Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Appendice/Della Traslazione del Corpo di S. Leo dalla Chiesa di S. Maria in Pensili alla Chiesa Matrice di S. Pietro

APPENDICE
Capitolo III
§. II
Della Traslazione del Corpo di S. Leo dalla Chiesa di S. Maria in Pensili alla Chiesa Matrice di S. Pietro

../Della Traslazione del Corpo di S. Leo dalla Chiesa di S. Felice a quella di S. Maria in Pensili ../Del culto prestato, e che si presta a questo Santo in S. Martino, tra' Frentani, e altrove IncludiIntestazione 8 gennaio 2009 25% Storia

APPENDICE
Capitolo III
§. II
Della Traslazione del Corpo di S. Leo dalla Chiesa di S. Maria in Pensili alla Chiesa Matrice di S. Pietro
Appendice - Della Traslazione del Corpo di S. Leo dalla Chiesa di S. Felice a quella di S. Maria in Pensili Appendice - Del culto prestato, e che si presta a questo Santo in S. Martino, tra' Frentani, e altrove


10. Avendo in occasione della prima Visita di detta Chiesa di S. Maria in Pensili, fatta l’anno 1727. osservato, che la Catacomba, nella quale si trovava questo Sagro Deposito, veniva seposta a molti pericoli per le rovine, che minacciava quella Chiesa: e unendo i nostri sentimenti a’ prieghi di quell’Arciprete, Clero, e Popolo, ordinassimo trasferirli alla Chiesa Arcipretale di S. Pietro al presente Collegiata. Prima di farsi questa solenne Traslazione, fu da noi rilasciata, e

pubblicata la seguente Lettera, e Istruzione Pastorale.

GIO: ANDREA TRIA PER LA GRAZIA DI DIO, E DELLA SEDE APOST. VESCOVO
DELLA CHIESA S. CHIARA DI LARINO, PRELATO DOMESTICO DI N. SIGNORE,
E DEL SUO SOGLIO PONTIFICIO VESCOVO ASSISTENTI,
BARONE DELLA TERRA DI URURI & C.

Al Diletto Clero, e Popolo della Città, e Diocesi di Larino,
Salute nel Signore.

   1.   IL debito, in cui siamo, Venerabili miei fratelli, diletti miei figli, il debito, in cui siamo del nostro Apostolico ministero, e la carità Paterna, con cui unicamente vi amiamo nel Signore, sono di continuo stimolo alla nostra Pastorale sollecitudine di non tralasciare occasione veruna, volla quale possiamo accrescere il culto Divino, ed eccitare la vostra divozione verso il Signore Iddio, e suoi Santi, che con esso Lui godono gli Spiriti Beati ne lo Cielo. Quindi a’ prieghi fervorosi a Noi fatti per parte del Reverendo Clero, come pure del Popolo divoto della Terra di S. Martino, luogo di questa nostra Diocesi, abbiamo risoluto fare la solenne Traslazione delle Sagre Reliquie, e Corpo del Glorioso S. Leo Confessore dell’inclito Ordine di S. Benedetto, Padrone Principale di essa Terra; li meriti del quale, come intenderete, sono meravigliosi, e divinamente testificati, e molti Beneficj, che dalla dottrina, e santità di esso resultarono, non tanto a detta Terra, e a questa Provincia; ma anche universalmente, e da per tutto : e oggi, poiché Egli se ne gode in Cielo, vieppiù ne risultano, e in particolare, e in universale per la sua intercessione presso S.D.M. poscia che con maggior perfezione di sincera Carità, e di ogni virtù, che conviene a’ Santi Confessori, e con più calde Orazioni, dà ajuto a’ bisogni comuni, e particolari.
  II. E premendoci in tale occasione, che resti ognuno informato della qualità di questa sagra azione, e della venerazione dovuta a questi Sagri Depositi, della quale viene considerata, come suo germoglio, ed effetto, acciò tutti con questo mezzo restino maggiormente accetti nella divozione verso de’ medesimi, e del nostro Santo Glorioso; stimiamo perciò uffizio del nostro debito Pastorale risvegliare la vostra mente sulla considerazione, che siano stati i Corpi de’ Santi vive membra di Gesù Cristo, Tempio dello Spirito Santo; ed in questa maniera rimarrà ognuno a sufficienza imbevuto della Venerazione, che loro si deve, e della solennità dell’Istituto delle Sagre Traslazioni. Mentre avendo Cristo Signor Nostro in vari modi ingrandito i suoi Servi, e come dice l’Apostolo, « quos justificavit, hos et magnificavit », onorandoli specialmente col titolo di suoi Amici, « vos Amici mei estis », e col dono di tante virtù celesti, e facendoli partecipi, coeredi del Cielo, si è degnato anche onorare le loro Reliquie, e Corpi, come sue membra, con miracoli, e benefizj : volendo, che da’ Fedeli si dasse loro specialmente quel culto, e quella venerazione, che si dà alli stessi Santi; per cui la solennità della Traslazione de’ loro Corpi, e le loro Sagre Reliquie  fu, ed è sempre grande in tutta la Chiesa, e in ogni tempo celebrata con giubilo pubblico, e apparato Religioso, come un Trionfo delle vittorie, che per divina Bontà hanno riportato da’ comuni, e particolari Nemici; tantoché abbiamo nella chiesa quasi innumerabili esempi di queste sagre azioni, celebrate quasi in ogni tempo, e in ogni parte del Mondo. Onde fi divinamente istituito farsene ogni Anno celebrità solenne; come da per tutto si osserva. E li Romani Pontefici sino dal principio quasi della Chiesa nascente stabilirono sette Notaj, e tanti Diaconi, che attendessero a scrivere le gesta de’ Martiri, quali parimente ebbero cura, e della Sepoltura, e delle loro Traslazioni, cioè che fussero i Corpi sepolti decentemente, e convenevolmente trasferiti da luoghi meno decenti a luoghi più decenti, e celebri: Anzi essi medesimi con proprie mani soleano sepellirli, e li trasferivano. San Cornelio Papa Martire nella maggior persecuzione di que’ primi Tempi trasferì i Santissimi Corpi degli Apostoli Pietro, e Paolo; e in verità sono piene di queste sagre azioni le Storie Ecclesiastiche. E quando poi la Chiesa principiò da sì crudeli persecuzioni a stabilirsi nel suo splendore, furono senza dubbio illustri, frequenti, e celabri, non solo in Europa, ma anche in Africa, in Asia le Traslazioni de’ Corpi de’ Santi, e le loro sagre Reliquie, e tra le infinite leggiamo quelle di S. Babila Martire, di S. Giovannibatista Precursore del Signore, de’ Santi Martiri Lorenzo, Stefano, Ignazio, e Agnese, di S. Giovanni Crisostomo, dell’Apostolo S. Andrea, di S. Luca Evangelista, del Glorioso S. Timoteo Discepolo di S. Paolo, de’ Santi Profeti Zaccaria, Michea, e Samuele, E il grande Arcivescovo di Milano S. Carlo Borromeo riferisce, oh con quanto apparato fosse stata questa fatta! veramente solenne in ogni cosa, e specialmente in questo, che Terra Santa, da dove si trasferivano quelle Sagre Reliquie, quasi fino a Costantinopoli da ogni banda, a guisa di sciami di Api, si radunavano, e uscivano Popoli ad onorarle con Inni, con doni, con oblazioni, e con ogni altra rimostranza di singolar divozione, e pietà! Chi non legge la già fatta, tra le altre, dal medesimo S. Arcivescovo de’ Sagri Corpi di S. Simpliciano. Sifinio, Alessandro, ed altri, stati tutti Arcivescovi di Milano ? Chi non istupisce alla già fatta, di S. Gregorio Nazianzeno dal Gran Pontefice Gregorio XIII. che fu lo stupore, non solo di Roma, am du tutto il Mondo, per dove giunsero le notizie, per la pietà, per la divozione, e per l’apparato? E tali osservarà anche egli le già fatte dal nostro Santo Padre Benedetto Papa XIII. specialmente nella sua Diocesi, e Provincia di Benevento. Muove senza dubbio a gran pietà la Lettera, che scrisse Pietro Oltradi Arcivescovo di Milano della Traslazione del Corpo di S. Agostino a Carlo Magno. Che pietà fu del Re, che con tanta spesa la procurò? quale studio, e quale sollecitudine santa de’ Vescovi della Provincia, che vi concorsero sino a Genova per accompagnarlo ? Che moltitudine grande di Clero ? Che concorso infinito di Popolo ?
   III.  Ma che accade andare in Asia, in Africa, e in altra parte del Mondo per rinvenire simili sagre azioni; basterà riflettere alla già fatta del Corpo istesso del nostro Santo dalla Chiesa Città di Cliternia rovnata da’ Barbari, che chiamano Lichiano, non lungi dalla medesima Terra di San Martino alla Chiesa di Santa Maria in Pensulis, dove al presente si venera. E veramente si rende inesplicabile la pietà de’ Popoli, che concorsero alla solennità di questa sagra azione, autenticata con molti Miracoli : e che non possiamo dire della Traslazione del Corpo del Glorioso San Pardo già Vescovo nel Poliponese, similmente Patrone principale di questa Città, e sua Diocesi fatta già secoli prima in questa nostra Cattedrale, e poi trasferito ultimamente dalla sua antica Catacomba in una Urna sotto l’Altare maggiore di essa, dove al presente con frequenza de’ Popoli si venera? senza lagrime, e tenerezza, riflettendo alla letizia, e contento spirituale di questa Città tutta, e sua Diocesi, Baronaggio, e convicini, e molto più della buona memoria di Monsignore Catalani, Vescovo di questa Santa Chiesa, e nostro Antecessore, in cui intervennero, oltre quasi tutta la Diocesi, e Clero tanto secolare, che Regolare, molti altri. Prelati con innumerabile concorso di Forastieri. 
   IV.  Sono questi, Venerabili miei Fratelli, Diletti miei Figli, sono questi, replichiamo, pegni della Divina Bontà, lumi singolari della Misericordia del Signore Iddio verso Noi. Furono vive membra di Gesù Cristo, Tempio dello Spirito Santo, che meritano ogni veberazione, ogni culto, per cui molto viene S.D.M. glorificata in essi, molto Gesù Cristo si compiace in Loro, lasciati in questo Mondo per nostri difensori, in nostro ajuto

