Rime (Guittone d'Arezzo)/Messer Petro da Massa legato
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XLII
In lode del legato Pietro da Massa.
Messer Petro da Massa legato,
se di tal fusse e tanta autoritate,
che lauda vi porgesse el meo laudare,
e fusse sí de parte altra sennato,
5che la cara di voi gran bonitate
bene potesse in ragion sua pregiare,
a vertá di ciò fare
è ragion e mercé vostra e talento.
Ma come malvagio om picciulo e vile
10bono, magno e gentile
pregiar po, ché suo pregiar è despregio
e lo despregiar pregio?
E se bon fusse e grande e onrato omo
con saver parvo, como
15in voi pregeria scienza e vertú magno?
E si bon fusse e saggio a compimento,
anche, messer, spavento
che voi, come saggia umil persona,
non laude amiate alcona;
20perch’io, contra piacer, di ciò rimagno.
Come non dea voi giá noioso dire
lo vostro onrato car nobele onore,
simel fedele amor che porto voi;
ché non giá stima degno el meo plagire
25ad amico omo dir o a segnore
quale e quanto onor bon ave loi,
ma detti e fatti soi,
quando conven, provar deggian quanto ama.
Ma io, messer, che parva aggio potenza
30e vile onne valenza,
quant’aggio e quale in voi ver bono amore,
non partuir po core:
tenelo in ventre e vol non poi guaimenta;
ma si voi giá talenta
35saver s’io v’amo, voi no me guardate.
Valore è quello che core ad amar chiama,
prende, laccia e innama,
e di quanto valore val, piú piace;
e amor piú face
40piacere, quanto piú ha podestate.