Lo stufaròlo appuntato

Giuseppe Gioachino Belli

1834 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura Lo stufaròlo appuntato Intestazione 11 maggio 2025 75% Da definire

Li Maggni La sperienza der vecchio
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

[p. 386 modifica]

LO STUFARÒLO APPUNTATO.[1]

     A tajjà in linci e squinci[2] fra ccompaggni,
Panze-nere[3] par mii,[4] cosa sciabbusco?[5]
Viè[6] la sera però ttra er lusch’e ’r brusco[7]
Mentre servo li nobbili a li bbaggni.

     Sentirai llì che pparoloni maggni!
Llì tte n’accorgerai come m’infusco[8]
A sfoderà ssentenze e a pparlà ttrusco,[9]
Quanno me pò ffruttà bbravi guadaggni!

     Senti che rrispostina arimbrunita[10]
Appricai jjer a ssera a un Cardinale,
Che ddimannò ssi[11] ll’acqua era pulita.

     “Questo, Minenza, è un barzimo illustrale,[12]
Che annetterebbe[13] ir pelo in de la vita,[14]
Senza fà ttorto a llei, puro[15] a un majale.„

14 giugno 1834.

Note

  1. Ben parlante o concettoso. [Stufaròlo (da stufa): bagnaiolo.]
  2. Sfoggiare in quindi e quinci.
  3. Plebei, così detti dalle nere pancie sempre esposte al sole.
  4. Pari miei.
  5. Ci busco?
  6. Vieni.
  7. In sull’imbrunire.
  8. M’infiammo.
  9. Trusco, quasi etrusco, per crusco.
  10. Riforbita.
  11. Se.
  12. Balsamo lustrale.
  13. Netterebbe.
  14. Sul corpo.
  15. Pure.