e come scrive S. Basilio, sono questi Torri, anzi fortezze, e presidi
fermissimi della Città, e Provincie, dove si venerano: sunt equidem Sacra Reliquia, quasi Turres, et propugnacula, fortissimaque tam Civitatum, quam Provinciarum, ubi habentur praefidia : e S. Ambrogio vedendo cessare il furore degli Ariani, che cercavano prenderlo, e che desistevano dall’eresie per i gran miracoli delle Sagre Reliquie ; quasi sanatmente gloriandosi solea dire, che avea le Sagre Reliquie per suoi difensori : « Ariani ipsum Divum Ambrosium cum vellent invadere, Sacrarum Reliquiarum miraculo conversi, ab incepto destiterunt, indeque Arianorum furor capit in dies minui, ita ut idem Pastor sibi pie gloriando, hoc in Symbolum sibi vindicans, dixerit, tales ambio Defensores ».  È sarà sufficiente testimonio quel Pietro Re di Aragona, che scrivendo a Sanzio Re di Castiglia la crudelissima strage di quaranta mila Uomini, e più di trentaquattro mila Cavalli dell’esercito di Filippo Re di Francia, gli attestò, dicendo, non fusse questo seguito per mezzo di altri Ministri, che delle morsicature di una moltitudine do Mosche, uscite dal Corpo di S. Narciso nel tempo stesso, che l’esercito Francese suo nemico devastava irriverentemente il sepolcro, in cui quello si conservava, nella celebre battaglia di Girona, di cui era Padrone, e Protettore il medesimo Santo.
   V.  E faressimo troppo diffusi, se in questo gran campo volessimo discorrere, raccontando gli ajuti spirituali, e temporali, che ora, e sempre hanno avuto, e hanno i Regni, le Province, le Città, i luoghi, e Popoli, i quali mercè la Bontà di Dio, si sono fortificati di così fermi Prefidj. Certissima cosa è, che, le Città, e le Provincie si sono preservate da calamità infinite per le Ceneri, Sepolcri, e Reliquie de’ Santi, le quali hanno essi avuto, e custodito religiosamente. L’Egitto per il Sepolcro di Geremia Profeta restò libero de’ Serpi orrendi, che l’infettavano. E potremmo dire di molti altri Paesi, li quali per questa Grazia Divina, che hanno avuto di conservare piamente i Corpi gloriosi, e Reliquie de’ Santi, hanno ne’ loro bisogni, e pressure ricevuto insieme soccorso, e sollievi maravigliosi : tra gli altri senza dubbio si potrebbero comporre Tomi intieri, se volessimo diffonderci, rammentando le Grazie ottenute, e che di continuo si ottengono per le Sagre Reliquie, che si venerano in Roma, la quale si è mantenuta sin dalla stessa Chiesa nascente, e si mantiene presentemente capo del mondo a dispetto di tante persecuzioni. E che potrebbe dirsi di quelle, che veneriamo in questo nostro Regno ; e specialmente del Glorioso S. Niccolò Arcivesovo di Mira , in Bari, che tengono in moto tutto il mondo per il continuo concorso de’ Popoli, che si conducono a venerarle ? E che altro del Sangue del Glorioso S. Gennaro, Padrone principale della Città, e Regno, quale tra le altre Grazie , vien dato a Noi, come lingua dello Spirito Santo, che ci annunzia i felici avvenimenti per rallegrarci, e gl’infelici per emendarci ? Ma tralasciando le Provincie lontane, e le Città Straniere; innumerabili sono le Grazie ottenute in questa nostra Diocesi a prieghi di que’ Santi, i Sagri Depositi, e Reliquie de’ quali in essa veneriamo, e specialmente del Glorioso S. Pardo Padrone principale di questa Città, e sua Diocesi, come,, del nostro Glorioso S. Leone Confessore, similmente Padrone principale della Terra di S. Martino ; le quali tralasciamo riferire, per non essere troppo prolissi, e come fatti ben noti in essa Diocesi, e per dentro, e fuori questa Provincia. Con che mi conviene innalzar voci di giubbilo col mentovato S. Carlo Borromeo : Felici que’ Popoli che hanno questi Sagri.Presidi  : Beate quelle Provincie, che hanno questi pegni della Carità, e che insieme fanno religiosamente tenere, e conservare : Felices Populi securis adeo donati Praefidiis : Felices ’Provincia, qua tantis charitatis Pignoribus nunimini, et apud quas Religioso adeo cultu asservatur; E possiamo dire, Felici anche noi, Felice questa Città, e sua Diocesi arricchita di gran numero di Sagre Reliquie, che si conservano, e si venerano quasi in tutte le Terre, e luoghi di essa, e specialmente per il Corpo, che veneriamo in questa Città del Glorioso S. Pardo, e per quello di S. Leone in San Martino, li quali come due fortissimi Campioni hanno sempre esse difeso, e difendono ; e alla intercessione de’ medesimi per la infinità de’ Miracoli, che si vedono alla giornata, frequentemente sono ricorsi, e ricorrono anche da’ Paesi lontani.

