesso a Dio
          16Preci e gemiti alternar.

Ma nessuno a mia brama risponde!
     Passan gli anni, è chi sa se frattanto
     Quell’amato i suoi giorni di pianto
     20Sulla terra strascini tuttor?
               Alto duol pensarlo estinto,
          Alto duol pensarlo in vita!
          Gronda sangue la ferita
          24Più profonda del mio cor.

A te volgo i miei lai, Divin Figlio,
     Che, sospeso in patibolo atroce,
     Una lagrima giù dalla croce
     28Sulla Madre lasciavi cader.
               Pe’ dolori tuoi mortali,
          Di tua Madre pe’ dolori,
          Ah ti degna i nostri cuori
          32Nell’angoscia sostener!

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Dalla croce una lagrima pure
     Sull’eletto Giovanni spargevi:
     Ogni dolce pietà conoscevi,
     36Benedetta è da te l’amistà.
               Benedici ogni memoria
          Che m’avvince a Federico:
          Voti innalzo per l’amico,
          40Per me voti innalzerà!

E se avvien che il dovuto proposto
     Di non mai querelarci obblïamo,
     Ti sovvenga che debili siamo,
     44E che i forti anche ponno languir.
               Ti sovvenga che tu pure
          D’uman frale andasti cinto,
          Che tristezza allor t’ha vinto,
          48Ch’eri stanco di patir.