Giuseppe Gioachino Belli

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Le cose nove Li ventiscinque novemmre
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831

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LO SCOMMIDO

     Sor Inguento-de-tuzzia,1 a la grazzietta:2
M’ha dditto adesso quer taddeo3 de Sferra
Che mme scercavio4 pe’ mmare e ppe’ tterra.
Che vve s’è ssciorto?5 Ecchene cquì ’na fetta.6

     Sapete eh, ddico a voi, sor fiaccoletta:7
Oh cquesta sì ppe’ ccristo ch’è ccascerra!8
Tutta sta furia cquì, sto serraserra,
Eppoi scià9 la pitina a la linguetta!10

     Volete vede11 che mmommó vv’appoggio
’na rincarzata ar cofino,12 eppo’ un carcio
Sei deta13 sotto ar zito dell’orloggio?

     E sto cazzotto14 che vve fa scacarcio,15
Sur gruggno vostro vò pijjacce16 alloggio,
Pe’ ddàvve vinta la partita e ’r marcio.17


Roma, 18 novembre 1831

Note

  1. Nome di scherno. [Che equivale a “impostore, acqua cheta,„ e simili; ed è tolto dalla vecchia commedia dell’arte: Le novantanove disgrazie di Pulcinella, la quale, ripresa dalla bocca de’ comici da Gregorio Mancinelli romano, e pubblicata in Roma nel 1807 da G. B. Cannetti, libraio sulla Piazza di Pasquino, al tempo del Belli formava ancora la delizia del volgo romanesco, che ne cavò molte espressioni e modi di dire, alcuni de’ quali sono in uso anche adesso. Uno di questi è appunto il sor Inguento-de-tuzzia, finto nome con cui Trappola, servo di Florindo, si presenta a Pulcinella, e gli dà ad intendere una quantità di fandonie, per distoglierlo dall’amare Rosaura, desiderata da Florindo. Pulcinella gli crede; ma poi, scoperto l'inganno, giura vendetta contro quel furfante del sor Inguento-de-tuzzia, che si è preso gioco della sua buona fede.]
  2. Modo di saluto, quando naturale e quando ironico.
  3. Quel grullo.
  4. Mi cercavate.
  5. [Che vi si è sciolto? cosa volete?]
  6. Ècchene qui ’na fetta; Ècchene un pezzo ecc. Sono modi equivalenti ad eccomi qui; son da voi,„ e simili.
  7. Nome di scherno. [Che ha lo stesso senso d’Inguento-de-tuzzia, poichè, in romanesco, fare ad uno una fiaccoletta, vuol dire: “fargli un sotterfugio, un inganno.„ ]
  8. Bella, curiosa. [Voce ebraica. V. vol. VI, pag. 145, nota 1.]
  9. Ci ha: ha.
  10. Cioè: “è mutolo.» [Pitàna: la “pipita,„ che viene ai polli nella lingua.]
  11. Vedere.
  12. Un colpo di mano [una latta, un lattone]) al cap- pello, sì che discenda sugli occhi. [Còfino: cofano.]
  13. Dita.
  14. [E questo mio pugno. Così dicendo, glielo mostra.]
  15. Vi fa timore.
  16. Vuol prenderci.
  17. Per darvi la derrata e la giunta.