   VI.   Gesù Cristo Signor Nostro, come dicemmo , fin dal principio, Venerabili miei Fratelli, Diletti, miei Figli, in varj modi ha ingrandito i suoi servi; quindi è, che anco volle, si onorassero le loro sagre Reliquie, e Corpi, e come sue membra, e come Tempio dello Spirito Santo, testificando la loro Santità per tutta la Chiesa con miracoli, e Benefizi de’ quali se ne veggono pieni gli Annali Ecclesiastici. E molti sono anche quelli, che leggiamo, non solo nel nuovo, ma parimenti nel vecchio Testamento, dove abbiamo, che col Pallio di Elia, Elifeo divise le acque del fiume Giordano, e fu a lui dato libero il passo : "Percussitque aquas, et divisa sunt huc, atque illuc, et transirt Eliseus; E finalmente chi non sa, che col solo tatto delle ossa di Eliseo, risuscitasse il Cadavero di un Uomo buttato nel suo fepolcro ? Et projecerunt Cadaver in sepulcro Elisei, quod cum tetigisset ossa Elisei revixit homo, et-stetit super pedes suos  : e tralasciando far memoria della Donna, la quale da dodici anni pativa flusso di fangue, e ne restò libera, col solo toccare le Fimbrie delle vesti di Gesù Cristo ; Et ecce mulier, qua sanguinis fluxum patiebatur duodecima annis, accessit retro et tetigit fimbriam vestimenti ejus , et salva fatta est mulier ex illa hora. Chi non sa, che la sola ombra di San Pietro sia stata bastevole a sanare zoppi, stroppi, ciechi invasati da’ Demonj, e altri infinità de’ mali ? Magis autem augebatur credentium in Domino multitudo virorum, ac mulierum, itant in plateas ejicerent infirmos, et ponerent in lectulis, ac grabatis, ut veniente Petro, saltem umbra illius obumbraret quemquam illorum, et liberarentur ab infirrnitatibus fuis, qui curabantur omnes. E lo stesso leggasi 3, de’ Sagri Sudarj, e semicinti di S. Paolo : virtutesque, non quaslibet facies Deus per manum Pauli, ita ut etìam Super languido deferrentur a corpore ejus fudaria, et semicinctia, et recedebant ab eis languores, et Spirìttu utquam egrediebantur. E oh quante maravigliose virtù, e grazie actesta S. Gio: Crifòstomo ricevute per le Reliquie del Glorioso Martire Babila ? quanti miracoli per le Reliquie, e Sepolchri di altri Santi si leggono negli annali della Chiesa! Quante grazie perciò attestano i Padri Greci, Nazianzeno, Basilio, e Teodoreto! Quanti parimente ne scrive S. Gregorio Papa ! Quante il Glorioso S. Agostino del Proto-Martire S. Stefano ! S. Ambrogio de’ Sagri Corpi di S. Protasio, e Gervasio Martiri! S.Carlo Borromeo per il Sepolcro di S. Simpliciano! E specialmente questi scrive, che quando più presso era per prendersi la Città di Milano, con trecento soli Giovani Milanesi si ebbe la vittoria contro l’Efercito di Federico Barbarossa Imperadore Nemico Capitale di essa; non per altro, che per intercessione di tre Santi Martiri Sisinio, Martirio, e Alessandro. E senza distraerci in altre parti sono ben noti specialmente in quella Provincia, e luogo rispettivamente le Grazie, e miracoli ottenuti scnza numero coll’intercessìone de’ nostri Gloriosi S. Pardo Vescovo nel Peliponnese, Padrone principale di questa Città, e di S. Leo Protettore principale della Terra di S. Martino, i di cui Sagri Depositi si venerano in essi luoghi, e a’ quali li giornalmente si vedono ricorrere Persone da ogni banda in tutti i loro bisogni ; tantocche celebriamo l’Uffizio del nostro Glorioso S. Leo con quell’Orazione. Deus, qui Beatum Leonem Confessorem miraculis innumeris  et gloria sublimasti; concede propitius, ut quem in terris pro suffragiis invocamus, intercessorem apud te in Caelis jugiter habere mereamur.

   VII. Laonde Iddio in ogni tempo ha onorato le sagre Reliquie de’ suoi Santi, avendo in ogni luogo, e per tutti i secoli a gloria loro mostrato miracoli, conceduto la sanità agli Uomini, rifuscitato i morti, e liberato le Città, e le Provincie intere da pericoli, e calamità. È ben raggionevole dunque, e dovuto Uffizio, che la Pietà Cristiana dia questo grande onore alle Sagre Ceneri, alle Ossa, a i Corpi de’ Santi, nelli quali viene anche lo stesso Iddio Nostro Signore glorificato. E per questo la Chiesa Cattolica governata dallo Spirito Santo ha renduto perpetuamente riverenza, e venerazione alle loro sagre Reliquie con vari atti di Religione. Da qui è, come attesta il più volte citato Glorioso S. Carlo Borromeo sullo stesso proposito, che le Chiese , e gli » Altari con esse si consagrano : da qui è, che il Sagrifizio della Santa Messa sopra di esse si celebra ; da qui è, che fin dal principio del Vangelo sono state celebrate, come si celebrano le loro Feste, con canti, Inni, digiuni, vigilie, e con ogni altra solennità di Rito : quindi è, che sempre sono state fatte loro obblazioni, doni, voti, ed elemosine da’ Re, da’ Principi, da’ Popoli in testimonio di una perpetua liberalità Cristiana, per cui si vedono Templi, e ricchezze immense, dove quelle si venerano ; e tralasciando le altre parti, nella nostra Italia basta dare un occhiata a Roma, al Santuario di Loreto, al Duomo di Milano, al Sagrario di Monte Casino, al Tesoro della Cappella di S. Gennaro, a quella di S. Niccolo di Bari, come pure al Gargano, alla Chiesa di S. Stefano del Bosco, S. Domenico in Suriano, e altri: quindi è, che in ogni empo a loro onore sono stati eretti Templi augustissimi : e oh come le Chiese, li Templi, le Basiliche de’ Santi, e delle loro Reliquie sono grandi, e ample. Oh come variamente abbellite, e di ogni sorta di ornamenti! O come spargono da ogni banda splendore di ogni bellezza, per cui li nemici di Dio, e della sua Chiesa, pur veggono, e toccano con mani la loro confusione. Vespasiano, ed Adriano a, Imperatori colla loro Podestà fecero edificare grandissimi Templi: ma dove sono, sono affatto per Terra, e non ve n’è vestligio ; dove i loro Mausolei, e gli Archi di Trionfo, le colonne, e simili vanissimi Trofei di ambizione? Confondansi, pure replicaremo, gl’ inimici di Dio, e della Chiesa, poiché veggono con quanto concorso si sono fatte sempre, e si fanno peregrinazioni a i luoghi, dove le sagre Reliquie de’ Santi sono riposte, e con quali segni di pietà : e non già per qualche volta, ma quasi ogni giorno, e da ogni grado di Persone. Pensino, che pur troppo sta condannata la loro empietà, e dalla prattica della Chiesa, e da’ Concilj, e specialmente dal Niceno secondo, dove da trecento cinquanta Vescovi, e Padri, tutti Uomini santistimi, e dottissimi perpetuamente fu stabilito contro di costoro, che oppugnano il culto delle Sagre Immagini, e Reliquie. Lo stesso è stato fatto in diverse parti della Chiesa, e in diverso tempo, in undici Concilj : e ultimamente in quello di Trento, il quale con anatemi ferisce coloro, che ardissero dire il contrario: Si quis autem his decretis ( parla della invocazione, e venerazione dovuta alle Sagre Immagini, e Reliquie de’ Santi ) Si quis autem his decretis contraria docuerit, aut senserit, anuthema sit. E questo stesso sentimento è stato costantissimo di tutti i Padri, non solo nella Chiesa Romana, ma anco nelle particolari, come nell’Antiochena, Alessandrina e Gerosolimitana, e altre, nelle quali sempre è stato osservato, il culto delle Sagre Immagini, e Reliquie de’ Santi, e che tutti a gara han procurato venerarle, ingrandirle, e in esse glorificare il Signore Iddio, e a grande studio averle ognuno nella propria Patria, anzi Beati si sono chiamati coloro, a’ quali il Signore Iddio si è compiacciuto dare simili tesori. Mosè partendo, dall’Egitto volle condurre seco le ossa di Giuseppe Ebreo ; lo stesso Signore Iddio per mezzo degli Angeli volle si sepellisse il Corpo di Mosè; ognuno fa con quanta venerazione siano state raccolte le Reliquie de’ Santi, e come ognuno procuri averle appretto sé. Volle il Signore Iddio, che Michea, e Abachuc, Profeti comparissero al Vescovo di Eutropoli Sabanno; e Zaccaria Profeta ad altri, acciò fosse data onorevole sepoltura a i loro Cadaveri : come pure il Precursore S. Giovanni Battista per Divina Previdenza comparve a due pii, e divoti Monaci, perché dassero fuori alla luce il suo Capo ; insegnando loro il luogo, ove stava infossato, e nascosto da’ Ministri di Erode. Per tre miglia si sì ritirò il Mare, non per altro, che per discoprire a i Cristiani il Sagro Deposito di S. Clemente Papa, e Martire. E molte fiate comparvero stelle in grannumero, affine si venerano le ceneri di molti Corpi di Martiri bruciati, e sommersi ne’ fiumi. Perloché vie più felici chiamaremo quelle Provincie, que’ luoghi, quali S. D. M. si è compiaciuta fortificare con simili fortezze ; e per cui con gran ragione S. Ambrogio Arcivescovo di Milano invitava il suo Popolo a riconoscere queste Grazie, che il Signore Iddio aveva conceduto in tanti Tesori di Sagre Reliquie, che si venerano in quella sua Città. Agnoscamus ( sono le parole del Santo Arcivescovo ) Agnoscamus Carissìmi circa Ecclesiam nostram uberiorem dìvinoram munerum largitatem. E lo stesso Santo invitava a giubbilo le Provincie, che hanno simili grazie dalla Divina Providenza : exultent felices singularum Urbium Populi, si unius saltem Martyris Reliquiis muniantur  : E poi si rallegra con se stesso, ed eccita il suo Popolo a  fare il medesimo per averne in copia : Ecce nos Populos Martyrum possidemus, gaudeat Terra nostra, nutrix coelestium Militum,& tantarum Parens facunda virtutum . Lo stesso diciamo a Voi, Venerabili miei fratelli, diletti miei fijgli, riconosciamo le Grazie dispensateci dal Signore Iddio, che ci ha conceduto tante Sagre Reliquie, che veneriamo quasi in tutti i luoghi della nostra Diocesi, e Corpi interi de’ Santi, e Sante anche della stessa Patria, come il nostro glorioso S. Leo ; che nacque, e morì non lontano dal medesimo luogo, e che ha protetto, e protegge lo stesso con specialità: e diciamo col medesimo Santo Arcivescovo : Ecce nos Pofulos Sanctorum possidemus - rallegrandoci con esso - gaudeat Terra nostra, nutrix coelestium militum, & tantarum Parens facunda virtutum ; e forziamoci corrispondere alle grazie del Signore, tenendoci umiliati, per averci arricchito di questi Tesori celesti, che benignamente ci ha concedeto; e sopra tutto infiammiamoci con amore di una vera Cristiana pietà a portarci con tutta divozione verso di essi ; e particolarmente in questa solennità, n raccordandoci di quelle antiche divozioni, che in ciò pratticarono i Nostri Maggiori, e la nostra Santa Madre Chiesa ci ha insegnato.

