Lo schiavetto/Atto secondo/Scena VIII

Atto secondo - Scena VIII

../Scena VII ../Scena IX IncludiIntestazione 22 settembre 2009 75% Teatro

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Leon, Scemoel, Sensale, facchini

Leon
Dica chi vuole. Questa mattina mi sono levato con buona ventura, per avere, a pena vestito, inteso come un principe, ch’è in casa del signor Alberto, vuol comperare delli beghadim, da vestire e lui e la sua corte; ond’io n’ho portato carico questo saballo prima che altri di noi gli venda cosa alcuna, poiché non v’è razza al mondo più invidiosa della giudaica. Ma che vedo? Ecco qui tutta la sinagoga! O che siate maledetti più di quello che siete, razza scomunicata, dannata, indiavolata!
Sensale.
Alla fé, messer Leon e, che si’ stat molt charif.
Scemoel.
Baruchabà miser Leon.
Leon.
E voi siate il ben trovato: a non se darne zech fra noi.
Scemoel.
Io non son qua, per dar danno ad alcuno; sono anch’io qui per far bene, ma dov’è questo Sensale ci arriva la mala fortuna o arur abà.
Sensale.
Sempre, sempre miser Leon, me perseguitite, chi causa ve hai fat io?
Leon.
Io burlo, io burlo. Po’ non si può infine scherzar teco. Orsù, andiamo dal signor Alberto prima che altri vengo a sturbarci. O venga il canchero a Caìn! Vedete che di qua viene, con quattro facchini carichi di robba.
Scemoel.
Dov’è dov’è?
Sensale.
Vedilo bacan, che vien.
Leon.
Per la Torrà, che costui ne darà nezech.
Scemoel.
Il Ciel ne dia buon mazàl a giom.