Meditazioni sulla economia politica con annotazioni/XX
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§. XX.
Del Cambio.
Facciasi una supposizione all’opposto, che scontati tutt’i debiti resti tuttavia creditrice la nazione cogli esteri: allora essendo a carico degli esteri le spese per il trasporto del denaro, ne avverrà che per risparmiare quella spesa e pericolo, che sono sempre a peso del debitore, l’estero si contenterà di pagare sul luogo qualche cosa al di più di quello che deve; e così per avere una lettera di Cambio da pagarsi dagli esteri si spenderà qualche cosa meno di quello che dagli esteri sarà effettivamente pagato, e allora si dice che il Cambio guadagna.
Se in una nazione potesse uniformemente trovarsi il Cambio o in guadagno, o in perdita, cioè, per servirmi della lingua dell’arte, se il Cambio fosse costantemente e universalmente in un anno sotto della pari, ovvero sopra la pari, allora se ne potrebbe cavare argomento fondato sull’annua riproduzione. Ma questo è un caso immaginario, e in realtà i Cambj con una nazione guadagnano, e perdono coll’altra, ed ogni giorno sono mutabili; dal che ne siegue che incertissimo sia l’argomento che si potrebbe cavare da esso. Si rifletta, che qualora i negozianti cercano di trasmettere in un paese estero de’ capitali, o per fare a tempo le provvisioni, o per altre loro speculazioni, il Cambio della nazione con quella piazza guadagnerà, e l’annua riproduzione perciò non sarà accresciuta, anzi potrebbe essere diminuita. Sempre adunque è equivoco l’argomento tratto dal corso dei Cambj.
Annotazioni.
Questo Paragrafo è ragionato bene; e seguendo le tracce degli Autori sapienti afferra la giusta conseguenza, cioè che dal Cambio non può calcolarsi il grado del Commercio d’una Nazione.