Meganira (1834)/Prefazione
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AL M. ILLUSTRISSIMO SIG. FILIPPO
DEL SIG. EVERARDO SALVIATI.
Io non posso molto illustr. sig. Filippo non fare alcuna parola sopra questa mia favoletta, anzi che io vi conduca a leggerla; e ciò sarà intorno alle rime, le quali ella fa sentire per ogni sua parte. Veramente alcuni riguardando, che il verseggiare in scena rappresenta il favellare vicendevole, vogliono per rappresentare in ciò maggiormente la verità, che le rime se ne sbandiscano affatto. Alcuni altri stimano, che ’l verso toscano privo della rima, rimanga privo di sua propria soavità, e forza, e sulle scene l’hanno rimato, ma senza ordine certo, con una larga licenza; onde si viene a soddisfare alla grazia del verso, ed al debito delle scene: quale sia l’opinione migliore io non so: credo, che nell’uno, e nell’altro modo si possa verseggiare senza colpa niuna. Ed ora ho preso consiglio di non abbandonare le rime: che poi io non abbia posto Prologo alcuno non si maravigli; perciocchè quante volte le favole si recitano, tante pare secondo i luoghi, e i tempi ch’abbiano bisogno di novelli prologhi: ed il coro rappresentando un popolo, in reputo che non debba luogo avere in azione privata: laonde io mi sono ritenuto di frapporvelo. Ora di questa si fatta favoletta ho voluto farvene dono; primieramente perchè voi vi dilettate nella poesia; ed essendo la poesia cosa gentile, bene a voi si conviene, che siete dirittamente ripieno, e colmo di gentilezza: son poi sicuro, che ’l nome vostro tirerà molti a leggerla con buon animo; ed ultimamente io con questo segno d’amore vengo a rispondere agli atti cortesi, ed amorevoli, coi quali oltre al mio merito mi vi siete fatto incontra molte volte nella patria vostra.
Gabriello Chiabrera