Lo sbajjo massiccio

Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura Lo sbajjo massiccio Intestazione 19 marzo 2024 75% Da definire

Le conzolazzione Er cel de bbronzo
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LO SBAJJO MASSICCIO.

     Quanno zompòrno1 a Ddio li schiribbizzi2
De mette3 er monno ar monno e ccreà ll’omo,
Diede a cquesto la Lègge e ll’antri indizzi
Pe’ vvenì bbon cristiano e ggalantomo.

     Ma ssuccesso lo scannolo4 der pomo,
Prima causa der còfino5 a ttre ppizzi,
D’allor impoi chiunque nassce è un tomo6
Pien de magaggne e ccarico de vizzi.

     Pijja la secolare e ll’eccresiastica,
In oggn’arte sce cova un buggerio7
De malizzie e ppeccati; e Iddio la mastica.8

     E ttante rare so’ l’azzione bbelle,
Che, a lo scoprinne quarchiduna, Iddio
Va in èstis9 e nnun cape in ne la pelle.

16 gennaio 1835.

Note

  1. Zomparono, per “saltarono.„
  2. Ghiribizzi. [Ma anche la forma schiribizzo è vivissima in Toscana; e dall’averla il Manzoni sostituita sempre all’altra nella seconda edizione de’ Promessi Sposi, c’è da credere che sia anzi più comune, specialmente nello stile familiare.]
  3. Di mettere.
  4. Scandalo.
  5. Cofano, per “cappello.„
  6. Turbo.
  7. Ci cova un fermento, un viluppo, ecc.
  8. La sente male.
  9. Va in estasi.