   VIII. E ancorché la vostra Pietà ci faccia sperare non abbia bisogno di maggiore eccitamento, per accrescere la vostra divozione in questa Sagra Aziont, che dovremo celebrare della Traslazione delle Sagre Reliquie, e Corpo del nostro glorioso S. Leo, acciò riesca solennissima, come richiede la maggior Gloria del Signore Iddio, i meriti del Santo, e il Rito della Chiesa : stimamo con tuttociò uffizio della nostra Pastorale sollecitudine ravvisarvi le cose seguenti ;

   IX. Primieramente come celebraremo la detta solennità la mattina della Domenica Quinta dopo Pasqua di Resurrezione 2. di Maggio prossimo venturo ; giorno per altro solenne di Rito doppio di prima Classe festivo di Precetto in essa Terra, similmente per l’altra Traslazione del medesimo Santo, Padrone principale ; fatta già Secoli prima, come dicemmo; e quella si farà dalla sua antica Catacomba, posta nella cadente Chiesa di S. Maria in Pensulis alla Chiesa Matrice, sotto il titolo di S. Pietro Apostolo, in una nobile Cassa di Cristallo, che dovrà collocarci sotto l’Aitar Maggiore, per la quale Traslazione abbiamo ottenuto dalla Santità di Nostro Signore Indulgenza Plenaria per tutti coloro, che interverranno in essa, e visiteranno la detta Chiesa in detto giorno, o in altro dentro la sua ottava, con precedente Confessione, e Comunione, a tenore del suo Breve, che si conserva presso Noi, con quelle altre opere ingiunte, che in esso vengono espresse.

   X. E premendoci, che questa solennità abbia concorso, conforme si suole in simili Sagre Azioni, e di sopra abbiamo narrato ; Quindi con ogni Paterno Affetto invitiamo tutti gli Eccellentissimi Signori Principi, Duchi, Marchesì, Conti, e Baroni della nostra Diocesi, e specialmente sua Altezza il Signor Marchese del Vasto, e Pescara : i Reggimenti di questa Città, e di tutte le Terre, e luoghi di questa Diocesi ; e piamente preghiamo la Carità loro, che raccordandosi in questa occasione delle Grazie ricevute in varj tempi colla intercessione de’ Santi, e specialmente del nostro Glorioso S. Leo vogliamo tutti venire con frequenza ad onorare le sue Sagre Reliquie, e con essi invitiamo similmente, non solo i Popoli di questa Città, e sua Diocesi ; ma eziandio i Popoli delle Città, e luoghi convicini, e quelli, che non potranno intervenire, esortiamo a cooperare almeno con noi a questa solennità con di vote orazioni, e con santi desiderj, che in questa sia glorificato sopra tutto Iddio Benedetto, e ognuno ne riceva consolazione, e profitto spirituale.

   XI. E tralasciamo far invito al nostro Diletto Capitolo, e Clero tanto Secolare, che Regolare di questa Città, e sua Diocesi, per le riprove, che abbiamo della loro Pietà, e divozione : e dovranno tutti intervenirvi specialmente i RR. Arcipreti , e Parochi con veste lunga, Cotta, e propria Insegna, e con Piviali de’ più preziosi, che avranno, e gli altri Sacerdoti, ed Ecclesiastici tutti con veste lunga, Cotta, e Berretta, e lo stesso diciamo rispetto agli Alunni, e Convittori del nostro Sagro Seminario, quale dovrà rendersi pronto ivi per i primi vesperi di essa solennità nell’abitazione loro di nostro ordine destinata a tal effetto.

   XII. Similmente esortiamo i RR. Arcipreti, e Parochi condurre i loro Popoli processionalmente, se non tutti nel giorno della solenne Traslazione, almeno in una della sua Ottava cantando Inni, Salmi, e simili Preci a loro arbitrio, benché tutti gli Ecclesiastici, e specialmente i RR. Arcipreti si faranno ivi pronti per i primi Vespri di detta Sagra Funzione, che si canteranno Pontificalmente in essa Chiesa di Santa Maria in Pensulis ; facendo loro noto, che tanto in detto giorno della Traslazione, quanto in tutti gli altri successivamente giorno per giorno intra Missarum solemnia si avranno Discorsi Sagri, che si faranno da illustrissimi, e Reverendissimi Vescovi, e da altri Soggetti da Noi a tale effetto prescelti ; come anche alternativamente per tutta l’Ottava si avranno, e Sagri Oratorj, Accademie, e simili divertimenti Spirituali ooore del nostro Santo.

   XIII. E bramando, com’è di ragione, solennizare questa sagra Traslazione nel modo migliore, che possa a noi venir permesso, per questo richiedendo la medesima preparazione esteriore, e interiore; quindi ricordiamo, ricerchiamo, e ordiniamo, che per otto giorni avanti la detta Solennità in questa nostra Chiesa Cattedrale, e in cialcun’altra Chiesa tanto de’ Secolari, quanto de’ Regolari sì in Città, come in tutta la Diocesi, la sera ad un’ora di Notte si suonino tutte le Campane a Gloria ; ed esortiamo tutti a pregare in detto tempo il Signore Iddio per il felice esìto di essa, e chi in ginocchioni, o come meglio potrà, reciterà per cinque volte il Patter noster, e l’Ave Maria, con cinque Gloria Patri, pregando S.D.M. per detto effetto, guadagnarà quaranta giorni d’Indulgenza. E anche esortiamo tutti nel Signore a digiunare in quella settimana nella feria quarta, festa, e Sabbato, vigilia della detta Sagra Azione, secondo l’antico Istituto della Chiesa, solito pratticarsi in Umili Funzioni.

