Meditazioni sulla economia politica con annotazioni/XXXIX

Carattere d’un Ministro di Finanza

../XXXVIII ../LX IncludiIntestazione 19 dicembre 2016 100% Da definire

XXXVIII LX
[p. 261 modifica]

§. XXXIX.

Carattere d’un Ministro di Finanza.


C
Onsiderare sempre gli uomini fatti per gl’impieghi, non mai gl’impieghi per gli uomini; saper resistere a qualunque officiosità; non conoscere nè familiari, nè clienti, nè amici; pesare i servigj, che può rendere il soggetto che si sceglie, non la persona che lo propone, avere ogni particolare sentimento in disposizione di annientarsi tosto che s’ascolti la sacra voce del dovere; conservare in mezzo a ciò un costume umano e dolce che faccia al pubblico sempre più accetta la forma di amministrare il tributo; amare sinceramente [p. 262 modifica]il buon esito della commissione senza rivalità, e con una imparziale ricerca del vero e dell’utile; sapersi internare ne’ dettagli senza dimenticare i tronchi maestri, e il tutto insieme; conoscere per intima persuasione i principj motori della industria; avere analizzata la natura dell’uomo e della società; amare con uno spirito di vera filantropia il bene degli uomini; conoscere esattamente le circostanze del paese, sul quale deve operare; tali sarebbero i talenti che formerebbero un perfetto uomo di Finanza, al quale potrebbe il Principe confidare una piena autorità necessaria per fare un buon sistema. Ma la natura non è prodiga de’ suoi doni.

Quanto più sarà grande il numero degli uomini illuminati nella nazione, tanto maggiore sarà la probabilità, che il Sovrano ritrovi l’uomo che somigli al carattere che se ne è fatto. È inutile, ch’io soggiunga quanto sia necessario l’averlo ben definito e provato prima di concedergli nelle mani una autorità così estesa, e tanta influenza sulla tranquillità del popolo. È inutile pure, ch’io dica quanto debba esser forte e costante la protezione sovrana verso dell’uomo trascelto, contro di cui in ogni [p. 263 modifica]paese non mancheranno d’alzarsi reclami e accuse. Tutto convien che vada nell’epoca della riforma colla maggiore sollecitudine e attività, acciocchè quest’epoca sia, più breve che si può, e termini coll’avere organizzato un sistema regolare, placido, e niente arbitrario; e in quel momento felice cessi il potere dell’uomo, e ricomincino a regnare le sole leggi. Poichè gli uomini muojono, ed i sistemi restano; e convien scegliere gli uomini per gli impieghi, come se tutto dovesse dipendere dalla loro sola virtù, e organizzare i sistemi, come se nulla si dovesse contare sulla virtù degli uomini prescelti: e come cessato il bisogno, per cui s’era creato un Dittatore finchè Roma fu felice, l’autorità di esso s’annientò; così pure cessata la necessità nello Stato, l’amministrazione della Finanza già rettificata e resa semplice potrà confidarsi anche a un ceto di più uomi­ni custodi di una legge già fatta e confacente agl’interessi, della nazione.

Non intendo io con ciò di asserire che questo sia precisamente il solo mezzo, col quale un sistema corrotto di Finanza possa rettificarsi; forse vi sono altri mezzi dipendenti dalle altre particolari circostanze [p. 264 modifica]de’ paesi, e de’ governi; intendo soltanto dire, che a un dipresso converrà fare l’avviamento al bene con mezzi poco dissimili da quelli che ho esposto.


Annotazioni.

Il carattere del Ministro di Finanza non può essere migliore. Chiunque però avesse la fortuna di esser intrinsecamente rivestito, ed imbevuto di simili talenti e qualità, nell’esame di questo Libro non so se riconoscerebbe veri i principj, e legittime le conseguenze che vi si leggono; e meno so, se nel medesimo tempo deciderebbe in qual Paese mai convenir possa un Dittatore, e un Despota, che ponga in esecuzione quanto in esso Libro con artifiziosa eloquenza, e con immagini seducenti si dipinge, e si propone forse anche in opposizione di un vero Ministro di Finanza.