Matematica allegra/10b
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La polemica con Galvani
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Insegnava all’Università di Bologna Luigi Galvani, illustre fisiologo, già famoso per certi studi e certe osservazioni sull’elettricità in rapporto agli animali.
Durante alcune sue esperienze fece una constatazione importante: constatò che le rane uccise da poco, al contatto di un metallo si contraevano.
Egli aveva scuoiato alcune rane già prive della testa e le aveva sospese a un filo di rame, sul poggiolo: con sua sorpresa osservò che ogni volta che esse venivano in contatto col ferro della ringhiera, esse ne avevano una rapida e forte contrazione.
Studiato il fenomeno, egli pervenne alla conclusione che l’elettricità producente tale fatto, era l’elettricità condensata in vita nei nervi e nei muscoli dell’animale. Quando nervi e muscoli vengono a contatto - anche a mezzo di un conduttore, com’era appunto il suo caso - si produce la scarica. Questa sua conclusione avvalorava i suoi precedenti studi sull’elettricità animale, ed ebbe subito molla risonanza e molti consensi.
Ad essa si oppose la voce di Alessandro Volta, autorevolissima sia per le realizzazioni già ottenute, che per la Cattedra dalla quale perveniva. Egli sostenne decisamente che i due tipi di elettricità, positiva e negativa, non si producevano nei nervi e nei muscoli dell’animale come aveva concluso il Galvani, ma ch’erano invece prodotti dai due metalli in contatto: il fil di rame a cui erano attaccate le rane, e il ferro. E per prima prova dimostrò che le contrazioni (e perciò la scarica) erano più forti creando un sistema rame-zinco, invece di quello rame-ferro, ciò che confermava essere il fenomeno dipendente da cause esterne agli animali, e non dagli animali stessi.
La discussione fra i due scienziati, la discussione «della rana» come fu chiamata allora, continuò a lungo, con pubblicazioni, memoriali, conferenze e lezioni.
Il mondo scientifico era diviso e, naturalmente, c’erano i voltiani e i galvaniani. Ma a un certo momento Volta poté dimostrare che unendo per il capo una lastrina di rame e una lastrina di zinco, la prima si elettrizza col segno positivo e l’altra col segno negativo. Era la conferma pratica della sua teoria, e fece senz’altro tacere le vivaci discussioni.
Galvani usciva dalla incruenta battaglia sconfitto, ma solo apparentemente: infatti, mentre la teoria di Volta trionfava e sempre più trionfò nell’avvenire, anche la sua teoria - e cioè che ogni animale vivente è un creatore di elettricità - ebbe più tardi scientifica conferma, e gli studi di elettrofisiologia hanno acquistato oggi una notevole importanza.
Però, prima di passare a far cenno della pila, ossia della grande trovata di Alessandro Volta, lasciatemi fare una semplice e forse ingenua considerazione: questi scienziati sono indubbiamente gente speciale! hanno la mente e il cervello fatti in modo diverso dal solito di tutti i comuni mortali. «Bravo! mi direte voi: bella scoperta! sono genii appunto per questo»! Se ad uno di noi fosse capitato, che so io? di vedere una lampada dondolare in una chiesa (chissà quante ne abbiamo visto!) oppure di passare davanti a un pollivendolo e vedere un coniglio o un pollastro a muoversi, oppure di mettersi a dormire sotto un bell’albero di mele nel prato, e di sentirsi cadere sul naso una bella mela matura, cosa avremmo fatto? per la lampada avremmo pensato che il sagrestano l’avesse urtata malamente, per il coniglio o il pollastrino avremmo desiderato d’averli sul piatto in fricassea; e per quanto riguarda la mela avremmo mandato tanti accidenti all’albero e alle mele mature, e ci saremmo messi subito il fazzoletto al naso per fermare il sangue. Non ci sarebbe passato nemmeno per l’anticamera del cervello, di pensare alla scienza.
Invece gli scienziati, vedendo quei fatti che per noi sarebbero insignificanti, ci hanno fatto su un bel ragionamento, han voluto sapere il perché… e sono arrivati alle conclusioni dalle quali nacque la loro fama. Dite sinceramente: pensereste di diventar celebri per aver ricevuto una mela sulla testa? No. Eppure il signor Isacco Newton, grande matematico e fisico inglese lo divenne. Da quella mela egli partì in quarta, per chiedersi come mai fosse caduta a piombo sul suo testone: e ne trasse una grande legge, cioè quella della gravitazione universale, per la quale tutti i corpi, abbandonati a se stessi tendono a cadere verticalmente, nella direzione del centro della terra.
Con la storiella del lampadario abbiamo già detto che Galileo Galilei scoprì le leggi del pendolo, e queste allegre rane che anche dopo la morte vogliono ballare la samba (no, per carità, non faccio allusione a certe ragazzine di mia conoscenza che ballerebbero anche con la polmonite doppia e col tifo galoppante), queste allegre rane abbiamo visto che putiferio abbiano suscitato, e a quali gloriose conclusioni abbiano condotto sia il Galvani che soprattutto, il Volta.
Al Volta diedero, nientemeno, l’idea della pila, che vuol dire colonna. Il popolino, che è talora più intelligente di quanto si creda, e sa talora, nella sua collettività colpire il lato giusto delle cose, in certi paesi, ha messo, nel suo gergo, la parola pila per indicare il danaro: e ciò nella convinzione, purtroppo nel mondo di oggi rispondente al vero, che il danaro sia la pila creatrice di energia, sia la colonna di tutto il sistema.