   XIV.  Desideriamo finalmente, e così esortiamo tutto il Popolo di S. Martino, che la sera avanti la detta solennità, e per due altre sere susseguenti almeno, se non per tutte le sere della sua Ottava su il suono dell’Ave Maria, o posto dopo ciascuno Capo di Casa ponga alle sue finestre lumi per significare anche con questo lume esteriore le chiarissime Virtù del nostro Santo Padrone, a caggione delle quali gode egli la Luce Eterna.

   XV.  Conché bramando, com’ è di dovere, che questo nostro Invito venga a notizia di tutti, ordiniamo leggersi la presente nostra Pastorale inter Missarum Solemnia in due, o tre Feste, che occorreranno avanti il giorno stabilito di essa Solennità, e in tempo, nel quale possa esservi maggior concorso di Popolo a chiara intelligenza di tutti, tanto in questa nostra Cattedrale, quanto in tutte le altre Chiese Arcipretali della nostra Diocesi : incaricando a’ RR. Arcipreti far la medesima comune a’ Superiori de’ Monasterj locali, e restiamo pregando S.D. M, che coll’intercessione di questi nostri Santi Protettori, voglia comular voi di tutte le sue celesti Benedizioni, come paternamente le auguriamo dal Signore. Larino dal nostro Episcopio questo dì 5. Febraio 1728.

Gio: Andrea Vescovo di Larino.

Locus Sigilli.

D. Diodato Vietri Cancelliere 

   12. Come poi fusse stata fatta, con quale solennità, e rito, e in che tempo preciso, si esprime bastantemente nella seguente ; quindi senza stenderci vantaggio ci rimettiamo a quanto in essa.

 

RELAZIONE STORICA

Dell’ultima solenne Traslazione del Corpo di S.Leo Confessore
fatta dal Magistrato di detta Terra al Sig. D. Domenico Cataneo, 
Duca di Termoli.


SIGNORE.

    I. SI compiacque V.E. con suo benignissimo foglio ordinare a me suo Agente in questo suo stato, una distinta Relazione della solenne Traslazione delle Sagre Reliquie, e Corpo del glorioso S. Leo dell’ Inclito Ordine di S. Benedetto, Protettore, e Padrone principale di questa sua Terra: In adempimento della sua attenzione, volendo anche farla il Regimento, abbiamo pensato formarla unitamente. Quindi dovrà sapere V. E. come fu al Mondo S. Leo, e propriamente per quanto si raccoglie dalle antiche memorie, su la decadenza del Dominio de’ Greci nella Puglia, e de’ Principi Longobardi nel Sannio, e ne’ Frentani. Nacque di Famiglia Nobile in un luogo fondato sopra le ruine dell’antica Cliternia, detta poi volgarmente con nome corrotto Licchiano, stata già nel tenimento chiamato dello Saccione, oggi in Provincia di Capitanata, il quale esercitatosi fin dalla fanciullezza nelle virtù più eroiche Cristiane, e poi nella S. Predicazione rese il comune tributo alla Natura nel Monistero del medesimo Ordine, sotto il titolo di S. Felice, posto da circa sei miglia dittante di questa sua Terra di S. Martino, e ascritto egli al Catalogo de’ Santi, meritò, che da S. Chiesa si celebrasse il suo Uffizio, colla seguente Orazione, che si legge in un libretto, quale si conserva in questa Matrice Chiesa, scritta di carattere Gotico antichissimo: Deus, qui Beatum Leonem, Confessorem, miraculis innumeris, decorasti, & gloria, sublimasti; concede propitius, ut quem in terris pro suffragiis invocamus, intercessorem apud te in Caelis jugiter habere mereamur. Distrutto poi, e mandato a ruina quel Monistero di S. Felice, di cui in oggi non si vedono altre memorie, che una Grotta, che chiamano la Grotta di S. Leo, nella quale era il sepolcro dì esso glorioso Santo. Il Signore Iddio, che.non soffriva rimanesse questo Sagro Deposito cotanto pregiudicato nel suo culto, volle, che andati a caccia Roberto Conte di Loritello ( come costantemente affermano per comune tradizione quelli nostri Concittadini ) o altri, che fussero, come si ha per altre relazioni, e legato un Cavallo all’anello di una lapide sepolcrale, per Divina Providenza a viva forza quella smossa, e così genuflesso il Cavallo rimase fino a tanto, che giunsero ivi detto Conte, o altri, che fussero, li quali vedendo questo divino spettacolo, e osservando, che dentro il sepolcro si conservasse il detto sagro Deposito, con altre Reliquie riconosciute da una carta perga pergamena, che ritrovarono dentro un canduolo di piombo, che attualmente abbiamo ; si radunò ivi un mondo di gente, e accomodato il S. Deposito colle sue Reliquie con tutta decenza in una cassa piramidale, e posta sopra di un carro tirato da due Tori, fu trasportatò coll’accompagnamento di tutto il Clero in questa antichissima Chiesa già Parrocchiale, sotto il titolo di S. Maria in Pensulis : Indi a lato sinistro dell’Altare maggiore, e a capo di una picciola Nave fu formata una sotterranea Catacomba, e ivi dato ricetto al medesimo nostro Santo, e prima di collocarsi in essa, e dopo fino al giorno presente si rende inesplicabile il racconto de’ Miracoli, grazie, e prodigi operate dal Signore, e ottenute per suoi divoti a di lui intercessione. E perché ognuno resti informato bastantemente delle cose preaccennate, basta dare un occhiata al Quadro del suo Altare, posto in Tavola sopra la Catacomba di pittura antichissima, osservandosi in esso dipinta la storia dell’Invenzione, e Traslazione del Corpo, e Sagre Reliquie del nostro Glorioso Santo, come pure delli Miracoli nelle Tabelle dipinte attorno del Quadro medesimo, ed ogni anno si è celebrata, come si celebra, la festa dell’Invenzione, e Traslazione suddetta il 2.Maggio, con ogni maggior pompa, e concorso : ed in sua memoria sogliono il giorno prima della vigilia della medesima, con pia, e divota emulazione condursi i Massari a correre co’ loro Carri, e il primo, che entra la porta dell’abitato suole avere la prerogativa di portare il Pallio, che corronoil giorno della Festa, e chiamano il Carro Trionfale, ben adornato, e parato nobilmente.

   II. E quantunque la medesima Cappella in se stessa fusse doviziosa, e delle migliori in Diocesi, per le obblazioni, e limosine ricevute, e che attualmente riceve da’ Concittadini, forastieri : nientedimeno resasi difforme la detta Chiesa dall’antichità, e minacciando ruina, e quel, che è peggio la stessa Catacomba fatta quasi inabitabile dalla umidità, senza potersi dar riparo, pensò questo nostro Clero, e Popolo molto infervorati per divozione del nostro Santo, che si trasferisse il suo Corpo, e Sagre Reliquie a questa nostra Chiesa Matrice, sotto il titolo di S. Pietro Apostolo, servita da un numeroso Clero. E quantunque a’ Prelati predecessori ne fussero state fatte in varj tempi le suppliche, pure giammai queste con efficacia sono state ricevute, ma finalmente, in occasione della prima Santa Visita fatta in questa Terra da Monsign. Tria Vescovo di Larino nostro Ordinario ne’ principj di Novembre dell’anno prossimamente passato 1727. quasi tutti a viva voce, ed Ecclesiastici, e Laici avendolo pregato di questo, prontamente si conferì egli colla sua Corte su la faccia del luogo, dove verificati i motivi de’ nostri prieghi, mostrò tutta la propensione volerci assistere ; onde in un discorso Pastorale da lui avuto al Popolo inter Missarum solemnia in essa Chiesa Matrice esortò tutti a particolari Orazioni, e a una Comunione generale, con digiuni precedenti la medesima, che fu poi fatta colle sue proprie mani, pontificando nella stesla Chiesa la mattina delli 11. Novembre 1727. giorno solenne, che si celebra in questa Terra sotto il titolo di S. Martino, Padrone anche di essa, per il felice esito di questa Sagra azione. 

