Prima parte

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Lo spiritismo II


Ai mendaci miracoli non ceda
la ragione rapita in meraviglia,
da quella falsità che chiede preda.

La verità dall’uomo non si appiglia
dal superbo settario che si atteggia
a dir che i detti suoi sol Dio consiglia.

Non da colui che in estasi primeggia,
e al basso fanatismo i molti spinge,
mentre su ciò che fu sprezza e dileggia.

 

Ai ripetuti attacchi partiti da certi pulpiti contro gli spiritisti, han fatto seguito dei riassunti e delle pubblicazioni che se contengono la stessa sostanza, differiscono però dal linguaggio tenuto in pubblica conferenza. Quelli spiritisti che in Firenze si sono riuniti in sodalizio onde potere con più facilità e profitto proseguire le proprie esperienze, spinti dalla curiosità e dalla brama di apprendere, hanno tenuto dietro a quanto è stato detto contro di loro in questi ultimi giorni, e specialmente a ciò che venne esposto in pubblica conferenza. Con loro stupore hanno visto schierarsi fra gli avversari quelle frazioni evangeliche, che volgarmente sono note per congreghe di protestanti, nelle quali si dice apprendere la verità.

Ascoltate le ragioni portate da uno dei loro Pastori, gli spiritisti deliberarono di non rispondere; primo: perchè tutte le cose che disse le sapevano già, anzi ne omise alcune che avrebbero fatto risaltare di più il suo spirito: secondo, col modo tenuto per esporlo non potevano avere l’onore della polemica: terzo, le confutazioni fatte con la scienza alla mano erano di una povertà tale di argomenti da consigliare piuttosto l’oratore a non uscire dal suo campo, che è la teologia, per non muovere la compassione di chi lo ascolta e di chi lo legge: quarto poi, il chiamare la Bibbia come accusa e come prova contro le pratiche degli spiritisti, ha un valore molto relativo perché possa bastare a demolirli e farli tacere. Pur tuttavia fa scritta all’egregio Pastore una lettera nei seguenti termini:

 

“Pregiatissimo Signore,

 

“Ho l’onore con la presente di dirvi che gli spiritisti hanno ascoltato le vostre conferenze. Non rimasti persuasi essi continuano le loro esperienze, poco curanti se il clero evangelico e papistico li combatta dai pulpiti.

“Il tempo deciderà se essi sono nel vero o nel falso, pertanto rifuggono da ogni polemica che si cambierebbe facilmente in infruttuoso pettegolezzo.

“Tali cose essendo nel campo dell’esperimento, le parole a nulla valgono; perciò provate come essi provano e dal resultato sarete indotto a credere o a negare.

“Con la più alta stima sono di Lei

Devotiss.o
Dott. ALESSANDRO CICOGNANI
«Segretario del Circolo Fiorentino».

 

In un giornaletto che porta il titolo “La Fiaccola” organo degli interessi evangelici, nel N.o 22 del 31 Maggio 1884 che riporta la fine della conferenza, si legge quanto segue:

 

“Ieri sera in mezzo al solito gran concorso di gente ebbe luogo la terza ed ultima Conferenza dello spiritismo. L’Accademia spiritica di Firenze scrisse una cortese lettera al Sig. Gay, dichiarando che non intendeva di entrare in polemica, ma seguitava a fare i suoi esperimenti lasciando il tempo a decidere se essi son nel vero o nel falso. Dopo la prima Conferenza si vociferava invece che intendessero risponder colla stampa; speriamo che la lor presente attitudine accenni ad un passo verso la luce.

“FRA JERONIMO”.

