Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Appendice/Di San Leo Confessore, Protettore principale di San Martino, Terra della Diocesi di Larino
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Capitolo III
Di San Leo Confessore, Protettore principale di San Martino, Terra della Diocesi di Larino
1. CON tutte le diligenze da noi pratticate, altro in iscritto non abbiamo trovato di questo glorioso Santo, che una leggenda, l’ordine del suo officio, e Messa con propria orazione, che si conserva in pergamena nell’Archivio della Chiesa Arcipretale di d. Terra di S. Martino : e unendosi a tutto ciò la fama, che vi è di esso tra Frentani, e quanto si rappresenta in una tavola antichissima d’un quadro, che si ritrovava sopra l’Altare della sua Catacomba, posto nella Chiesa di Santa Maria in Pensili, e che da noi è stata fatta trasportare nella Chiesa Collegiata, e delineare in rame come nel seguente foglio, sembra, che tutto ciò possa esser bastevole in tale oscurità di tempi, per stendere le sue gloriose memorie. Quindi in primo luogo, come principal fondamento di quel, che dirassi
si trascrive qui la leggenda preaccennata.Vita S. Leonis Confessoris Monachi, et Sacerdotis.
2. « Beatus Leo Christi Confessor, natus est Nobilis, secundum carnem, sed nobilior fuit virtutibus apud Deum, quibus, gratia adjutus coelesti, cum in saeculo clarere coepisset, inspirante Domino factus est Monachus S. Benedecti in Monasterio S. Felicis, quod non longe a Cliterniano situm erat. Ibi Leo Sancte vivens, & in Sacerdozio conflitutus, multum profecit in assidua S. Evangelii praedicatione, & operatione virtutum, quare fervum fuum etiam miraculis Deus omnipotens illustravit. Et demum meritis plenus, & aetate maturus migravit ad Dominum. Et quia non multo post ipsius obitum Monasterium propter graves molestias, & mala plurima assiduorum bellorum, fuit Monachis derelictum, & ob terraemotuum frequentium magnitudinem, idem cum Ecclesia corruit, ubi ejus Corpus sub quodam Altari reverenter jacebat, Robertus Comes Comitum de Loretello forte Sacrum Tumulum venando detexit : & ex eo Corpus extractum ad Ecclesiam S. Maria in Pensili, constructam in Castro S. Martini venerabiliter, & solemniter translatus fuit. In qua precibus, & meritis ejusdem B. Leonis Confessoris Misericors Deus assidua beneficia largitur fidelibus fuis piè supplicantibus. Cui Laus, honor, & gloria in saecula saeculorum. Amen.
3. Lo stile, e maniera di scrivere,
ci fa credere, che questa leggenda sia stata scritta nel secolo XII. e ciò sia
come si voglia, non potendo controvertirsi la di lei sincerità, ritrovandosi
tra i monumenti di essa Chiesa, e in quella di Larino, è certo, che unita alla
fama, e a quello, che si rappresenta con detta Tavola, abbiamo, come si è
detto, materia per parlare, se non abbastanza, almeno quanto sia necessario, per
illustrare la Vita di questo glorioso Santo. Dando cominciamento dalla sua
origine, fu egli nobile secundum carnem, come in detta leggenda. In essa non si
parla del luogo della sua nascita, né del tempo preciso, in cui dal Signore
Iddio fi dato al mondo; però la fama costante tra Frentani ci fa sapere, che
nacque in Cliternia, Città antichissima, littorale tra’ Larinati, delle vicende
della quale diffusamente si è parlato nel lib.I. cap.4. e poi nel lib.4. cap.4.
s. Unico. come pure la fama medesima ci fa noto, che egli viveva nel fine del
secolo X. e nel principio del secolo XI. quando fiorendo tra’ Larinati l’Ordine
di S. Benedetto per i moltissimi Monasteri, e Celle, che si ritrovavano sparse
in questa Diocesi, egli ne prese l’abito, « et inspirante Domino, factus est
Monachus S. Benedicti in Monasterio S. Felicis, quod non longe a Cliterniano
situm, erat », luogo costrutto dalle rovine di Cliternia, poi detto
Cliterniano, e volgarmente Licchiarno, Licchiano, come ne’ luoghi di sopra
accennati.