   III. Laonde la sera del medesimo dì 11. Novembre 1717. circa le tre ore di notte, per isfuggire la confusione, che avrebbe portato il concorso del Popolo per divozione al Santo, Monsig. nostro Vescovo co’ Ministri più principali della sua Corte, chiamato anche l’Arciprete del luogo coll’Arcidiacono della Cattedrale, e altri Professori in Canoni, Teologia, e Medicina, e due Muratori forastieri, si condusse segretamente per quanto gli fu permesso in essa Catacomba, dove tutti genuflessi, e premesse molte Orazioni vocali, e mentali, e recitando specialmente i sette Salmi Penitenziali, colle Litanie de’ Santi,  Preci, e sue Orazioni, facendo colle sue proprie mani col Piccone, che aveva egli stesso, il segno della Santissima Croce sopra il Tumolo, diede col medesimo tre colpi, e poi ordinò alli suddetti Muratori, che sfabbricassero la Lapide, che era in faccia di quello, nella quale erano incise queste parole di carattere Gotico antico ; Hic jacet Leonis Corpus Beati Confessoris, Nos prece sua purget a criminis culpa : Quale lapide è stata ultimamente disfatta in occasione di questla Santa Azione in minutissimi pezzi per concorso de’ Popoli, che si hanno preso per divozione con disgusto del nostro Monsignor Vescovo, che voleva conservare a perpetua memoria.

   IV. Il fatto però non poté tenersi tanto nascosto, quanto si bramava da detto Prelato, che non venisse a notizia di altri: onde in un punto fu veduta questa Terra in moto, e Noi per dar soccorso a quel che avesse potuto succedere, pieni di divozione ponemmo le guardie alle porte della Chiesa, senza, che ci scoprissimo a Monsignor Vescovo: e così fu continuato fino alle ore nove della medesima notte; fino al qual tempo furono fatte coll’assistenza del Prelato le diligenze, ma non fu trovata cosa veruna, per la cautela, colla quale stava rinchiuso in esso il Sagro Deposito, ancorché fussero state tolte in detto tempo due grate di ferro, poste una avanti, e l’altra al piano di un fenestrino sopra la lapide di marmo rustico, che copriva li Cassa del Deposito: laonde restata cosi imperfetta l’opera, non fu fatto altro per tutta quella notte.

   V.  La mattina seguente però 12. detto ritornato per le medesime diligenze il nostro Monsignor Vescovo, come sopra, mentre celebrandosi la Santa Messa, che lo stesso ascoltava si proferivano le parole della Consagrazione fu già a colpi di Piccone rotta l’Urna di marmo rustico, in cui si conservava il Corpo, e Reliquie del nostro Santo : non volle bensì detto nostro Vescovo dar mano in esso Sagro Deposito, senza la nostra assistenza, fummo perciò di suo ordine chiamati, cioè io, come Agente, il Mastrogiurato, e alcuni de’ piìù Principali, che erano accorsi, restati gli altri in custodia delle porte chiuse con altri Ecclesiastici, per far argine al Popolo, che voleva violentarle per vedere le Ossa del suo Compatriotta, Santo, e Protettore ; e così dopo accese molte Torcie, Candele, per il buco fatto in detta Urna, fu veduto, e preso con proprie mani di Monsignor Velcovo un Osso, fu dal medesimo baciato e dato a baciare agli altri con molta tenerezza, e lagrime : e poi riposto, fu chiusas, e inchiodata la porta della Catacomba, e con essa anche quella della Chiesa, lasciate le solite lampade accese, con ordine al Mastrogiurato a far custodire le porte della Chiesa da’ più fedeli, e onorati Cittadini, per impedire la violenza del Popolo, che a viva forza voleva vedere il Sagro Deposito: e si quietò alle persuasive del Prelato, promettendoglielo subito, che gli sarebbe slato permesso, almeno in una Cassa di legno, nella forma più propria in quella strettezza di tempo, e qualità del luogo.

   VI.  Conforme in effetto fu fatta una Cassa di legno, e la sera 13. detto ritornato il Prelato in Chiesa, e propriamente in essa Catacomba vestito con Sottana, Rocchetto, e Mozzetta, e con esso gran parte del Clero, Noi altri suddetti, molti Professori in Medicina, Teologia, e Canoni, dopo molte Orazioni, detto Monsignor Vescovo estrasse quello colle sue proprie mani, che ripose in essa Cassa con tutta diligenza, attenzione, e divozione, fattane la solita ricognizione colla legale annotazione delle parti, e chiusa la detta Cassa con chiave , e legata con fettuccia di seta cremesi doppia, sigillata in cera di Spagna, fu riposta dentro un’altra Cassa di legno con chiave, e questa chìusa dentro la Sagristia, la porta della quale similmente fu chiusa con chiave, restando tutte le Chiavi in potere di esso Monsignor Vescovo, e in questa forma uscito di Chiesa furono continuate le guardie, e promesso al Popolo, che teneva in assedio, che per la mattina seguente 14. detto sarebbe esposta la Cassa del Sagro Deposito alla pubblica venerazione di tutti, come già seguì sopra di una credenza fatta a Corna Evangeliì del medesimo Altare per tutto il tempo, che il Prelato celebrò il Sacrifìcio della Santa Messa, e prima sparsasi la voce per il contorno, fu un concorso di numerosissimo Popolo tra conterranei, e convicini, che non capiva in Chiesa, e fu per tutto il tempo suddetto una tal tenerezza, che gli occhi di ognuno si vedevano pieni di lagrime per la divozione verso il Santo : ma finalmente fu quella poi riposta, e chiusa in dettai altra Cassa con chiave dentro la medesima suddetta Sagrestia interiore, e murata la sua porta, e finestra, con ordine, che non facesse novità fino a tanto, che non fussero disposte tutte le cose per la Solenne Traslazione, conservando lo slesso Prelato le chiavi della porta, e Casse.

   VII.  E premesse tutte le cose preaccennate detto Monsignor Vescovo condusse in questa Chiesa Matrice, e attentamente visitata la medesima, ordinò il totale abbellimento di essa, l’uguaglianza degli Altari, la demolizione di due di loro, che erano a capo delle due Navi laterali, e la rendevano xxxxxme, l’Altar maggiore tutto di marmo, una cassa di cristalli per il Sagro Deposito, e altre cose più necessarie : come già in un batter d’ occhi fu raccolto il denaro da diversi Cittadini per la spesa della Cassa, e tutti con indicibile, e santa emulazione si offerirono, specialmente per la riforma delle Cappelle, e Altari, li quali in effetto sono stati tutti fatti alla PaoIina dallo stesso Stuccatore e li quadri dallo stesso pennello, di maniera che in oggi si è resa la più bella, la più vaga, e la più divota Chiesa di tutte le altre Chiese convicine,  e frattanto fu data fuori una lettera Pastorale in stampa dal nortro Monsignor Vescovo instruttiva per questa funzione , e così ben intesa , che da tutti si desidera, e  dapochi si è potuto ottenere per non essere state a sufficienza le stampe.