 

Malgrado questa falsa interpretazione della lettera gli spiritisti persistevano nella idea di non voler rispondere, ma venuti a cognizione che questo silenzio è stato inteso come pusillanimità e mancanza di argomenti validi a sostenere le proprie convinzioni, ed essendo da varii giorni tormentati da continui discorsi sibillini e dal vedere ancora sottoposti alcuni loro amici, facenti parte di sodalizi evangelici, ad una specie di obbrobriosa inquisizione, non possono più tacere, diventando il loro silenzio vergognoso; e perciò intendono ora rispondere, all’effetto di ricondurre le cose al loro posto, onde non abbian luogo ulteriori molestie, repugnando ad essi il rinnuovamento dei ridicoli pettegolezzi quaresimali, e in pari tempo dimostrare la falsità della facile accusa d’imbecilli, furfanti e allucinati, troppo spesso lanciata da chi non sa o non vuol conoscere il vero dal falso, il buono dal malvagio; da chi sentenzia senza cognizione di causa sopra dei fatti che richiedono studio paziente, preciso e coscenzioso.

È ormai rancida politica quella di sollevare scissure per tener sempre tesa l’immaginazione nei proseliti, impegnarli in lotte onde eccitare le passioni, seminare rancori per dividere ed imperare.

Per i paladini del dogma tutte le armi sono buone, anche quelle dell’odio. Mentre con parole melliflue, ispirate da evangelica luce, si predica amore, e con occhi semichiusi e mani in fede, oppure a braccia aperte rivolte al cielo e pupille pietose, si evoca le spirito santo per la pace degli uomini, con rapidità incomprensibile quell’estasi si trasforma, e l’uomo pio scaglia allora anatemi contro chi è fuori delle sue idee, e spinge l’uno contro l’altro, e papisti e razionalisti e spiritisti e protestanti stessi son fatti bersaglio delle più basse accuse e delle più volgari diatribe.

Non è che rispondendo, si voglia dichiarare o accettare battaglia né tener responsabile il gregge di ciò che possa dire il Pastore. Con volontà dipendenti e sommessamente curvate, con fanatici di libri che non hanno letto o compreso, con interessati che succhiano alle mammelle della fede materiale alimento, sarebbe assurda ogni discussione.

Essi si contentano di sentirsi chiamar pecore, e finiscono col credere di esserlo davvero. Si contentano di sentire declamare con pomposo stile e con scorrevole parola cose imparate a memoria, di credersi eletti del Signore, e ritengono che le aspirazioni umane si limitano fra il libro degl’inni e la Bibbia.

Abituati ad udire che tutto è là, il di fuori non li commuove, anzi ostile è tuttociò che non è sanzionato e riconosciuto buono dal solerte pastore. Ma se fra le timide congreghe, alcuno, dotato di un animo più libero, di una cultura più vasta, scuote il pregiudizio e ad alta fronte reclama il suo diritto di essere libero, e vuole spingere oltre i limiti della fede, il desiderio della non sodisfatta ragione, e vuol sapere e non solo credere, allora si colpisca l’apostata da una parte, e dall’altra si strilla; vengono ad attaccare la nostra fede, dissolvono i nostri fratelli, mettono in pericolo le anime. La paura di perdere l’acquistato fa divenire stizzosi, si vuol trovare una scusa per attaccare non attaccati, di far del rumore, d’impaurire quelli che seguirebbero l’esempio, di frenare i più caldi, e si formula allora la frase noi ci difendiamo. Sotto quest’usbergo gli oratori battono le mani sul piano delle cattedre, si agitano, chiamano in soccorso le risorse della mimica, e fanno effetto.

È da questo primo punto espresso nel principio di certe conferenze alle quali dovendo rispondere, prenderemo le mosse.

Gli spiritisti respingono apertamente la bassa insinuazione (per non dire calunnia) diretta contro di loro, di attaccare la Bibbia e di sviare i fratelli dalla via di salute. Quelli evangelici che fanno parte e che domandano di far parte di una Società che ha lo scopo di studiare certi fenomeni strani e meravigliosi, di moto proprio si fecero presentare, e ne rivolsero relativa domanda. A loro non fu imposto di abbandonare le pratiche religiose che professano, nè interrogata la loro coscienza; fu lasciata intatta la libertà del pensiero, come a tanti altri che venivano da culti differenti. Nessuno si occupò se l’uno andava piuttosto al sermone che alla messa, se leggeva il vangelo o si tranquillizzasse con ripetuti rosari. Se ad alcuno vennero imposte formule, riti, abiure, si faccia avanti e ci smentisca; come pure venga avanti e ci provi che noi siamo ansiosi di far proseliti e di andare a raccattarli in ogni luogo, pur di far numero; cosa che non c’importa, perchè poco corrivi fummo ad accettare tutti coloro che si presentarono; pure tuttavia non bastò, perchè ben ci accorgemmo quando qualche emissario infiltratosi col collo torto e con modi gentili, spiava.