4. Non può dirsi diversamente intorno al tempo, che nacque, e visse
questo glorioso Santo : poiché oltre alla fama si osserva nella leggenda, che
« non multo post ipsius obitum Monasterium propter graves molestias, et mala
plurima assiduorum bellorum, fuit a Monaebis derelictum, et ob terraemotuum
frequentium magnitudinem, idem cum Ecclesia corruit, ubi ejus Corpus sub quodam
Altari reverenter jacebat, Robertus Comes Comitum de Loretello forte
Sacrum tumulum venando detexit ». Imperciocche Roberto Comes Comitum de
Loretello fu Normanno ; ed è certo, che i Normanni cominciarono non prima, che
nel principio del secolo XI. a molestare con guerre, prima contro Greci, e poi
contro Longobardi; tantoche in fine gli riuscì cacciar via e gl’uni e
gl’altri, e insignorirsi di tutte le Regioni, che ora compongono il nostro
Regno, come si è detto nel lib.2. cap.8. e segg. e con tale occasione Loritello
fu eretto in Contado, e passò in dominio di Roberto, come si è accennato nel
lib.4. cap.I. n.4. e segg. e cap.8 n.2 e segg. Cosicche colle molestie delle
guerre, e tremuoti, de’ quali parla il Polidori nel Commentario alla vita
di S. Leone n.7. il Monastero di S. Felice restò abbandonato da’ Monaci, « et
idem cum Ecclesia corruit », lo che non avvenne, che poco dopo la morte del
nostro Santo come [ d.] leggenda.
5. Quanto alle sue virtù, e meriti l’Autore della leggenda dice, che
fattosi Monaco « sancte vivens & in Sacerdotio conflitutus multum profecit
multum profecit in assidua S. Evangelii praedicatione, & operatione virtutum,
quare fervum fuum etiam miraculis Deus omnipotens illustravit ». Ciò conferma
colle parole dell’Orazione, che è stata in uso nella celebrazione della sua
Messa, e Officio, ove si dice : « Deus, qui B. Leonem Sacerdotem, et
Confessorem tuum miraculis innumeris, et gloria sublimasti », e si legge
distesa, tutta intera appresso. Né sono di considerazione in questo proposito
le rappresentanze, che si vedono ne’ quadretti laterali in detta tavola della
sua Sagra Immagine ; mentre in essa si osserva quanto si eservitasse nella santa
predicazione, come nel terzo quadretto del lato dritto, i miracoli, che egli
operava in liberare gli ossessi, e che le acque, colle acque, si lavava le mani
nel Sagrificio della Messa, servivano per guarire Infermi, come nel primo, e
secondo quadretto del medesimo lato, e simili, anche dopo la sua morte, si
compiacque il Sig. Iddio operare miracoli per i suoi meriti, e si rappresentano
nel terzo quadretto dell’altro lato.
6. Quindi ragionevolmente fu ascritto nel Catalogo de’ Santi. per cui in
ogni tempo si è celebrata, come si celebra in essa Terra la sua festa con rito
doppio di prima Classe, e sua ottava li 2. Mag. ogni anno. Non sappiamo però se
S. Leo venisse ascritto al Catalogo de’ Santi dal Vescovo, o pure coll’autorità
del Papa, volendo, e provando « historico non dogmatico illo modo, qua usi
sunt Bellarminus, et alli post eum », come dice il P. Mabillon nella
prefazione al sec.V. del’Ord. di S. Benedetto s.VI. n.8. e vuole, che il Rito di
Canonizzarsi i Santi, non venne in uso farsi da Pontefici, « ante saeculum
duodecimum » su di che lasciamo, che altri ne sindichino.