  VIII.  Stabilita adunque la Sagra Funzione per li 2. di questo stante mese di Maggio, giorno per altro solenne festivo per la prima Sagra Traslazione  di esso medesimo Sagro Deposito, ancorché non giungesse a tempo l’Altare di marmo, e la nobilissima Cassa di cristalli fatta con cura, e assistenza di V. Ecc. pure per non perdere le moltissime spese, e preparamenti fatti a tal effetto, ci siamo resi importuni al detto Monsignor Vescovo per la celebrazione di detta Sagra Azione, e in effetto conferitosi egli qua più, e diverse volte, per ordinare, e disporre lo che occorresse, tanto in Chiesa, quanto per il ricevimento de’ Prelati, e Personaggi, che dovevano favorire. Stabilmente si condusse qua colla sua Corte li 27. Aprile, e la sera dell’ultimo dello stesso mese giunsero Monsignor Mariconda Vescovo di Trivento, e Monsignor Battiloro Vescovo di Guardialfiera, e fu una comune tenerezza vedere questi tre Prelati genuflessi avanti la porta della Chiesa in un santo contratto tra loro, non volendo gli Ospiti entrare senza la benedizione del nostro Monsignor Vescovo: e questi pregando le Signorie loro Illustrissime benedir lui : e poi finalmente furono essi costretti a cedere, benedicendolo unitamente, e con esso il suo Popolo, e così continuarono in appresso ognuno dalla sua parte, cioè Monsignor Mariconda a man dritta, e Monsignor Battiloro a manca astenendosene Monsignor nostro, comunicata loro tutta la sua autorità per tutto il tempo della di loro dimora in questo luogo.

    IX. E la mattina primo di Maggio giunto tutto il Capitolo della Cattedrale di Larino, il Seminario di essa, e gran parte degli Arcipreti, li quali tutti poi arrivarono lo stesso giorno per i primi Vespri, quasi con tutti gli altri Ecclesiastici della Diocesi, rimasti i più necessarj per servizio delle loro Chiese, e disposta la Cassa di legno colle Sagre Reliquie, e Corpo del nostro Glorioso S. Leo, riccamente coperta in una bara ben fatta, e vestita su l’Altare Maggiore della Chiesa di S. Maria in Pensulis, furono in essa cantati Pontificalmente i primi Vesperi da Monsignor Mariconda Vescovo di Trivento, con Musica della Cattedrale, nella quale intervennero molte Dame, e Cavalieri della Diocesi, e fuori della medesima : quali terminati, uniti tutti tre i Prelati vestiti con Cappa in detta Chiesa, cioè Monsignor Mariconda Vescovo di Trivento, Monsignor Battiloro, Vescovo di Guardialfiera , e Monsignor Tria, nostro Vescovo, con edificazione di ognuno, principiarono per la loro ora salmeggiando in ginocchioni adorare avanti le Sagre Reliquie esposte come sopra, con quantità di Cerei accesi.

   X. La mattina poi 2. detto ben per tempo celebrata la Messa bassa da Monsignor nostro, e da Monsignor di Guardialfiera in questa Chiesa Matrice, per non aver possuto penetrare in Chiesa di Santa Maria per celebrare nell’Altare del Sagro Deposito per la moltitudine del Popolo, fu ordinata la Solenne Traslazione, come siegue.

   XI. In Sala del Palazzo Ducale, nel quale Monsignor nostro serviva i sudetti Prelati, raccolto tutto il Reverendissimo Capitolo di Larino, gli Arcipreti della Diocesi al numero di venti, tutto il Seminario Alunni, e Convittori, come pure il Clero Secolare, e Regolare, e ognuno colla sua Insegna, circa le tredici ore della mattina fu ordinata la solenne Processione con Croce, precedendo il Clero Regolare, poi il Clero Secolare, Arcipreti, Seminario, Canonici, e Dignità, e finalmente li suddetti tre Prelati, sotto tre Ombrelle, con Cappe, rimaste per istrada da per tutto schierate le Confraternite, non soto del luogo, ma di altre Terre della Diocesi, e fuori essa; e fu gran forza penetrare, che entrasse in Chiesa di S. Maria in Pensulis per la gran calca del Popolo, dove finalmente giunti li suddetti tre Prelati si vestirono Pontificalmente sotto lo stesso Trono, e le Dignità, e Canonici con Piviali, Pianete, e Dalmatiche ognuno secondo il suo ordine, restando gli Arcipreti, con Mezzetta, e Stola : e non avendosi possuto cantare altra Messa in questa Chiesa, per la moltitudine de’ Popoli, come si avrebbe dovuto, e si era stabilito ; li due Prelati Bajuli, cioè Monsignor di Guardialfiera, e Monsignor nostro si condussero in Sagrestia a prendere la Bara colla Cassa Sagro Deposito, dov’era stata quella rinserrata la sera antecedente dall’Altare, in cui era stata esposta, per isfuggire gl’inconvenienti, che erano principiati dalla divozione de’ Popoli, quando se non fusse accorso Monsignor nostro Vescovo, sarebbe succeduto grande, che da’ Forastieri quello già s’involava per la divozione, per lo che fu lo stesso Sagro Deposito rinserrato in Sagrestia, e a viva forza tenuta chiusa la Chiesa con Guardie per tutta la notte, e così quella presa da detti Prelati Baju li, come dicevamo, colla sia Bara, fu collocata sopra l’Altare di essa Chiesa di S. Maria in Pensulis.

   XII.  Indi cantando l’Inno, Iste Confessor  : con suo Versetto, Responsorio e Orazione, premesse le solite Incensazioni, precedenti le dovute recognizioni del Corpo del Santo, si diè principio alla Solenne Traslazione, colla Processione del Clero Secolare, e Regolare, restando per le Strade le Confraternite schierate, che non poterno entrare in Chiesa per la gran moltitudine : portando la Bara, sopra la quale era collocata la Cassa del Corpo, e Roeliquie del nostro Santo li due Prelati Bajuli, cioè Monsignor di Guardialfiera, come forastiero, il nostro Monsignor Vescovo, benché più anziano nell’ordine, all’ultimo luogo, sostenuta la Bara da quattro Canonici, cioè due per parte, sotto un nuovo, e ricco Baldacchino di broccato d’oro, le mazze del quale si portavano dalli Illustrissimi Signori Marchese di Montagano, suo Zio, e Fratelli, e dalli Signori Fratelli di Sua Ecc. Signor Duca do S. Elia, e inxxxxxso seguiva Monsignor di Trivento, che con Mitra, e Pastorale andava benedicendo il Popolo, facendo da suo Caudatario Sua Ecc. il Signor Duca di Casacalenda, e io suo Agente, in luogo di V. E. servendo il Prelato coll’Ombrella, e tutti gli altri cantando Inni, e Salmi con cerei accesi alla mano, e due Acoliti, che andavano incensando avanti le Sacre Reliquie, girando per le strade più principali della Terra, che non bastò : ma pure per soddisfare alla divozione del Popolo, che anelava vedere , e venerare quel Sagro Deposito, e all’incontro non poteva soddisfarsi in Chiesa, né per le strade, per essere molto numeroso, fu lo stesso collocato in un’Altare, fatto preparare in una pubblica Piazza, sotto il Palazzo Ducale, e ivi tenuto esposto per un pezzo, per l’effetto suddetto. Finalmente entrata in Chiesa Madre, sotto il titolo di S. Pietro Apostolo la Processione del Clero Secolare solo, non avendo possuto gl’altri, perché la Chiesa era piena, fu ivi cantata Terza, e la Messa con scelta musica della Cattedrale, e tra essa, prima dell’offertorio furono fatte considerabili obblazioni al Santo, specialmente da’ Personaggi, e Dame, che erano ivi, Pontificando Monsignor Mariconda Vescoro di Trivento, coll’assistenza de’ suddetti due altri Prelati, esposta la Cassa delle Reliquie, e Corpo del Santo sotto la sua Statua d’argento, in una nobile Credenza, posta a Cornu Evangelii dell’Altar Maggiore.

   XIII. E non è da tralasciarsi riferire a V. Ecc. come cantandosi la gloria giunse con tutta fretta un espresso con lettera di sua Altezza il Signor D. Cesare d’Avalos di Aragona Marchese del Vasto diretta a Monsignor nostro con ordine di presentarsi al medesimo, anche celebrando Pontificalmente, come seguì : e perché il fatto fu pubblico, e mosse tutti ad una particolare curiosità, il Prelato per non tenere il Popolo distratto dopo letta, che era tutta scritta di proprio pugno dal medesimo Signore, diede quella a leggere a Monsignor Battiloro, che assisteva con esso lui’, vestito Pontificalmente, dalle di cui mani passò a quelle di altri Personaggi, che poi si feppe in un batter d’occhi il suo contenuto, che servì per maggior eccitamento alla devozione verso il Santo, non già per distrazione, conciliato un attento silenzio, e venerazione a detta sacra Azione, e la detta lettera venuta nelle nostre mani in un esemplare fattoci dare dal medesimo Monsignor nostro Vescovo è del tenore, che fiegue.