L’egregio conferenziere può dunque risparmiarsi la fatica di dover respingere, come lui dice, gli assalti degli spiritisti, essi non traggono dalle loro rivelazioni argomenti per attaccare la Santa Fede, di questi ne ha già forniti abbastanza la critica che da più di un secolo va battendo in breccia, con buon resultato le sacre scritture.

Benchè poco interessi agli spiritisti il sentire le tre cose che dice la Bibbia per rovesciare senza remissione le loro convinzioni, pure sta nell’interesse della risposta il farle notare.

La Bibbia, secondo l’egregio Pastore, viene in aiuto e prova tutto. Libro, rivelato divino, per conseguenza infallibile. Là dentro la volontà di Dio è espressa chiaramente; uomini lo videro faccia a faccia, parlò nell’Eden, tenne dialoghi coi patriarchi, lottò corpo a corpo con Giacobbe, si fe’ udire fra i lampi sulle cime del Sinai e nel fumo che usciva dal coperchio dell’arca. Dunque ogni dubbio è una colpa, ogni confutazione un errore.

Cosa dice questo gran libro? Che lo spiritismo non è una rivelazione moderna ma vecchia come il mondo, che i maghi evocavano i morti, facevano apparire li spettri e rendevano oracoli.

Fino dai tempi di Mosè esistevano i Medium che esercitavano l’Arte delle evocazioni. E fra gli altri esempi l’oratore rammenta i due famosi della Pitonissa di Endor e Simon Mago. Anzi sul primo, facendo giuocare molto bene il proprio spirito, fra le risate degli uditori, compone la parodia del povero Saul uccellato dalla ventriloqua donna.

La Bibbia racconta che il re venuto alla Pitonissa per evocare Samuele si presentasse con mentite spoglie e che al momento che lo spirito del Sacerdote apparve, questa gridasse a Saul:

“Perchè mi hai tu ingannata? conciossiachè tu sii Saul”.

Ora l’oratore con brillanti colori descriveva le scene e ripeteva il dialogo fra Saul e l’evocatrice, e – Non lo vedi, là? – No. – Ma è proprio lì? – No. – Lo senti? – Sì –, e così via via mettendo in ridicolo il povero re, e risvegliando nei presenti lo schernevole resultato1. Si rise anche noi nel sentire da uno dei più caldi evangelici mettere in ridicolo una delle narrazioni prodigiose della Bibbia, nella quale al Cap. XXXVIII del Libro di Samuele, questa è fatta con serietà ed annuncia un avvenimento, allorchè lo spirito rivolto all’impaurito re gli annunzia “domani, tu e i tuoi figli sarete meco,” rivelazione che “lo fa cadere subitamente di tutta la sua lunghezza a terra”.

Promise dopo questo racconto, la spiegazione del come il mago Simone si fosse sollevato dal suolo nell’anfiteatro di Roma, ma noi non avemmo il piacere di ascoltarla nè di trovarla scritta sull’opuscolo poi pubblicato.

Ma non finisce lí, la spiritosa fantasia dell’oratore sa risvegliare nuova ilarità ripetendo la storiella di un cane parlante venduto per una gran somma a Parigi; storiella presa fra le amenità del Figaro. E questa ottenne dall’uditorio un maggior resultato di risate dell’aneddoto del povero Saul, e più ne avrebbe ottenute l’oratore se avesse ripetuto il discorso tenuto dall’asina a Baalam che la percuoteva ingiustamente. È vero che in quella occasione il ventriloquo potrebbe essere stato l’angelo che stava lì in mezzo alla strada con la celebre spada nuda in mano.

