Lo schiavetto/Atto quarto/Scena IX

Atto quarto - Scena IX

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Atto quarto - Scena VIII Atto quinto


Bargello e Sbirri, Alberto, Nottola, Fulgenzio, Rampino, Grillo, Cicala, Corte, Rondone

Bargello.
Olà, che romore è questo? olà, che armi ignude?
Nottola.
Che vuoi tu, furfante?
Alberto.
Signor principe, questo è ’l Bargello, con la Corte.
Nottola.
Sì? Perdonami, Bargello, io non ti conosceva.
Schiavetto.
Si facci pur presto quello che s’ha da fare, ché io non voglio fuggire, ben ch’io potessi.
Rondone.
Vedete, io non so nulla, e se vi manca boia lo farò io.
Nottola.
Basta, basta. Bargello, piglia quello schiavo e quel suo compagno, che tramendue hanno avelenato questo gentiluomo.
Bargello.
Sì? Piglia, piglia, che scappa.
Schiavetto.
Io non iscapperò, pigliatemi pure.
Corte.
Piglia, piglia.
Rondone.
Salva, salva.
Corte.
Corri, corri.
Rondone.
Fuggi, fuggi.
Bargello.
Tenetelo, tenetelo.
Rondone.
S’io lo so. E duo a terra. Fuggi Schiavetto! Vieni a cavaluccio.
Bargello.
A furbo.
Rondone.
To’ questo calcio.
Bargello.
Ohimè il ventre, ohimè ohimè! Dietro furfanti.
Nottola.
O che furbo, porta via colui a cavaluccio, eccolo.
Corte.
A furbo.
Rondone.
Menti per la gola, to’.
Corte.
Ohimè, calci.
Rondone.
To’.
Corte.
Ah ah? Tu cadesti alfine! Vedi, che nel tirarmi io ti presi la gamba, né ti ha giovato l’esser di razza di mulo.
Rondone.
È meglio esser razza di mulo come me, che di becco come voi altri. Or sù, ci sono. Andiamo pure in prigione, fate presto canaglia, ch’io mi voglio mutar di camisia. O via finitela.
Bargello.
Sì sì, va’ pur là furbacchiotto, tu ci sei adesso, né fuggirai al sicuro, se teco non fugge questo braccio spiccandomelo dal busto.
Nottola.
Tienlo sicuro ve’, Bargello, e quell’altro furbo ancora.
Bargello.
Sua eccellenza lasci pur la cura a me di questa carnaccia da corbi.
Nottola.
O che traditori! Signor Alberto, portiamo in casa il signor Orazio, poiché disperata è la salute sua. Oh povero gentiluomo.
Alberto.
O misero giovine.
Prudenza.
O più sfortunata Prudenza, o giorno infausto.