Meditazioni sulla economia politica con annotazioni/XXXI

Aspetti diversi del Tributo

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XXX XXXII
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§. XXXI.

Aspetti diversi del Tributo.


H
O accennato, secondo che mi sembra, qual sia la forma, in cui ripartito il tributo sia di nocumento alla nazione. Brevemente osserviamo sotto quai diversi aspetti si presenti il tributo al popolo.

Alcuni sono tributi scoperti, e tale è ogni pagamento, che fa il Cittadino all’erario pubblico senza riceverne alcuna co­sa immediatamente in contraccambio. Tali sono i tributi che paga il proprietario sulle sue terre, il mercante sulle sue merci, il padrone sulla sua casa, il [p. 210 modifica]viaggiatore sul pedaggio, e l’uomo qualunque nella capitazione propriamente tale.

Altri sono tributi occulti. Di questa natura sono le vendite privative, che ha il Sovrano o del Sale o del Tabacco; o d’altro qualunque genere, poichè l’uomo mentre paga il tributo fa l’acquisto di una merce, e la quantità del tributo resta quasi amalgamata e occulta col prezzo naturale della merce, che compra. Di tal genere son pure tutti i tributi che anticipò il mercante a nome del consumatore all’introdurre le merci estere nello Stato, tributi che il compratore paga senza quasi avvedersene, perchè frammischiati col prezzo della merce.

In due altri aspetti si sottodividono in faccia della nazione i tributi, e sono: altri forzosi, altri spontanei. Forzosi son quei sulle terre, sulla capitazione propriamente tale, sulle case ec. poichè non è in libertà del Cittadino l’esentarsene, quando ei voglia perseverare nel suo stato. Spontanei poi sono, o almeno appajono, i tributi, ai quali l’uomo si assoggetta per propria scelta, affine di procurarsi un bene. Fra li spontanei il primo di tutti si è il tributo delle Lotterie. Io non parlo di ogni [p. 211 modifica]sorta di lotterie indistintamente; molte ve ne sono di fondate sopra una equa proporzione fra l’utile e l’azzardo, altre si convertono in oggetti di pubblica utilità; ma alcune lotterie nascondono una tale ingiustizia, che se questo genere di tributo non ti fosse trapassato per tradizione del secolo scorso, tanta è l’umanità che presentemente regna in Europa, tanti progressi ha fatti la ragione universale, tanto luminosamente si conosce la unione, che passa fra gl’interessi pubblici e la tutela del più minuto popolo, ch’io ardisco credere che ne sarebbe rifiutato il progetto, se ora fosse per la prima volta proposto. La venerabile autorità delle leggi destinate a far vegliare la giustizia de’ contratti non si vorrebbe degradata a segno di far insidioso invito ai creduli Cittadini per un contratto talmente seducente e lesivo, che sarebbe disciolto dalle leggi medesime, qualora si facesse tra privato e privato a molto minore disuguaglianza. Il più minuto popolo, che non è, nè può mai essere generalmente profondo calcolatore, viene deluso con gigantesche e chimeriche speranze d’una difficilissima fortuna, alla quale le più povere famiglie dello Stato sacrificano il [p. 212 modifica]letto, il vestito della moglie, e de’ figli, riducendosi all’ultima miseria e disperazione. La superstizione, i sacrilegj, i furti, le prostituzioni, e il mal costume di ogni genere viene promosso da questa classe di tributo spontaneo, per cui all’uomo più virtuoso dello Stato, al padre del popolo, al legislatore si fece vestire talvolta il carattere della seduzione! Lo ripeto, non parlo indistintamente di ogni lotteria, parlo soltanto, di quelle, che adescano la più misera plebe ad un contratto sproporzionatissimo, di cui la ingiustizia farebbe stupore, se la complicazione del calcolo e la nebbia, da cui è attorniata l’intrinseca somma sproporzione di quest’azzardo, fosse facilmente penetrabile dai Magistrati. Dico adunque che questa classe di tributo, sebbene volontario, verrebbe più innocuamente ripartita sulla nazione in altro modo, e tanto più facilmente, quanto che non è mai questo un ramo de’ principali per l’erario.


Annotazioni.

Frammischiati col prezzo della merce. Non sempre i tributi, che anticipa il Mercante, sono compensati dal consumatore, o dal compratore, che li paga quasi senza avvedersene. I Mercanti [p. 213 modifica]sono obbligati di vendere alla concorrenza degli altri venditori sì esteri, che nazionali; per un tributo, che s’imponga sopra la loro merce, non perciò possono essi sempre alzarne il valore per risarcirsene dal compratore, ma sono costretti, se non vogliono perdere lo spaccio, di fissarsi al livello, al quale la reciproca concorrenza li abbassa. Dunque un tributo su le merci non caderà sempre a spese del consumatore, o compratore, ma sarà sofferto dal Mercante medesimo, o dai primi venditori esteri, dalli quali il Mercante le riceve all’ingrosso per rivenderle al minuto. Se il Mercante oltre il valore della materia prima, oltre il valore della mano d’opera, il quale non è altro, che la consumazione degli Operaj, la quale però può essere più o meno ristretta, fa un guadagno in grazia del numero delle ricerche, che concorrono all’alzare il prezzo della sua merce, può egli portare una parte di quello tributo; di più farla portare al suo venditor forestiero, pagandogli meno la merce, che da lui compra, e rivendendola al solito prezzo, posto che non è sempre in arbitrio del venditor forestiero di rifiutare una minore esibizione. Ogni venditore così come cerca di vendere a più caro prezzo la sua mercanzia; teme altresì di vedersela in venduta, e di perdere la rapidità del giro de’ suoi capitali, nella quale più che nei grossi guadagni di un sol contratto sta il secreto, e l’utile delle mercantili speculazioni.