Lyrica/Libro secondo/Massimo d'Azeglio
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MASSIMO D’AZEGLIO
Dalla vedova Dora
Vien col tuo nome un grido,
3Che in ogni italo lido
Si ripercote, nunzio
D’italica sventura, e i petti accora...
6Pendi con mesta voce
Le funebri ghirlande,
O Italia! Al novo cenere d’un grande,
9Apriti, Santa Croce!
Mentre a più rea fortuna
Corre il Naviglio, e truce
12Nembo su noi s’aduna,
Di gloriosa pleiade
Tu pur, tu pur ci manchi ultima luce;
15E noi seguiam, vagando
Su pe’ flutti infedeli,
La negra solitudine de’ cieli
18Pensosi interrogando.
In te come di molte
Illustri anime il fato
21Si piange: avevi accolte
D’una miglior progenie
Tutte virtù nel core intemerato:
24Come ti sorridea
Multiforme la Musa!
L’alma di Leonardo in te trasfusa,
27O Massimo, parea.
Nei gelidi confini
Or d’una tomba cheta
30Tu scendi. Peregrini,
Possenti estri d’artefice,
Entusiasmi di civil poeta,
33D’un’alma altera e mesta
Amor, sdegni, ardimenti,
Fuor che una lunga brama in fra le genti,
36Di voi, di voi che resta?....
Grida la turba: — o forte,
Cala sotterra in pace;
39L’artiglio della Morte
Ti toglie al lento strazio
D’una misera età che si disface;
42Del suol che tanto amasti
Fuggi a più forte affanno,
Né il cadente tuo giorno attristeranno
45Tempi vili e nefasti. —
Ma il dì che avesti accanto
La Parca, o generoso,
48Credo un pensier più santo
Ti contendesse all’anima
La voluttà dell’ultimo riposo;
51Credo sclamassi: ahi, fuori
Del regno de’ viventi,
Non partirò, mia terra, i tuoi cimenti
54Nuovi, e i nuovi dolori!
Ben tu sapevi come
S’ama, si soffre e spera
57Nel santo e mesto nome
Di questa Italia; e maschera
Da conviti e da trivi esso non t’era:
60Braccio, voce, pensiero
A lei sempre eran volti;
Poi, ne’ di che prevalsero gli stolti,
63Il tuo silenzio altero.
Com’eri grande e quanto
Amor portassi a lei,
66Penso ch’oggi soltanto
Appien s’avveda Italia,
Oggi che un nome, una memoria sei!
69Dubbio crudel, tristezza
Funébre or l’affatica,
Come se teco fugga, anima antica,
72L’ultima sua grandezza.
Sassari, 1866.