Lo stato de lo Stato

Giuseppe Gioachino Belli

1832 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura Lo stato de lo Stato Intestazione 15 marzo 2025 100% Da definire

Li richiami Pare una favola!
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

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LO STATO DE LO STATO.

     È vvero che nnoi sémo sderelitti,[1]
Ma ccosa ha dda fà er Papa co’ sta f.....[2]
De debbiti, de smosse[3] e dde delitti,
Tutto pe’ vvia de sta settaccia indeggna?

     Dico, cos’ha da fà? Pprova, s’ingeggna,
Va ttra una goccia e ll’antra,[4] attacca editti,
Opre e sserra bbottega, impeggna e speggna,
S’ajjuta co’ l’apparti e cco’ l’affitti.[5]

     Però, ppe’ quanto dichi e cquanto facci,
Pe’ cquanto s’arranchelli[6] a ddà la leva,
La pietra nun ze move, e sso’ affaracci.

     Ah! ddisse bbene un omo che ddisceva
Ch’oggi l’editti cqua sso’ ttutti stracci,
Che un Papa mette e un stracciarolo leva.

Roma, 28 dicembre 1832.

Note

  1. Rifiniti, prostrati.
  2. Flagello.
  3. Commozioni.
  4. Va tra un male e l’altro, per evitarli entrambi. Questa frase indirizzasi in Roma scherzevolmente a chi si espone alla pioggia senza ripari.
  5. Gli appalti e gli affitti possono attualmente chiamarsi, se non il primo, il secondo flagello pubblico.
  6. Si arrampicichi, si sforzi.