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290 | POESIE |
MEGANIRA
FAVOLA BOSCHERECCIA
AL M. ILLUSTRISSIMO SIG. FILIPPO
DEL SIG. EVERARDO SALVIATI.
Io non posso molto illustr. sig. Filippo non fare alcuna parola sopra questa mia favoletta, anzi che io vi conduca a leggerla; e ciò sarà intorno alle rime, le quali ella fa sentire per ogni sua parte. Veramente alcuni riguardando, che il verseggiare in scena rappresenta il favellare vicendevole, vogliono per rappresentare in ciò maggiormente la verità, che le rime se ne sbandiscano affatto. Alcuni altri stimano, che ’l verso toscano privo della rima, rimanga privo di sua propria soavità, e forza, e sulle scene l’hanno rimato, ma senza ordine certo, con una larga licenza; onde si viene a soddisfare alla grazia del verso, ed al debito delle scene: quale sia l’opinione migliore io non so: credo, che nell’uno, e nell’altro modo si possa verseggiare senza colpa niuna. Ed ora ho preso consiglio di non abbandonare le rime: che poi io non abbia posto Prologo alcuno non si maravigli; perciocchè quante volte le favole si recitano, tante pare secondo i luoghi, e i tempi ch’abbiano bisogno di novelli prologhi: ed il coro rappresentando un popolo, in reputo che non debba luogo avere in azione privata: laonde io mi sono ritenuto di frapporvelo. Ora di questa si fatta favoletta ho voluto farvene dono; primieramente perchè voi vi dilettate nella poesia; ed essendo la poesia cosa gentile, bene a voi si conviene, che siete dirittamente ripieno, e colmo di gentilezza: son poi sicuro, che ’l nome vostro tirerà molti a leggerla con buon animo; ed ultimamente io con questo segno d’amore vengo a rispondere agli atti cortesi, ed amorevoli, coi quali oltre al mio merito mi vi siete fatto incontra molte volte nella patria vostra.
Gabriello Chiabrera
PERSONE DELLA FAVOLA.
Meganira giovane innamorata d’Alcippo.
Aretusa vecchia parente di Meganira.
Logisto fratello di Meganira.
Selvaggio compagno di Meganira.
Alcippo innamorato di Meganira.
Melibeo amico di Alcippo.
Uranio padre di Alcippo.
Tirsi.
La favola si finge in Arcadia nei monti Caffj.
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
Aretusa e Meganira.
Aret. Or che m’hai fatta lieta,
O Meganira della tua presenza,
Per grazia non t’incresca
Darmi contezza de’ parenti tuoi;
Che novelle mi dai del buon Logisto?
Ei crescea, come giovine arboscello;
Mantiene ei sua bellezza
Dal di ch’io non l’ho visto?
Certo vantar ti puoi
D’un ben gentil fratello.
Meg. È la nostra famiglia in lieto stato;
Menalca, ed Anfigene
Reggono il peso della lor vecchiezza;
Il mio fratel Logisto
Si gode il fior della sua giovinezza.
Aret. Diasene lode a Dio; per la sua mano
Il ben ci s’avvicina,
E la sua mano istessa
Il mal ci fa lontano;
Ma di te, che presente io veggo adorna
D’una somma beltade
Che chiederò? Non altro certamente
Fuor, che tu voglia dire
La verace cagion del tuo venire
Per le nostre foreste;
Chi t’ha fatta secura
Verginella soletta?
Non ti prese paura
Di fiero incontro d’animal selvaggio,
O d’altro fiero oltraggio?