Del Cane è storiella, ma dell’asina è verità, ne parla la Bibbia.... e poi il serpente non discorse con Eva?

Così di questo passo procede la conferenza facendo notare come molti medium fossero stati presi in truffa flagrante.

Secondo lui cosa prova questo? che vi sono dei frodatori. Nessuno nega che ve ne siano e che ve ne saranno, ed è appunto facile il trovarne quando con poca fatica si possono guadagnare grandi somme. La medicina, la chirurgia non ha i suoi ciarlatani? Non ha i suoi ciarlatani il Vangelo? Per molti secoli la Parola di Dio è lauta sorgente di benefizi ai suoi interpetri, è grassa rendita di un capitale che non è suscettibile a grandine e fallimenti, e questo si chiama la fede. Si rimprovera li spiritisti di vendere le comunicazioni dei trapassati a un tanto il quarto d’ora, mentre poi quelli che esaltano l’umiltà e la povertà di Cristo godono belli stipendi ed abitano in sontuosi appartamenti. E perchè non sfugga loro questo materiale benessere, nel solito giornaletto – La Fiaccola – e nello stesso numero rammentano al gregge, per la circostanza della Pentecoste, i sacrosanti doveri in questi termini precisi e molto eloquenti:

“Davanti alla Pentecoste tutti i mortali sono eguali: tutti devono riconoscere di avere da Dio il pane che fa vivere il ricco come il povero. E questa festa ci ricorda nel tempo stesso che dobbiam consacrare a Dio le primizie di quello che Ei ci dà; pensare anzitutto a dare qualche cosa per la causa del suo Vangelo, pel suo culto. Il cristiano dovrebbe sempre fare il suo bilancio preventivo nell’ordine seguente:

“1.o Contribuzione pel culto di Dio. 2.o Pigione. 3.o Pane. 4.o Abiti ecc.”. E scusate se è poco. I preti cattolici sono almeno più moderati; si contentano di mandare in giro lo scaccino con una borsa attaccata ad una lunga canna a ricevere la offerta di pochi centesimi che i buoni fedeli danno spontaneamente. Quindi prosegue:

“Quanti han dimenticato finora di mettere nel loro bilancio quella prima rubrica o l’han messa in coda; la festa di Pentecoste valga a farli correggere l’errore; vedranno che Iddio li benedirà anche materialmente, in proporzione di quello ch’essi danno per lui materialmente”. Per la qual cosa è chiaro come la luce del sole, che il povero non potrà mai godere di questa celeste benedizione sottoposta, come si vede, alla così detta regola del tre. Intanto è da notare che quelli spiritisti che non posseggono beni di fortuna, hanno il vanto di guadagnarsi la vita col lavoro e non con la Parola, venduta a un tanto il periodo.

Con la ventriloqua di Endor e l’isterica di Filippi l’egregio Pastore spiega tutti i fatti straordinari della Bibbia, non rammentandosi o non volendo rammentarsi altri prodigi come quelli fatti da Mosé davanti al Faraone e ripetuti dagl’incantatori, tantoché questo mai decidevasi a lasciar partire il popolo Ebreo. Se vere sono le narrazioni, quale causa dava ai secondi la potenza dei miracoli? La risposta si prevede, è quel povero Diavolo, tanto furbo, che più tardi porterà il nostro Signore a girare sulle cornici del tempio per tentarlo, pur sapendolo figlio di Dio.

La seconda cosa che ci dice la Bibbia è questa, che gli spiriti dei trapassati non possono avere comunicazione di sorta con i viventi. Quando l’autorità del santo libro dice questo bisogna tacere. Non ha detto anche che per illuminare una strage si fermò il sole? costò caro a Galileo e a Klepero il versetto 12 del cap. 10 di Giosuè; non ci dice anche che Iddio ha sempre avuto un solo popolo eletto, il quale malgrado i ripetuti miracoli è andato spesso all’adorazione degl’idoli e delle bestie: che la moglie di Lot diventò di sale; e in Giobbe al cap. IV non si sente come uno spirito essendo passato davanti a lui, gli fe’ arricciare, pel timore, tutti i peli del corpo; e tante e tante cose ci dice che il mentovarle è superfluo come il crederle.

