Lo straporto der burrò
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LO STRAPORTO DER BURRÒ.[1]
Com’è? ddite davero, o ccojjonate?[2]
Séte annata[3] de casa a li Leutari?![4]
Nun tienete ppiù ll’antra[5] a li Ssediari,
Che[6] vve pagava la piggione er frate?!
Nun abbitate più ccome st’istate[7]
In quelli stanziolini tanti cari,
Dove fascévio[8] tanti bboni affari
A un testone[9] pe’ vvisita e sscialate?[10]
Prima credo però dd’èsseven’[11] ita,
Da st’antra[5] donna che cc’è entrata adesso
Ve siate fatta dà lla bbon’usscita.[12]
Perchè, a ddì poco, ar meno un zei pe’ ccento
Voi ve lo meritate, sora Ghita,[13]
A ttitolo de posto e d’avviamento.
8 aprile 1834.
Note
- ↑ Prima la voce burò non indicava altro a Roma, se non che un mobile da riporre panni, detto anche comò, canterano, un’arca insomma. [Cassettone a Firenze; canteramo e canterale in altre parti di Toscana. L’arca è altra cosa.] Ed abbiamo anzi due stradelline chiamate burò [de’ burrò], appunto per la bizzarra forma delle case fra le quali sono aperte, case foggiate a modo di armadi centinati per fare fronte e ornamento alla chiesa gesuitica di S. Ignazio. Dalla venuta poi de’ Francesi è restata la parola burò nel senso proprio di uficio, tale quale suona il loro bureau.
- ↑ Scherzate?
- ↑ Siete andata.
- ↑ I Liutari, contrada romana.
- ↑ 5,0 5,1 L’altra.
- ↑ Di cui.
- ↑ Estate.
- ↑ Facevate.
- ↑ Moneta di tre paoli. [Poco più di una lira e mezzo delle nostre.]
- ↑ [Frase tolta dai gridi de’ venditori; per esempio: Venti a ppaolo li carciofi, e scialate!]
- ↑ Esservene.
- ↑ Dare il buon uscito, o il ben uscito: pagare un inquilino perché ceda il fondo del suo affitto. [Buon’uscita o bonuscita anche a Firenze. Ma manca persino al Giorgini-Broglio e al Rigutini-Fanfani. V. la nota 7 del sonetto: L’età ecc., 14 mar. 34; e, in questo volume, la nota 4 del sonetto: Lo scórtico ecc., 20 lug. 45.]
- ↑ Signora Margherita.