Giuseppe Gioachino Belli

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Parenti, tiranni Le speranze de Roma
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LUI SA ER PERCHÉ.

     Armanaccà1 nnoantri2 poveracci
Perchè Ssu’ Santità cce pela e scarca?3
Qualunque cosa sii, bbon pro jje facci:
In st’imbrojj sce vò4 ffede e rrisarca.5

     Chi ha ppiselli6 da dà,7 dunque li cacci.
Er nostro incrementissimo Monnarca
Pijja moneta fina e cquadrinacci,8
Ché ttutt’è bbono pe’ ajjutà la bbarca.

     Fraterie, sordatesche, bbirbioteche,
Funzione pe’ li vivi e ppe’ li morti,
Spese a rraggion veduta e spese sceche...

     Tutto questo, e un po’ ppiù, ccosa siggnifica?
Ch’er Papa nun ha ppoi tutti li torti,
Si9 ha ttanta smania d’intonà er Maggnifica.10

30 agosto 1835.

Note

  1. Almanaccare, indagare.
  2. Noi altri.
  3. Ci pela e scalca.
  4. Ci vuole.
  5. Ci vuol fede. Espressione tolta dal Foederis arca delle litanie.
  6. Quattrini.
  7. Da dare.
  8. Moneta di rame.
  9. Se.
  10. Magnificat anima mea etc.