È vero altresì che Mosè con leggi severe, punisse con la morte le più lievi infrazioni alle sue leggi, e quelli Israeliti che si davano al culto dell’evocazioni venivano senza alcuna pietà fatti morire; ed è ciò una prova di più che nel popolo eletto malgrado il divieto e le pene, nascosamente si continuava un’usanza contratta nella servitù d’Egitto. Ed è di là probabilmente che i Greci hanno attinto gl’insegnamenti trasmessi poi alle Sibille di Roma. Ora leggiamo con raccapriccio le esecuzioni e gli eccidi ordinati da Mosè, in nome di Dio buono e giusto, ma pur troppo suscettibile all’ira ed al pentimento “perocchè io sia Dio geloso”.

Un uomo trovato a far legna in giorno di sabato viene senza pietà lapidato; passati a fil di spada centinaia e centinaia del popolo santo perchè avevano eccitato le ire della divinità offesa; ma con del sangue si finiva col placare il furore; ecatombe d’uomini produsse la conquista della terra promessa, città distrutte, popoli massacrati e condotti schiavi.

Si passi un velo su questi fatti, e sopra altri dove il pudore offeso potrebbe con giusta accusa rivoltarsi.

Il chiamare questo libro il libro dell’umanità lo ammettiamo in parte quando si parli del nuovo testamento; ma del vecchio? Nessun uomo che lo avesse letto attentamente potrebbe permettere che i propri figli spingessero lo sguardo su certe pagine dove l’inverecondo linguaggio eccita i sensi, dove l’oscenità è benedetta. Negli amori di Abramo con la serva, nel delittuoso connubio delle figlie di Lot fino al cantico de’ cantici, c’è di che deliziare la fantasia del più timido giovinetto. Lo stesso David, il santo re, lo strumento di Samuele, non ha scrupolo di tenere rapporti con l’adultera Betsabea e di eleggersi a successore Salomone, frutto di tali amori a detrimento del primogenito Adonia. E lo stesso novelliere e proverbioso Salomone, fra le belle Egizie, Idumee e Sidonie, eletto del Signore, aveva già fatto trucidare il fratello, uccidere i sacerdoti fautori di lui, e Gioab all’ombra stessa del tabernacolo santo.

Anche quel dire che la cosmogonia e la geologia confermino la Genesi biblica, è un linguaggio troppo azzardato, e spinto assolutismo, per quanto i teologi si siano affaticati di cercare, come suol dirsi il pelo nell’uovo, perchè i sette giorni corrispondessero esattamente o approssimativamente a quella che la scienza cerca ancora di dimostrare.

Il secolo dei lumi, come lo chiama il nostro valente oratore, si è valso della libertà conquistata con tanti sacrifizi, ed ha dimostrato chiaramente come all’umanità non bastino più le favole e le leggende, e che il miracoloso libro tenuto chiuso per tanti anni, gelosamente custodito dai sacerdoti, venisse difeso con i roghi e le torture. E se la civiltà deve riconoscenza a Lutero, è per l’appunto, perchè lo tolse al segreto e lo diè pascolo alla mente umana, curiosa di studiare il misterioso contenuto. E se leggendolo non si trovò tutta quella perfetta armonia, quell’insieme sublime, quella morale più pura, di chi la colpa?

Quando l’egregio Pastore trasportato dagl’impeti della eloquenza, grida: chi sceglierete voi fra Cristo e Allan Kardec? Noi gli rispondiamo; entrambi. Se l’uno splende al disopra dell’umanità, grande per la sua dottrina, immenso per il suo martirio; il secondo, semplice coordinatore di fatti, caldo ammiratore del Nazzareno, uomo dotato di forte criterio, può essere senza fallo messo al lato a tutti coloro che hanno posta la propria esistenza al servizio dell’umanità.

