Giuseppe Gioachino Belli

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L'essempio La prudenza der prete
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

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LO SCUMMUNICATO

     Nun prenno1 pasqua: ebbè? scummunicato
Ho ppiù ffed’io,2 che un Giuda che la prenne;3
Perchè un bijjetto se crompa e sse venne,4
E er chirico5 ne sa ppiù der curato.

     E nnun ce vò6 ggran testa per intenne7
Ch’er corpo de Ggesù Ssagramentato
Tanti vanno a mmaggnasselo8 in peccato
Come le colazzione e le merenne.9

     E ss’io pe’ nnun commette10 un zagrileggio,
Nun essenno indisposto11 a cconfessamme,12
Soffro l’infamia, er tabbellone,13 e ppeggio,

     Credo d’èsse14 ppiù ffijjo de la Cchiesa,
Che cquelli che sse crompeno15 le fiamme
Co un boccone16 o ttre ppavoli de spesa.17

11 maggio 1834

Note

  1. Non prendo.
  2. Ho più fede io.
  3. Prende.
  4. Si compera e si vende.
  5. E il chierico, ecc. Vedi il sonetto intitolato Li Chirichi, alla nota...
  6. E non ci vuole.
  7. Intendere.
  8. A mangiarselo.
  9. Le colezioni e le merende.
  10. Per non commettere.
  11. Non essendo disposto.
  12. A confessarmi.
  13. Il tabellone, o il cartellone, è la lista degli scomunicati per non soddisfatto precetto pasquale, e si appende alla porta maggiore di S. Bartolommeo all’isola Tiberina il giorno 25 di agosto. Vi figurano sempre nomi oscurissimi della feccia del popolo, perchè o gli altri sono prudenti, o per essi sono prudenti i curati.
  14. Credo d’essere.
  15. Che si comperano.
  16. “Qui manducat et bibit indigne, iudicium sibi manducat et bibit.„
  17. Vedi la nota citata già qui sopra alla nota 5.