Liriche (Corazzini 1935)/Le aureole/Il fanciullo
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IL FANCIULLO
Campane d’oro e tu le vuoi, sì, d’oro,
fanciullo, per il cuore che ti trema
d’ineffabile angoscia, oh, sì, campane
d’oro come i castelli de le fate,
pellegrino che vai senza una meta,
curvo e pensoso di un lontano lume
che brilli sulla porta di una casa
triste ma dolce al tuo martirio... oh, d’oro,
sì, le campane come le alte stelle!
Tu le ritroverai le tue sorelle
di un tempo, umili e buone e, forse, è il loro
riso che canta con le fonti e trilla
co’ i nidi e luce in fondo alla tua strada.
Fanciullo, apri il tuo cuore e in esso cada
l’ultima foglia dell’autunno: mai
più mortale tristizia accoglierai
lungo la siepe della eterna strada.
Tu vuoi morire, ecco, tu vuoi dormire,
solo, per sempre, con le tue corone
sfiorite e chiudi le pupille buone,
dolce, così, che sembra ti vanisca
l’anima, desolato pellegrino.
E sogni... e nella tua casa in un tetro
crepuscolo, le pallide sorelle
vanno inquiete per l’assente, il loro
dolce fanciullo che le consolava
con l’innocenza delle sue parole,
e ti cercano e guardano le stelle
che ti guardano, e toccano le cose
che già toccasti con le timorose
dita e non sanno che tu sei vicino.
Vicino sì, ma stanco, ma seduto,
ma ignaro. Oh! Dio queste campane d’oro
come insistono... che dunque ti vuole,
fanciullo, se non il tuo sogno?... Loro?!
Loro?! ma dove? non ti sei perduto?
Forse perduto, e non puoi ritornare.
Alle tue fonti più non devi bere,
hai seppellito le tue primavere
per sempre; tu non puoi resuscitare.
Domani, se riprenderai cammino
curvo e pensoso di un lontano lume
che brilli sulla porta di una casa,
fanciullo, come il tuo sogno divino.
vorrai morire dopo un breve andare,
tanto solo e perduto ti sarai
pellegrino che vai, che vai, che vai
simile al fiume che non trovi mare,
al seme che non possa fecondare
per un suo malinconico destino.
Verranno le sorelle a riguardare
su la soglia deserta se non torni,
dolce il fratello dei lontani giorni
ancora e sempre... e non potrai tornare.