Lo scummunicato
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
LO SCUMMUNICATO
Nun prenno1 pasqua: ebbè? scummunicato
Ho ppiù ffed’io,2 che un Giuda che la prenne;3
Perchè un bijjetto se crompa e sse venne,4
E er chirico5 ne sa ppiù der curato.
E nnun ce vò6 ggran testa per intenne7
Ch’er corpo de Ggesù Ssagramentato
Tanti vanno a mmaggnasselo8 in peccato
Come le colazzione e le merenne.9
E ss’io pe’ nnun commette10 un zagrileggio,
Nun essenno indisposto11 a cconfessamme,12
Soffro l’infamia, er tabbellone,13 e ppeggio,
Credo d’èsse14 ppiù ffijjo de la Cchiesa,
Che cquelli che sse crompeno15 le fiamme
Co un boccone16 o ttre ppavoli de spesa.17
11 maggio 1834
Note
- ↑ Non prendo.
- ↑ Ho più fede io.
- ↑ Prende.
- ↑ Si compera e si vende.
- ↑ E il chierico, ecc. Vedi il sonetto intitolato Li Chirichi, alla nota...
- ↑ E non ci vuole.
- ↑ Intendere.
- ↑ A mangiarselo.
- ↑ Le colezioni e le merende.
- ↑ Per non commettere.
- ↑ Non essendo disposto.
- ↑ A confessarmi.
- ↑ Il tabellone, o il cartellone, è la lista degli scomunicati per non soddisfatto precetto pasquale, e si appende alla porta maggiore di S. Bartolommeo all’isola Tiberina il giorno 25 di agosto. Vi figurano sempre nomi oscurissimi della feccia del popolo, perchè o gli altri sono prudenti, o per essi sono prudenti i curati.
- ↑ Credo d’essere.
- ↑ Che si comperano.
- ↑ “Qui manducat et bibit indigne, iudicium sibi manducat et bibit.„
- ↑ Vedi la nota citata già qui sopra alla nota 5.