Allan Kardec non ha mai preteso essere un messia, un eletto, un figlio unico di Dio; non ha voluto impiantate una nuova religione, nè distruggerne le altre; i suoi libri possono esser letti e confutati senza incorrere in peccato, nè ha detto, voi sarete salvi se crederete in me. Allan Kardec in tutto e per tutto si rivela un uomo.

E quando, il dotto conferenziere cita come vanto della Bibbia, l’essere giunta fino a noi, questo è molto relativo, sapendo ormai tutti, come le religioni che governano le coscienze degli uomini, vantino anche per boria, antichità strepitose di libri, conservati religiosamente attraverso le varie vicissitudini del tempo. Quanti libri conserveremmo ancora se l’intolleranza cristiana e mussulmana non gli avesse distrutti, sia grattando le pergamene, sia scaldandosi i bagni con i volumi della Biblioteca di Alessandria.

La terza cosa che rovescia lo spiritismo è la proibizione che la sacra Scrittura impone di praticarlo, atto che rappresenta un delitto; è un infrazione alla divina legge, una retrocessione verso il paganesimo, e un porre un mediatore fra Dio e la creatura, un ritorno, come conclude il dotto pastore, alle pratiche cattoliche, alle invenzioni del papismo. Quest’ultima parte della prima conferenza, seminata di frasi sonore, di pericoli, di esempi, riguarda appena gli spiritisti, essa è fatta per quei fratelli che avessero la volontà di provare; è una copia identica di quello che fanno i preti cattolici quando descrivono le pene dell’inferno e l’aspetto del diavolo; promuovere la paura per raccoglierne gli effetti; arte già adoperata da quei sacerdoti antichi che battevano sulla lamiera per far sentire i furori divini.

Anche la meschina insinuazione di dire che i medium s’interpongono fra la creatura e Dio non merita di esser discussa, è la prima volta che simile assurdità fu detta, e da quelli che confutarono lo spiritismo omisero sempre di porgere sì debole ragione, perchè sapevano benissimo che una comunicazione scritta direttamente da Dio non potrebbe esser mostrata che da un pazzo. Pur tuttavia il merito di parlare e di ascoltare la divinità, appartiene tutt’affatto ai sacerdoti di tutte le religioni, essi si assumono anche la prerogativa di spiegare ed interpetrare “la Parola”.

Per parlare in altri termini su questo soggetto, si suppone che il buon senso abbia ragione quando dice che fra Dio ed il creato esiste una serie infinita di termini in mezzo la quale la nostra personale meschinità rimane affatto perduta di vista e di valore. Fra Dio e l’uomo sussiste distanza da infinito a finito, e la matematica insegna, che tali quantità d’indole diversa non possono avere reciproco rapporto. Almeno sotto questo punto di vista siamo un po’ più scentifici, e certamente verso la Divinità più rispettosi di chi ha l’oltracotante presunzione di corrispondere con Essa direttamente.

Ora, il gridar tanto contro di noi non sarebbe giustificato, se appunto non venissero urtate le parti più sensibili e più suscettibili del meccanismo sacerdotale, e la pastorale eloquenza con enfasi evoca la memoria di un papa, che interpetre scrupoloso dei voleri divini espressi nella Bibbia faceva bruciare a centinaia li stregoni, rammentando questo con compiacenza tale, quasi grato fossegli l’atto, non memore però, che se il fiero papa avesse ancora la forza di farlo, la sua voce non tuonerebbe in luogo pubblico come noi non potressimo fare le nostre esperienze in privato.

E per terminare questa prima parte abbiamo il piacere di assicurare l’egregio teologo, che se Pietro confuse Simone mago, Paolo il mago di Cipro, la Bibbia non basta per sconfiggere lo spiritismo, come non è bastata a far tacere Galileo e Serveto.


Note

  1. Si avverte che tutto ciò non è nella Bibbia, è un semplice abbellimento fatto dall’Oratore.