Memorie intorno la famiglia de' Signori di Tono/Nota

Nota

../Linee, ossia diramazioni della Casa di Tono ../Giunta di altre Memorie Tuniane IncludiIntestazione 30 agosto 2015 100% Da definire

Linee, ossia diramazioni della Casa di Tono Giunta di altre Memorie Tuniane
[p. 77 modifica]

NOTA


Il cavaliere Giacopo Antonio Maffei e Francesco Vigilio Barbacovi, quegli ne’ Periodi istorici, e questi nelle Memorie della Naunia, dissero della Famiglia Thunn più cose vere; ma per difetto di accuratezza, o piuttosto di notizie non facili ad aversi, caddero amendue in errori, che io debbo notare, non per iscemar il merito di que’ laboriosi amici della Patria che ho con essi comune, la memoria dei quali io onoro, ma per amore della verità.

Il Maffei dice che il vescovo Corrado nel 1194 investì de supra dicto loco Toni et de dosso uno, per potervi edificare un castello, Albertino e Manfredino di Thunno ed Ottolino figlio di Marsilio. Nel documento da lui e da noi citato si legge de Tuno e non de Thunno; Ottolino è nominato quarto figliuolo di Marsilio dopo Brunato, Pietro ed Adelperio; ivi si dice de dosso visionum, e non de dosso uno solamente. Conchiude poi il cavaliere: Onde convien credere che il primo soggiorno di questa famiglia sia stato l’antico castello di San Pietro, ec. E perché mai convien credere ciò? Non dice la carta essere stati i de Tuno investiti de supra dicto loco Toni, et de dosso visionum? Da queste parole convien conchiudere che il luogo Tono doveva essere il soggiorno dei de Tuno che volevano fabbricarsi [p. 78 modifica]un castello. Merita egli però scusa perchè ignorava esservi stato in que’ luoghi il castello Tono. La qual cosa ov’egli avesse saputa, non avrebbe opinato col Gaven che i Tono (da lui fatti sempre Thunn, benchè nel Bonelli, che cita, si legga per gli antichi tempi sempre Tono, o Tuno) possano essere venuti dall’Elvezia.

Sull’autorità del Büsching afferma che la Contea di Hohenstein fu da Ferdinando III concessa alli Thunn per sessanta mila talleri, avendone loro dato possesso il generale Wallenstein. Qui c’è anacronismo. Come quella Contea venne ai di Thunn, si è da me narrato con aver alle mani le memorie e i documenti di famiglia. Sessanta mila fiorini, non talleri, furono da Cristoforo Simone di Thunn donati per la fondazione d’un collegio de’ Gesuiti.

Il resto che il Maffei dice della Casa di Thunn (tranne qualche sbaglio forse nelle date) è tutto vero; e merita specialmente d’esser letto ciò che narra degli ultimi Vescovi, e di Giuseppe Maria segnatamente.

Il Barbacovi, che con poca urbanità e quasi con isprezzo (vizio comune a quasi tutti i critici, e vizio che scredita molto i Letterati) viene censurando il Maffei, scrisse ancor egli inesattamente alcune cose, e in altre allontanossi dal vero. Egli dà i nomi dei di Tono investiti da Corrado, nominando tra i figli di Marsilio il solo Ottolino, come fece il Maffei, ed errò ancor peggio di questo col dire che Corrado investì i di Tono del castello San Pietro, quando la carta dice chiaro che gl’investì del luogo Tono e del Dosso delle vedute per quivi edificare un castello, e di castello San Pietro non fa neppure menzione.

Ommette, ove dice della divisione in linee accaduta fra i Tono nel decimosesto secolo, la terza di Caldesio. Parlando poi della famiglia Caldesio, afferma essersi estinta nel 1579; da quanto noi dicemmo si scorge, e da quello che diremo si farà più chiaro ancora, che ei non ebbe intorno a ciò notizie esatte.

[p. 79 modifica] Ei fa la famiglia de’ Cavalieri Filippini de Tono diversa da quella de’ conti Thunn. Se per diversa intese un’altra linea che non entrò nel rango di Conti, disse bene; se intese affermare che i di Tono, detti Filippini, ebbero origine da un altro casato, ei fu in errore. Vedete l’origine di questa linea qui sopra.

Il solo amore del vero, il ripeto, m’indusse a notare gli errori di questi due valentuomini. Se qualcuno scoprirà che sono caduto in altri ancor io, e li noterà, gli sarò molto grato. Se poi vi sarà chi ne crei per calunniare, come senza scrupolo hanno fatto gli anonimi che scrissero di un mio libro, il quale forse è loro spiaciuto perché vi sono esposte schiette verità senza belletto, sentirò di cotestui compassione, e tacerò.