   XIV. Fin a quest’ ora ho creduto di poter essere di persona a venerare la divota funzione in S. Martino promossa dalla gran Carità di V. S. lllustrissima in maggior gloria di Dio, e del suo S. Leone Confessore : Ma vedendomi detuaso da diversi intoppi fraposti dalla debolezza dell’umanità, supplico V. S. Illustrissima di un benigno compatimento ; ed insieme permettere che si riceva dal Signore Procuratore della Cappella la picciola offerta, che fo al Santo di cento ducati, de’ quali si degnarà V. S. lllustrissima farne la disporzione in qualche Sagro utensilio ; In olocausto altresì presento il mio Cuore a quell’Anima beata, e gloriofa, implorando dalla sua perfetta carità l’accettare me, e la mia Casa in sua protezione, per intercedermi dalla divina mìsericordia la grazia di saper purgare la mia anima da i peccati in questa vita per venerarla perennemente nell’altra, ed a V. S. lllustriss. con rassegnerle la vera osservanza, che le profess in atto di ringratiarla. di nuovo della memoria gentilissima avuta di me in si speciosa congiuntura, resto baciandole affettuosamente le mani. 

Vasto 2. Maggio 1728.

   XV. Innunnerabile poi fu il concorso de’ Popoli, e da varie parti : e basterà a V. Ecc. per farne qualche idea sapere, che non ostante la moltitudine de’ Sacerdoti, e diversità degli Altari, e delle Chiese, e che le Messe principiassero all’alba di detto giorno, perché tutti soddisfacessero al precetto di ascoltare la S. Messa, Monsignor Vescovo fu obbligato far erigere in pubblica Piazza un’Altar, anche ad istanza, e insinuazione di altri, dove per tutta, quella mattina fu celebrata la S. Messa, e le persone per ascoharla, e aver luogo, che vedessero la Processione, avevano a somma grazia, che fussero ricevute anche sopra i tetti delle Cas , che tenevano pieni, per quanto fu possibile,  oltre le Finetre, Strade, e piazze : e fummo necessitati porre le Guardie alle Porte della Terra, per fare entrare, e uscire la gente fenza disturbo : E per altro riusci la Sagra Funzione con tal quiete, tanto ne’ primi Vesperi, che la mattina della Sagra Traslazione, che non solo non vi fu inconveniente veruno, ma di vantaggio feguì con una somma tenerezza di tutti, e con tali lagrime, che forsi non ancora universalmente si son vedute spargere dal Cuore in qualsisia più strepitosa Santa Missione, ristretto ognuno in una vera compunzione di divozione verso il Santo, raccomandandosi tutti all’intercessionue di esso.

   XVI.  Principiarono poi le feste di giubilo, con suono di Campane, lumi dalle finestre delle Case, sparo de’ mortaletti, e maschi, e altri fuochi fin da Domenica della fettimana precedente, e così si è continuato fino a questa sera, giorno felicissimo della sua ottava, guadagnandosi le Indulgenze di 40. giorni concedute dal nostro Monsig. Vescovo, da chi in ginocchioni recitasse al suono delle Campane la sera cinque volte il Pater noster, & Ave Marii, & Gloria Patri, pregando prima della funzione per il felice successo di essa, e dopo della medesima in suo ringraziamento. E fu superbo l’artificio di fuoco, che arse la sera della Fetta a. stante, oltre un’altro più piccolo, ma curioso, e d’invenzione fatto da particolari, che brugiò la sera de’ 6. di questo medesimo mese .

   XVII. Di continuo pure si sono vedute Processioni, e Confraternite, anche de’ luoghi lontani, e fuori Diocesi, similmente fino a quest’oggi,’ che han sempre popolata questa Terra, e molto più la Chiesa con una rara divozione, e pietà ricevute da questo nostro Clero, andato sempre all’incontro a suono di campane, con ogni dimostrazione di affetto, raccommandosi tutti alla intercessione del Santo, di manieracche si sente in moto tutta la Puglia, Provincia di Capitanata, Contado di Molise, non mancando loro ajuto Spirituale colle Confessioni, e Comunioni Sagramentali, per guadagnare l’Indulgenze plenarie, concedute dalla Santità di N. S. per tutto l’ottavario, nel quale sono stati sempre Panegirici, che principiò Monsignor Mariconda, in lingua Toscana, e nel giorno appresso Pontificando, in lingua Latina Monsignor Battiloro, ambedue di rara erudizione, e pietà, e ha tralasciato farlo Monsignor nostro, per dar luogo a’ Forastieri, che con impegno han cercato qualificarsi in tale concorso, e perché il Signore Iddio ha voluto glorificarsi in questo Santo colle molte grazie, ottenute ad intercessione di esso, e miracoli; Monsignor Vescovo nostro, e la sua Curia ne stan formando Processo.

   XVIII. „ Né hanno mancato degl’altri divertimenti spirituafi a’ Forastieri, e Compatrioti per tutto l’ottavario, essendosi in esso rappresentate specialmente due Opere Spirituali in scena, una sotto nome del Seminario di Larino, e l’altra da’ particolari della medesima Terra di S. Martino, e in oltre Accademie in lode del Santo, con innumerabili composizioni, e in varie lingue, anche Greche, che una sera specialmente durò nella pubblica Sala del Palazzo Ducale fino alle quattr’ore di notte.

   XIX. Ogni mattina si è officiato in Chiesa, com’anche il giorno, con Messa solenne, cantata dalle Dignità, e Canonici della Cattedrale, sempre coll’assistenza di Monsignor nostro, applicate per impegnare il Santo a concedere la sospirata prole Maschile all’Augustissima Casa d’Austria, e tutto questo ad insinuazione del Signor Marchese del Vasto, fatta a Monsignor nostro Vescovo, che è riuscito di godimento di ognuno, e di Noi specialmente Vassalli di Vostra Eccellenza, che la sappiamo tanta interessata per la conservazione della medesima. E finalmente poi questa sera dopo i Vesperi si è cantato il Te Deum

in rendimento di grazie del felice successo di
questa Sacra Azione, e dopo le funzioni solite farsi, è stata riposta la Cassa del Sagro Deposito in una Nicchia dentro l’Altar Maggiore, e in esso cautelatamente fabbricata, attendendosi a momenti l’Altar di marmo, e la Cassa di cristalli, per darsi termine a questa S. Opera, e da adesso abbiamo nuovi impegni, per il ricevimento di altri Personaggi, che vogliono venire, per quando dovrà collocarsi, ed esporsi alla pubblica venerazione il Corpo del nostro Santo nella sua Cassa dentro l’Altar di marmo.

   XX. E non poco ha reso plausibile tutta questa gran machina di cose la Providenza avuta, che succedessero senza disordine, e che a niuno mancasse non solo il bisognevole, ma che tutti rimanessero soddisfatti, restringendosi i nostri Concittadini con una vera carità, ed edificazione de’ Forestrieri a servir loro, e da Noi provisto quanto fusse occorso : e in un batter d’occhi in campagna furono formate numerofe Baracche, e costituita una doviziosa, e ricca perdonanza, provista di ogni merce : Che è quanto in succinto, benché paja molto, possiamo rappresentare a V. Ecc. in adempimento della nostra attenzione, mentre facciamo all’ Ecc. V. umilissima riverenza : Santo Martino questa sera 9 Maggio 1728.

Di V.Ecc.          


Umiliss. Divotiss. ed Obligatiss. Servidori, e Vassalli,
    Gasparo Carola, Agente Generale.
    Nicolò de Matthtais Mastrogturato.
    Francesco Gargano Capo-Governo.
    Mattia Ferrara Sindaco.

    Giacomo Palumbo Eletto.