Giuseppe Gioachino Belli

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Li Bbeati Lo stufarolo appuntato
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

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LI MAGGNI

     Pijjo un posto ar Teatro der Pavone
E cce trovo pe’ ffarza Carlo Maggno.
Entro in chiesa a la predica, e un fratone
Me bbutt’avanti san Grigorio Maggno.

     M’affermo1 dar zantàro2 in zur cantone,
E sta vennenno3 un zan Leone Maggno.
Vàdo a l’Argàdia4 a rripijjà er padrone,
E ssento nominà Llesandro Maggno!

     Cazzo! e ssi5 a cquer che ddicheno, sti maggni
6 ssovrani, e pperchè sti distintivi?
Li sovrani nun zò ttutti compaggni?

     Saranno o un po’ ppiù bbelli o un po’ ppiù bbrutti:
Ponn’èsse o mmeno bboni o ppiù ccattivi;
Ma articolo maggnà, mmaggneno tutti.

14 giugno 1834

Note

  1. Mi fermo.
  2. Santaro. Così vengono chiamati dal popolo i mercanti di stampe.
  3. Vendendo.
  4. Arcadia.
  5. Se.
  6. Sono.